Umanità Nova, n.33 del 21 ottobre 2007, anno 87

Inform@zione


Milano: "sciopero selvaggio" blocca l'ortomercato

La sera di domenica 7 ottobre ha inizio alle ore 21,30, senza alcun preavviso, lo sciopero autorganizzato dai lavoratori dell'Ortomercato. Un picchetto ai cancelli viene da subito organizzato in difesa dello sciopero e per impedire l'entrata dei camion addetti alla distribuzione delle merci.
Gli obbiettivi che lo sciopero si propone sono: un aumento di 300 euro lordi in busta paga, la messa fuori gioco del criminale operato degli sfruttatori del lavoro nero, garantire maggior sicurezza e salute dei lavoratori (nell'anno in corso ci sono stati 3 morti), porre fine ai licenziamenti arbitrari.
L'Ortomercato è il punto centrale a Milano della distribuzione delle merci ortofrutticole, ittiche e delle carni.
Vi lavorano in circa 3mila, di cui una metà sono in nero o precari.
La mafia ha le sue diramazioni e il caporalato è una struttura portante. Pertanto lo sciopero è anche una sfida aperta all'attuale gestione dell'Ortomercato e ci vuole coraggio, perché non si rischia solo il posto di lavoro. Non molto tempo fa ad un attivista sindacale, in prima fila nell'organizzare le lotte per i diritti dei lavoratori, hanno bruciato la macchina come segno di evidente intimidazione.
Lo sciopero improvviso del 7 ottobre, il secondo a distanza di tempo fatto con le stesse modalità, è riuscito a cogliere di sorpresa i padroni che gestiscono l'Ortomercato. Centinaia di lavoratori hanno aderito massicciamente allo sciopero spontaneo, paralizzando l'attività e bloccando centinaia di camion nelle vie esterne.
Molti sono i lavoratori e le lavoratrici di altri luoghi di lavoro e compagni dei centri sociali che sono arrivati ai cancelli, in solidarietà con il picchetto dei scioperanti.
Le forze di polizia, evidentemente anch'esse colte di sorpresa, sono arrivate verso la mezzanotte, ma in forze ridotte e non hanno potuto intervenire per portare "ordine".
Ci sono state, invece, pesanti minacce di ritorsioni emesse nei confronti di lavoratori da parte di alcuni padroncini raggruppati con personaggi del caporalato.
Un comunicato a firma di "Tutti i lavoratori dell'Ortomercato" avverte: "A queste minacce, a queste urla sguaiate, sin da ora replichiamo che nessun lavoratore sarà lasciato solo. Se dovesse accadere anche ad un solo lavoratore di subire ritorsioni… ogni ritorsione avrà la giusta e adeguata reazione." La mobilitazione termina all'alba di lunedì 8 ottobre.
L'importante lotta esplosa all'Ortomercato sta ancora una volta a dimostrare che la determinazione e l'autorganizzazione da parte dei lavoratori può contrastare con efficacia anche le situazioni di sfruttamento più violente e che godono delle coperture da parte dello Stato.
Enrico

Benevento: polizia carica antifascisti

Lunedì 8 ottobre si è tenuta a Benevento una fiaccolata di Forza Nuova, il partito neofascista che nell'ultimo periodo sta tentando, per fortuna senza successo, di mettere radici in città.
Per l'ennesima volta le autorità cittadine hanno concesso ai fascisti di sfilare. Per l'ennesima volta un nutrito gruppo di antifascisti è stato deciso ad impedirglielo. Ma come negli anni venti, quando la protezione e la connivenza dello Stato permisero a Mussolini di diventare il duce d'Italia, assecondando e spesso aiutando le squadracce nell'incendiare le sedi anarchiche e comuniste, nell'uccidere i lavoratori che in quel periodo occupavano le fabbriche, nel reprimere chi voleva abbattere il Capitalismo per godere di una vita degna di essere vissuta, le forze dell'ordine borghese hanno preferito difendere a spada tratta i nostalgici, scortandoli per tutta la durata della loro ridicola parata, e "sgomberando" (la carica ha provocato svariati feriti fra le fila antifasciste) piazza Matteotti (una delle innumerevoli vittime della violenza fascista), concedendo a Forza Nuova l'agibilità politica di cui sicuramente non potrebbe godere.
Mai a Benevento si era visto un simile schieramento di polizia e carabinieri. Sin dalle 17 (la manifestazione di Forza Nuova sarebbe dovuta incominciare alle 19) l'intero percorso della fiaccolata era disseminato di divise. Piazza Roma era occupata da due camionette della celere ed una volante della polizia, piazza Matteotti era presidiata da tre volanti dei carabinieri ed una macchina della Digos, polizia presente anche nei pressi del duomo, ed un centinaio gli agenti a difesa dei fascisti, che in quattro gatti ultrablindati hanno deciso comunque di dare inizio alla loro pagliacciata, partita con più di un'ora di ritardo, ferma per lungo tempo lungo corso Garibaldi in attesa che la polizia disperdesse gli antifascisti.
Spazio anarchico "Senza Patria" di Benevento

