Umanità Nova, n.33 del 21 ottobre 2007, anno 87

Contratto scuola. Il gioco delle tre carte


La chiusura del contratto della scuola ha preso di sorpresa l'opinione pubblica e gli stessi lavoratori del settore.
Per chiarezza, non mi riferisco al fatto che sia stato firmato all'alba di domenica 7 ottobre, la firma all'alba, dopo una nottata di contrattazione in sale presumibilmente fumose, è un rito sindacale, una sorta di espiazione per le proprie colpe. Un contratto firmato alle tre del pomeriggio con davanti ore presumibilmente vuote e persino la prospettiva di una merenda sinoira apparirebbe come una prova di opportunismo e di edonismo, un cedimento a costumi decadenti e indegni. I sindacalisti nostri non cederebbero mai ad una simile prospettiva, ben venga dunque la firma all'alba e la susseguente ricerca di un caffé nelle vie del centro capitolino.
La sorpresa deriva dal fatto che il buon popolo, e di conseguenza anche i lavoratori e le lavoratrici della scuola, erano stati informati, prima dell'estate, di un accordo sulle risorse da destinare al contratto fra governo ed organizzazioni sindacali.
I cittadini nella loro indifferenziata completezza pensavano quindi che già il contratto c'era stato con i conseguenti ricchi aumenti e si sono stupiti per il susseguirsi vorticoso di contratti di tale ricchezza mentre i lavoratori della scuola pensavano anch'essi che il contratto era già stato fatto prima dell'estate, e si stupivano per il ritardo nell'arrivo di aumenti e arretrati. I pochi che avevano chiara la differenza fra accordo e contratto, infine, non capivano cosa diavolo ci fosse da contrattare vista la modestia delle risorse stanziate.
Ritengo, a questo punto, spezzare uno stuzzicadenti a favore della burocrazia ministeriale e sindacale. I nostri eroi, infatti, dovevano risolvere alcuni problemi non semplici che proverò a ricapitolare:
- avendo a disposizione risorse miserabili dimostrarsi più generosi del governo della destra;
- avendo a disposizione risorse miserabili dare qualcosa a tutti e rilanciare una modalità di gestione gerarchica e meritocratica della scuola.
Contraddizioni, come si può ben valutare, di non poco conto e che hanno trovato una soluzione, a modo suo, elegante.
Il contratto, infatti, si è basato su di un'operazione abbastanza semplice. La premessa sta nel fatto che, essendo stato firmato con oltre 21 mesi di ritardo, ed andando a pagamento con un minimo di 24 (ma c'è chi ipotizza 27) mesi di ritardo, gli arretrati sono o, meglio, sarebbero stati una cifra consistente.
Governo e sindacati concertativi si sono limitati a tagliare del tutto gli arretrati per il 2006 e in buona parte per il 2007 con l'effetto di rastrellare risorse che sono state messe nell'aumento retributivo, aumento che appare un po' più robusto rispetto a quello che ha riguardato il periodo precedente.
Da un punto di vista tecnico non è che cambi molto, una cifra mediocre spalmata in un modo o nell'altro resta una cifra mediocre. Sarà interessante vedere se i lavoratori apprezzeranno questo gioco delle tre tavolette. Paradossalmente, infatti, l'abitudine ormai consolidata in un'epoca di contratti che ritardano di un paio di anni ad una sorta di quattordicesima in occasione della firma del contratto potrebbe determinare una delusione maggiore che in passato ed una conseguente rivolta.
È anche vero che CGIL-CISL-UIL e Gilda stanno già cercando di intercettare lo scontento mantenendo, almeno nel momento in cui scrivo, lo sciopero del sabato 27 ottobre, una scelta bizzarra dopo la firma del contratto ma una scelta che la dice lunga sulla capacità delle burocrazie di mostrarsi contemporaneamente amichevoli e ringhiose nei confronti del governo.
Resta il problema del merito, termine che designa nel lessico dominante la gerarchia, che è difficile premiare con queste risorse. Ebbene, qualcosa si è fatto anche su questo versante. Aumenta la retribuzione dello straordinario e, in misura maggiore, delle ore destinate ai corsi di recupero.
Insomma, ma limitatamente ai docenti della secondaria superiore, si cerca di dare qualche sfogo all'esigenza di reddito garantendo, nel contempo, una disponibilità a tenere i corsi di recupero resisi necessari con la reintroduzione degli esami a settembre.
A questo punto, si apre una partita interessante anche in previsione dello sciopero del 9 novembre. Del contratto si dovrà ben discutere nelle scuole e sarà un'occasione interessante di verifica. L'andamento delle assemblee sul referendum sull'accordo sul welfare fa ben sperare. 

Cosimo Scarinzi

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