La risposta allo sgombero dell'estate del laboratorio Crash!
è stata quella giusta: nuova occupazione. Lo stabile grande e
– sembra – in buone condizioni è proprio vicino al
vecchio, sempre in zona Zanardi. Sabato 6 ottobre un corteo di 2/3000
"antagonisti" ha sfilato sotto una pioggia battente dal centro
città fino al nuovo spazio, una volta fabbrica della
Nestlè e ora sempre di proprietà di un privato. Di questo
stabile si sono riappropriati la mattina stessa gli attivisti di
Crash!: La giornata di sabato – con l'azione della mattina ed il
corteo pomeridiano - ha ribadito la necessità di spazi di
aggregazione e elaborazione di lotte in una città e la
volontà di ottenerli. L'augurio è che il nuovo luogo
aiuti ad allargare le lotte in città, a ridare fiducia ad un
movimento che si ponga come obiettivo di contrastare le politiche
autoritarie di Cofferati, quale interprete del pensiero unico
securitario che prova a reprimere ogni voce diversa, refrattaria o
semplicemente inutile. Che le politiche del sindaco DS siano le stesse
di AN è ormai conclamato dagli stessi protagonisti: la logica
conseguenze delle vicende d'Italia degli ultimi quattro decenni. Ci
auguriamo che questa occupazione sia un passaggio di un percorso che
porti il movimento a trovare forme e metodi in grado di mettere in
collegamento chi lotta per un'altra realtà: tutto ciò al
di là delle mai sopite mire di egemonia, dei personalismi, del
"bisogno di delega" che infesta l'ambiente bolognese e che
bisognerà superare al più presto. Tutto ciò
richiede uno sforzo e un impegno da parte di tutti i compagni e le
compagne che rifiutano i giochi di palazzo e vedono
nell'autorganizzazione e nell'azione diretta la migliore forma di
solidarietà a chi - come Crash! - prova a contrastare l'attuale
delirio autoritario del signor Cofferati e dei suoi accoliti.
Toni
La mobilitazione contro il centro di permanenza temporanea di
Gradisca d'Isonzo (Gorizia) sta riprendendo forza ed energia. Dopo il
riuscito presidio all'esterno del centro sabato 29 settembre una nuova
iniziativa si è svolta sabato 6 ottobre: una festa per i
richiedenti asilo politico trattenuti nel centro di prima accoglienza
all'interno del cpt stesso. I richiedenti asilo, circa un centinaio,
sono obbligati a restare all'interno della struttura durante la notte e
vengono spesso sottoposti a pressioni da parte della polizia del
personale della Minerva (la cooperativa che ha l'appalto per la
gestione del cpt/cpa). Inoltre hanno carenza di diversi beni di prima
necessità, come scarpe e vestiti, benché la Minerva
riceva dallo stato ben 75 euro al giorno per ogni immigrato. Per un
giorno però i migranti hanno potuto ballare e divertirsi, e
soprattutto conoscere persone amiche e non soltanto aguzzini.
La festa-incontro è stata organizzata nella piazza principale di
Gradisca, dove c'è un parco e non tetre mura grigie. Nonostante
avesse piovuto per tutta la mattinata e il cielo fosse plumbeo, sono
stati allestiti i gazebo e l'impianto per diffondere la musica, sono
stati preparatati striscioni, abbiamo portato qualcosa da mangiare e da
bere. I migranti sono arrivati a gruppetti isolati, ma a poco a poco si
sono lasciati coinvolgere dalla musica ed hanno ballato insieme, mentre
il cielo andava rischiarandosi.
Ce n'era il bisogno di un momento come questo: un momento di
convivialità e spensieratezza –penso che ci sia veramente
stata, anche se per poche ore, per incontrarsi, per conoscersi, anche
solo per guardarsi negli occhi.
La festa è durata tutto il pomeriggio e vi hanno partecipato
quasi tutti i richiedenti asilo, mentre qualche passante sorpreso e
intimorito si fermava dall'altra parte della strada ad assistere a
tutta quella confusione. Non sono mancati gli interventi al microfono
per affermare che i veri criminali sono coloro che gestiscono il centro
e coloro che hanno in mano provincia, comune e governo ed avvallano
questi centri di segregazione. Si è ribadita ancora una volta la
nostra assoluta contrarietà a qualunque cpt o cpa, a tutti i
muri e i confini.
Le iniziative a sostegno dei richiedenti asilo e contro il cpt
proseguiranno nei prossimi giorni e nelle prossime settimane: sono in
programma un'assemblea per spiegare come si svolge il colloquio con la
commissione per l'asilo politico ed una nuova manifestazione per
rivendicare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo, oltre al
rilancio dell'azione contro il centro di permanenza temporanea. Non ci
fermeremo qui.
raffaele
Sotto la Mole la stagione degli sgomberi non è ancora
conclusa. Dopo la chiusura del Fenix2 quest'estate, nel mirino del
Comune è entrato l'Asilo di via Alessandria, occupato da ormai
13 anni, durante i quali è stato luogo di vita e spazio aperto
per numerose iniziative. Citiamo la più nota: il ristorante
"Chez Osvaldin" che ogni martedì prepara cene benefit per chi
è nei guai con la legge.