Colleferro: esplosione alla Simmel difesa

Martedì 9 ottobre un'esplosione nello stabilimento di Colleferro, dove si preparano esplosivi e propellenti per razzi militari, ha causato un morto e dodici feriti, insieme ad un fungo, formato dai fumi dell'esplosione, ed una coltre di ceneri e particelle. "L'incidente" ha riproposto in modo drammatico un problema che nella Valle del Sacco è presente da circa cent'anni - 100 anni! Le fabbriche di morte, prolungamento delle servitù militari, causa ed effetto di un ciclo industriale che vede nel nostro territorio il rapporto tra chimica , potere , profitto attraverso un utilizzo scellerato della scienza e delle tecnologie. Scellerato fin dalle scelte d'indirizzo della ricerca, coerentemente infame con le volontà di dominio delle classi "padrone".
Volontà di dominio e sfruttamento che si traduce, dentro i territori di produzione, in inquinamento del territorio, morte di lavoratori per incidente e\o malattie professionali, malasalute per i residenti. Che si traduce, fuori? in guerra per le popolazioni che vivono in luoghi interessanti per i padroni del mondo. Dentro e fuori che il potere rende omogenei.
Le ore ed i giorni successivi hanno visto retoriche istituzionali contemporanee alla pietas popolare ed a una incazzatura crescente per questo disastro annunciato. Ci sono state quattro ore di sciopero il mercoledì 10, volantinaggi ed assemblee. Da tempo nella valle esistono situazioni che denunciano, in vario modo, l'insostenibilità materiale ed etica di un modello di sviluppo (?) che per produrre profitti e potere distrugge tutto ciò che sfiora.
Residui tossici interrati dalla SNIA a suo tempo, (casamadre della Simmel), un fiume inquinato da Colleferro fino al mar Tirreno, cementifici – inceneritori - cantieri dell'alta velocità – discariche.
Fin'ora l'incidenza delle iniziative di denuncia e lotta nella valle, nonostante la puntualità e la continuità, si sono scontrate con un muro, a volte di pietra a volte di gomma. Le sperimentazioni autoritarie tengono insieme il controllo sociale e le innovazioni tecnologiche.
Il coordinamento contro la guerra della Valle del Sacco ha indetto un'assemblea a Colleferro per il 27 ottobre, coinvolgendo l'intero territorio, ricevendo adesioni a livello nazionale.
I libertari e gli anarchici del territorio, presenti nel coordinamento e nelle altre istanze ed iniziative locali, intendono proseguire ed incrementare l'attività di collegamento tra i diversi centri della valle, tra i soggetti sociali subalterni, tra le lotte, le riflessioni ed i progetti di liberazione e di giustizia sociale, sapendo che le risposte alla guerra debbono avvenire tutti i giorni, a partire dai luoghi di vita e di lavoro, rifiutando la delega e lottando direttamente.
Enrico Ranieri, bakunino

