Un sonoro no al 79.9% è stata la risposta dei lavoratori
nello stabilimento Pirelli di Bollate, alla consultazione farsa su
pensioni e mercato del lavoro. Oltre a questa manifesta
contrarietà va tenuto conto del forte astensionismo che ha
riguardato circa il 30% dei 449 aventi diritto al voto.
Questi dati mostrano il forte malessere che c'è in questa
fabbrica, come in altre, e che chiaramente non riguarda solamente
questo protocollo d'intesa firmato da governo e sindacati confederali,
ma va a toccare l'intera politica del centro sinistra.
Questo disagio diffuso ha potuto mostrarsi anche per l'intervento
portato avanti da alcuni lavoratori, interni ed esterni alla fabbrica,
che tramite volantinaggi, occupazione quotidiana delle bacheche
sindacali con materiale contrario all'accordo, esposizione delle
proprie opinioni nelle assemblee organizzate a tal proposito, hanno
cercato di render chiaro, informando, cosa si nascondeva dietro il
protocollo. Alcuni di noi, pur schierandoci per il no, hanno ritenuto
importante esporre le ragioni di chi, ritenendo per niente democratico
questo referendum, ha dato indicazione per l'astensione, in primis la
CUB.
La rsu di fabbrica, con i suoi 9 membri, in maggioranza Cgil, non ha
dato una chiara indicazione di voto. Un delegato ha affermato che il
testo presentato faceva "schifo", ma andava approvato per evitare il
Berlusca. Il delegato più "combattivo" facente riferimento
all'area Lavoro e Società della Cgil, ha dato indicazione per il
no, ma non si è impegnato nei volantinaggi, seguendo la linea
della sua area che sì era per il no, ma senza opporsi più
di tanto per non dare troppi grattacapi sia al governo sia al proprio
sindacato. In maggioranza sono stati zitti, perché da una parte
portatori della linea dell'apparato, dall'altra forse non se la
sentivano di scontrarsi con il malessere degli operai.
In tante realtà produttive il no è prevalso e sicuramente
dove le informazioni sono circolate i risultati non sono stati positivi
per Epifani e compagnia bella, che hanno utilizzato pensionati
disinformati e paure di una possibile caduta del governo con ritorno
del diavolo Berlusconi per poter vincere, almeno nei numeri.
Certo, non possiamo però pensare che questi dati denotino un risveglio della classe operaia.
Se guardo alla situazione odierna in questo stabilimento dove si
producono più di 10.500 pneumatici al giorno, vedo una certa
paura diffusa dovuta ad una situazione generale preoccupante
amplificata dal rischio che lo stabilimento chiuda per trasferimento
produzione all'estero, in primo luogo nella nuova fabbrica in Romania.
Abbiamo una cinquantina di lavoratori interinali, un numero sopra la
dozzina di colleghi con contratto a termine, senza dimenticare i
lavoratori della mensa, i vigilantes, alcuni della manutenzione e del
magazzino, che fanno parte d'aziende esterne.
Uno dei temi dominanti nella nostra realtà è sicuramente
la sicurezza, tenendo conto tra l'altro che la maggioranza di noi
lavora a ciclo continuo e quindi l'essere maggiormente usurati facilita
infortuni. Ultimamente ci sono state cadute di macchinari dall'alto,
pioggia sugli impianti nei giorni di maltempo e addirittura un
incendio, non di scarsa entità con intervento dei vigili del
fuoco. Ci sono stati scioperi anche spontanei, ma l'atteggiamento
sindacale è stato quello di tranquillizzare i lavoratori senza
neanche organizzare assemblee per permettere di discutere di questo
tema.
L'azienda a parole sembra molto impegnata a tal proposito, ma invece di
occuparsi di eseguire la manutenzione ordinaria e quella straordinaria
in modo decente, opta per un'opera di sensibilizzazione della
manodopera che si esplica, tra l'altro, distribuendo magliette con la
scritta "sicurezza, sì grazie" o mettendo all'entrata dello
stabilimento un gran pannello che ci ricorda quanti infortuni ci sono
stati quest'anno e il record dei giorni senza nessun ferito.
In passato ci sono state delle lotte di una certa intensità che
hanno riguardato più che altro motivi salariali, ma anche la
messa in discussione dell'utilizzo del lavoro interinale.
Ci si trova ora a dover affrontare paure ed egoismi che sconfinano in
rassegnazione da "tiriamo a campare" accontentandosi di poco, ma
così non è vita.
Alcuni lavoratori stanno cercando di mettere in discussione tutto
questo cercando di auto-organizzarsi: la solidarietà come
elemento basilare e sentire da contrapporre ad egoismi e paure,
contro-informazione e tutte quelle attività che si possono
sviluppare, che fanno parte della tradizione operaia. Chiaramente siamo
in una fase embrionale e abbiamo bisogno che anche coloro che non
vogliono partecipare attivamente a questo progetto facciano sentire la
loro vicinanza, facendo tutto il possibile per migliorare lo status quo.
Dopo la consultazione, la lotta dovrà proseguire con l'impegno
per la partecipazione allo sciopero generale indetto a novembre dai
sindacati extra-confederali.
Fabrizio Portaluri