La chiusura del contratto della scuola ha preso di sorpresa l'opinione pubblica e gli stessi lavoratori del settore.
Per chiarezza, non mi riferisco al fatto che sia stato firmato all'alba
di domenica 7 ottobre, la firma all'alba, dopo una nottata di
contrattazione in sale presumibilmente fumose, è un rito
sindacale, una sorta di espiazione per le proprie colpe. Un contratto
firmato alle tre del pomeriggio con davanti ore presumibilmente vuote e
persino la prospettiva di una merenda sinoira apparirebbe come una
prova di opportunismo e di edonismo, un cedimento a costumi decadenti e
indegni. I sindacalisti nostri non cederebbero mai ad una simile
prospettiva, ben venga dunque la firma all'alba e la susseguente
ricerca di un caffé nelle vie del centro capitolino.
La sorpresa deriva dal fatto che il buon popolo, e di conseguenza anche
i lavoratori e le lavoratrici della scuola, erano stati informati,
prima dell'estate, di un accordo sulle risorse da destinare al
contratto fra governo ed organizzazioni sindacali.
I cittadini nella loro indifferenziata completezza pensavano quindi che
già il contratto c'era stato con i conseguenti ricchi aumenti e
si sono stupiti per il susseguirsi vorticoso di contratti di tale
ricchezza mentre i lavoratori della scuola pensavano anch'essi che il
contratto era già stato fatto prima dell'estate, e si stupivano
per il ritardo nell'arrivo di aumenti e arretrati. I pochi che avevano
chiara la differenza fra accordo e contratto, infine, non capivano cosa
diavolo ci fosse da contrattare vista la modestia delle risorse
stanziate.
Ritengo, a questo punto, spezzare uno stuzzicadenti a favore della
burocrazia ministeriale e sindacale. I nostri eroi, infatti, dovevano
risolvere alcuni problemi non semplici che proverò a
ricapitolare:
- avendo a disposizione risorse miserabili dimostrarsi più generosi del governo della destra;
- avendo a disposizione risorse miserabili dare qualcosa a tutti e
rilanciare una modalità di gestione gerarchica e meritocratica
della scuola.
Contraddizioni, come si può ben valutare, di non poco conto e che hanno trovato una soluzione, a modo suo, elegante.
Il contratto, infatti, si è basato su di un'operazione
abbastanza semplice. La premessa sta nel fatto che, essendo stato
firmato con oltre 21 mesi di ritardo, ed andando a pagamento con un
minimo di 24 (ma c'è chi ipotizza 27) mesi di ritardo, gli
arretrati sono o, meglio, sarebbero stati una cifra consistente.
Governo e sindacati concertativi si sono limitati a tagliare del tutto
gli arretrati per il 2006 e in buona parte per il 2007 con l'effetto di
rastrellare risorse che sono state messe nell'aumento retributivo,
aumento che appare un po' più robusto rispetto a quello che ha
riguardato il periodo precedente.
Da un punto di vista tecnico non è che cambi molto, una cifra
mediocre spalmata in un modo o nell'altro resta una cifra mediocre.
Sarà interessante vedere se i lavoratori apprezzeranno questo
gioco delle tre tavolette. Paradossalmente, infatti, l'abitudine ormai
consolidata in un'epoca di contratti che ritardano di un paio di anni
ad una sorta di quattordicesima in occasione della firma del contratto
potrebbe determinare una delusione maggiore che in passato ed una
conseguente rivolta.
È anche vero che CGIL-CISL-UIL e Gilda stanno già
cercando di intercettare lo scontento mantenendo, almeno nel momento in
cui scrivo, lo sciopero del sabato 27 ottobre, una scelta bizzarra dopo
la firma del contratto ma una scelta che la dice lunga sulla
capacità delle burocrazie di mostrarsi contemporaneamente
amichevoli e ringhiose nei confronti del governo.
Resta il problema del merito, termine che designa nel lessico dominante
la gerarchia, che è difficile premiare con queste risorse.
Ebbene, qualcosa si è fatto anche su questo versante. Aumenta la
retribuzione dello straordinario e, in misura maggiore, delle ore
destinate ai corsi di recupero.
Insomma, ma limitatamente ai docenti della secondaria superiore, si
cerca di dare qualche sfogo all'esigenza di reddito garantendo, nel
contempo, una disponibilità a tenere i corsi di recupero resisi
necessari con la reintroduzione degli esami a settembre.
A questo punto, si apre una partita interessante anche in previsione
dello sciopero del 9 novembre. Del contratto si dovrà ben
discutere nelle scuole e sarà un'occasione interessante di
verifica. L'andamento delle assemblee sul referendum sull'accordo sul
welfare fa ben sperare.
Cosimo Scarinzi