Umanità Nova, n.33 del 21 ottobre 2007, anno 87

Welfare. E tutti salvarono la faccia


Il consiglio dei ministri del 12 ottobre ha approvato la normativa che traspone in legge quanto contenuto nel protocollo su mercato del lavoro e welfare del 23 luglio, frutto dell'accordo tra governo, Confindustria e parti sociali. Il disegno di legge uscito dal consiglio dei ministri dovrà essere approvato dal parlamento e a tal fine sarà presentato come un collegato alla finanziaria. Nella sostanza Prodi sta cercando di non umiliare la "sinistra radicale" del suo governo, concedendo qualcosa per depotenziare la manifestazione del 20 ottobre consentendo a PRC e Comunisti Italiani, sopratutto, di non perdere del tutto la faccia restando al governo. Le misure correttive, infatti, riguardano: i contratti a termine, i lavori usuranti, la concessione della cassa integrazione per le aziende oggetto di bonifica ambientale. Viene sancito che dopo 36 mesi di contratti a termine, sarà possibile un'unica ulteriore proroga con accordo firmato con l'assistenza di un sindacalista "più rappresentativo" cui si conferisce mandato. Sui lavori usuranti, fermo il tetto di spesa, non ci sarà più un tetto massimo di lavoratori che potranno fruire del beneficio: il che significa che il provvedimento andrà rifinanziato, terminati i primi soldi accantonati in bilancio a tale scopo. Le due misure erano richieste dalla "sinistra radicale" di governo ed è interessante come, da un lato, il sito del ministro del lavoro Damiano (www.lavoro.gov.it ) le presenti come "precisazioni apportate al testo" del protocollo sul welfare del 23 luglio; mentre Confindustria e CISL abbiano subito chiesto la riconvocazione delle "parti sociali" dato che considerano quanto approvato in consiglio dei ministri un "tradimento" degli accordi presi. In realtà, le modifiche di cui stiamo parlando sono cadute tra il referendum farsa sul protocollo tra lavoratori e pensionati e le primarie farsa del Partito democratico. In entrambi i casi, la macchina della "democrazia" si presenta capace di mobilitare milioni di lavoratori ed elettori chiamati non a scegliere ma a ratificare decisioni altrui: al di là della veridicità o meno dei dati forniti dagli organizzatori di queste "consultazioni", ciò che rileva è il saldo controllo che partiti e sindacati di governo hanno di questi meccanismi della "rappresentanza", anche grazie al contemporaneo massiccio utilizzo della stampa e della televisione ai loro fini manipolativi e di svuotamento di ogni conflitto sociale. Così le modifiche apportate al protocollo da un lato non modificano in nulla la grave situazione di precarietà del mondo del lavoro e le dure condizioni in cui la prestazione lavorativa viene effettuata; dall'altro permettono alla "minoranza" e alla "maggioranza" interne al governo di presentarsi come rilegittimate dalla dialettica sul protocollo del 23 luglio che ha prodotto le dette modifiche. Ancora una volta siamo all'interno di una logica politicista per la quale le condizioni giuridiche e materiali del lavoro sono solo merce di scambio in un continuo gioco interno al quadro istituzionale, al mondo dei partiti e dei sindacati di governo. Solo la rottura di questo quadro potrà consentire al lavoro vivo di svincolarsi dall'abbraccio esiziale che partiti e CGIL-CISL-UIL stanno serrandogli intorno, con lo spostare sul piano della cosiddetta democrazia e sul piano delle istituzioni rappresentative, fatti di maggioranze e minoranze, le energie che lo sfruttamento naturalmente determina e che così non vengono "scaricate" nel conflitto sociale. Sottratto alla lotta con il vero nemico, il capitale, il lavoro si astrae ancora di più e si proietta sul piano istituzionale, cioè nel mondo "democratico" del numero e delle quantità di consenso misurabili, manipolabili, determinabili. Urge spezzare l'incantesimo.

W. B.

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