Umanità Nova, n.33 del 21 ottobre 2007, anno 87

Politica o antipolitica? Le salsicce di Veltroni e le celtiche di Fini


L'ultimo fine settimana ci ha offerto uno spaccato assai inquietante e rappresentativo della tensione autoritaria che serpeggia nel paese.
Il Partito democratico si è finalmente dato il proprio leader, ponendo fine a quell'insostenibile farsa della campagna elettorale interna. Veltroni ha vinto, facendo man bassa di voti, e si propone come salvatore della patria, nonché del centrosinistra. L'ultimo atto della ributtante melassa buonista della campagna veltroniana è stato il pranzo organizzato a casa di una famiglia operaia di Barriera di Milano, popolare quartiere di Torino. Otto antipasti, un primo, un secondo con due contorni e tre dolci per un menù calabro-piemontese rigorosamente fatto in casa.
Ex operaio Fiat lui, ex operatrice scolastica lei, tre figli e tanta voglia di guadagnarsi il quarto d'ora di celebrità: «Siamo molto emozionati perché è una cosa che capita una volta nella vita e siamo orgogliosi di essere stati scelti. Siamo consapevoli di essere per qualche ora la famiglia più famosa d'Italia». Il pacioso Veltroni ha ovviamente rincarato la dose e, tra un affettato, una salsiccia e un vitello tonnato, si è lanciato nell'improbabile affermazione secondo cui il Partito democratico è «un luogo dove si trova la vita vera della gente, non un luogo virtuale o astratto come spesso oggi è diventata la politica». Sarà. Per il momento, la vertiginosa caduta di stile del pranzo in una casa operaia ci fa pensare a un uso della propaganda politica incredibilmente vecchio e intrinsecamente autoritario: il leader si mischia per mezzora tra i comuni mortali, condivide con loro la mensa, e li fa assurgere a prototipo del paese reale per dimostrare di saperne interpretare i bisogni in nome di una matrice comune. Il nostro ricordo corre immediatamente a filmati in bianco e nero in cui dittatori pelati o baffuti abbracciano bambini, impugnano picconi, ingurgitano bevande e stringono mani qua e là. Questa cos'è?
Politica o antipolitica?
E dire che qualche ora dopo, mentre Veltroni digeriva i manicaretti democratici, proprio ai margini di quel quartiere di Torino un terreno abitato da Rom sarebbe stato dato alle fiamme a coronamento di un periodo assai difficile per queste persone, costantemente minacciate di sgombero e nel mirino repressivo del governo (di centrosinistra) del capoluogo piemontese.
Sull'altra sponda del teatrino politico, i fascisti hanno fatto la loro prova di forza. Centinaia di migliaia di persone hanno risposto all'appello di Alleanza nazionale per una manifestazione contro il governo Prodi i cui contenuti principali erano quelli di sempre: più repressione e meno tasse. Molte le celtiche, i saluti romani e tutto l'armamentario estetico-ideologico dei fascisti di casa nostra, ma – nonostante tutto questo – i media non vi si sono soffermati più di tanto a dimostrazione di uno sdoganamento permanente di questi loschi figuri. Con questa mobilitazione, Fini & C. hanno lanciato un chiaro segnale politico a Berlusconi e agli altri alleati in vista di un regolamento di conti interno alla coalizione di centrodestra per la ridefinizione dei poteri e della leadership.
È stato proprio un brutto weekend in cui tutti hanno vinto, ma dal quale buon senso e spirito critico sono usciti con le ossa rotte.

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