Alla fine di settembre viene divulgata la notizia che un'associazione
italo-romena, "Fratia", in romeno "fratellanza", vorrebbe uno stabile
per estendere le proprie attività. Peccato che la casa in
questione non sia vuota e quelli di Fratia lo sappiano bene, tuttavia,
nonostante in città vi siano numerosi spazi liberi, puntano
proprio all'Asilo Squat. Fratia fa richiesta di assegnazione ad Ilda
Curti, assessore diessino per le politiche di integrazione del Comune
di Torino. Entrano in gioco anche i consiglieri comunali dell'UDC
Antonello Angeleri e Federica Scanderebech, che, attraverso
un'interpellanza, sollecitano Ilda Curti a valutare positivamente la
richiesta di Fratia.
Siamo di fronte all'ennesima assegnazione lampo di spazi occupati e
sgomberati come Fenix1, Rosalia, Alcova. Le associazioni sono sempre
vicine a chi è al potere e svolgono attività sociali,
utili, legali. Inoltre queste associazioni possono diventare un bel
serbatoio di consensi per un'amministrazione lungimirante, ben conscia
che la folta comunità rumena, ormai fatta di cittadini europei,
parteciperà alle prossime elezioni locali. Da notare il
trattamento ben diverso nei confronti di una parte della
comunità rumena torinese, quella rom, più volte
sgomberata, sottoposta a continue vessazioni da parte delle varie forze
del disordine. Sarà soltanto un caso ma tra i pochi che hanno
solidarizzato attivamente con le lotte dei rom rumeni per casa, lavoro,
scuola, vi fossero anche esponenti dell'Asilo Squat.
L'Asilo rifiuta decisamente la prospettiva di una guerra tra poveri,
tanto abilmente orchestrata dal governo della città, deciso a
spazzare via tutti i luoghi incompatibili con il grande baraccone di
Chiampa City. Gli squatter dell'Asilo in un loro comunicato ben
descrivono la manovra: "comodamente seduti sulle rispettive poltrone,
il consigliere e l'assessore attendono l'inizio dello scontro che vede
da una parte gli abitanti e i simpatizzanti di tutte le case occupate
di Torino e dall'altra l'Associazione Fratia: proprio un bel
siparietto, quello che ci vuole per distrarre la cittadinanza mentre si
sgonfia il bluff olimpionico (con le casse comunali piene di debiti,
speculazioni e devastazioni, faraoniche strutture pubbliche
inutilizzate come il Palafuksas in P.zza della Repubblica), e dare da
lavorare ai cronisti sempre affamati di notizie torbide su squatter e
immigrati."
Le prime iniziative di resistenza allo sgombero vedono quindi un confronto diretto con le autorità cittadine.
Giovedì 4 ottobre gli occupanti dell'Asilo hanno incontrato Ilda
Curti nella sede della Circoscrizione 7 mentre all'esterno di svolgeva
un presidio cui hanno preso parte circa 150 persone.
All'incontro erano presenti anche il presidente della circoscrizione
Piero Ramasso (DS), il vice Giuliano Ramazzotti (Rifondazione
Comunista) e Carlo Massucco dell'Assessorato alla Gioventù.
Il confronto ha chiarito in modo inequivocabile la volontà di
sgomberare l'Asilo, nonostante i politici presenti si siano guardati
bene dal dichiarare esplicitamente tale intento, e abbiano voluto
mantenere un velo di ambiguità sulle proprie intenzioni durante
tutta la riunione.
L'unica via d'uscita allo sgombero imminente proposta dalla gang della
Circoscrizione e del Comune sarebbe la legalizzazione dello Squat. La
gente dell'Asilo ha rifiutato di rinnegare la propria storia e la
propria identità ed ha dato appuntamento per lunedì 8 di
fronte al Comune per un aperitivo di protesta durante la seduta del
Consiglio comunale. Circa un'ottantina di persone hanno risposto
all'appello e si sono radunate in piazza Palazzo di Città con
musica, slogan e cibarie. La resistenza allo sgombero va avanti.
Onan
Sabato 6 ottobre a sono scesi in piazza per la prima volta gli
oppositori alle ricerche petrolifere nel territorio della Sicilia Sud
Orientale. Il locale Comitato contro gli sprechi e le devastazioni, per
la difesa degli spazi e dell'ambiente, assieme al movimento di base
Notriv di Noto e ad altre realtà della Sicilia, ha organizzato
un presidio nella piazza principale, invitando gli studenti a
scioperare.
All'iniziativa hanno preso parte circa 150 persone; è stato
espresso un no alle trivelle, inteso in primo luogo come rifiuto
dell'imposizione di ipoteche sul futuro della popolazione, ruotanti
attorno al petrolio, per un'energia pulita, decentrata, sottoposta al
controllo dei cittadini.
Poi sono state fatte considerazioni sulla Panther Eureka, la
multinazionale americana che ha ottenuto i permessi per perforare il
territorio, e sul governo regionale, che ha varato un disegno di legge
che prevede, dal giorno in cui diverrà legge (non prima di
natale) il blocco di ogni trivellazione in Sicilia, eccetto quelle che
sono già iniziate...
L'adesione tiepida dei cittadini ragusani a questa battaglia è
da collegare alle forti pressioni che qui van facendo la giunta
comunale, l'assoindustria, Cgil-Cisl-Uil ed altri enti, a favore delle
ricerche di idrocarburi, e alla storia del petrolio a Ragusa (vi si
pompa dagli anni '50) che ha seminato disillusioni e disinteresse.
Tanto è il lavoro ancora da fare, e l'assemblea seguita al
presidio ha discusso proprio dei prossimi passi: azioni di lotta e di
controinformazione.
Uno che c'era