Bologna: tra TSO, pestaggi e arresti

Bologna, piazza Verdi nella notte tra venerdì 12 e sabato 13 otttobre. Una ragazza sta male per il troppo alcool bevuto. Una cosa normale, si dirà. Invece accorre la polizia con ambulanza appresso, provando a prelevarla di forza e a imporle un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Cinque compagni che erano nei paraggi chiedono spiegazioni e provano ad opporsi all'arbitrio. La polizia probabilmente li riconosce come anarchici, fatto sta che comincia ad usare le maniere forti, scatenando la reazione della piazza: manganelli, calci, la solita dose di coca e alla fine spuntano le pistole. I compagni si allontanano, cercano di mettersi in fuga dagli sbirri inferociti. Arrivano sei volanti che inseguono e catturano i compagni: chi viene messo contro il muro, chi pestato a sangue: i residenti vengono invitati a farsi i fatti loro e continuano le violenze. Portati in questura e poi in carcere sono accusati di una sfilza inverosimile di accuse: lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, istigazione a delinquere… e rapina (delle ricetrasmittenti che gli sbirri nella foga del pestaggio si sono persi) e tentata rapina (di una pistola!). Evidente è la montatura e la falsità della versione degli sbirri, l'unica che è passata nei mass media. Giornali e telegiornali hanno così provato a completare l'opera dando l'immagine di poveri agenti aggrediti da una folla inferocita capeggiata (?) dagli anarchici. Il giorno dopo una manifestazione spontanea di solidarietà è stata circondata e sciolta d'autorità dalla polizia, che nella notte tra domenica e lunedì ha anche effettuato alcune perquisizioni nelle case di compagni. La stessa sera un presidio di 50 persone con musica ha dato la sua solidarietà ai compagni davanti al carcere della Dozza.
È necessaria la massima solidarietà del movimento e ancor di più una forte opera di controinformazione che dica la verità su quella notte, smonti la montatura sbirresca e restituisca la libertà ai compagni e alle compagne. Tutti liberi, basta con la militarizzazione della città, basta con la psichiatria, giù le mani dai compagni!
Lunedì 15 il Gip ha convalidato gli arresti, limitandosi a concedere i domiciliari a due di loro.
Toni

Spoleto: assemblea contro tutte le nocività

Il 5 ottobre si è svolta un'assemblea popolare contro tutte le nocività, promossa dal Gruppo Difesa Ambiente Spoleto a cui hanno partecipato il Comitato NO Inceneritori Terni, il Comitato contro l'acquedotto Scheggino-Pentima e il sindacato di base RdB-CUB.
Riassumiamo per motivi di spazio il lungo resoconto del Gruppo Difesa Ambiente di Spoleto.
Hanno partecipato una trentina di persone con grande affiatamento e partecipazione.
Il Gruppo Difesa Ambiente nella sua relazione ha posto l'attenzione sulla frammentazione delle lotte ecologiste in Umbria, frammentazione riconducibile alla molteplicità degli attacchi al nostro ambiente. Di qui la necessità di sperimentare forme di lotta più incisive e di creare sinergie al di fuori delle istituzioni da sempre sono a difesa degli interessi dei potenti, immischiati nei vari scandali, locali e regionali. Uno per tutti: la cosiddetta "ippo-cava" di Poreta, dove una cava era stata spacciata alla popolazione come la costruzione di un ippodromo e in cui la stessa magistratura è dovuta intervenire contro Sindaco, assessori e consiglieri spoletini. Abbiamo riflettuto sui rapporti clientelari che ci sono in questa regione tra le COOP, i sindacati, gli imprenditori.
La rappresentante del Comitato NO Inceneritori Terni ha invece posto la questione sui danni che provocano alla salute gli inceneritori, ma anche sul sistema di interessi che con queste "fabbriche di morte" fa affari.
A Terni vi sono tre inceneritori, un'altissima percentuale di malattie da inquinamento e nessun interesse a promuovere la raccolta differenziata da parte dei chi lucra sul business dei rifiuti.
L'intervento del Comitato contro l'acquedotto Scheggino-Pentima si batte contro la costruzione di un acquedotto (sarebbe il terzo) che dovrebbe sorgere sul Nera, finendo per completare l'opera di distruzione di uno dei fiumi più puliti in Italia. L'acquedotto servirebbe per recuperare le carenze idriche di Terni, una città che spreca il 50% della propria acqua e che ha inquinato le sue falde. Gli amministratori ternani, evidentemente non soddisfatti di far respirare ai propri sudditi un'aria tra le più inquinate d'Italia, vogliono risolvere il problema dell'acqua rubandola ai "montanari ignoranti".
Infine l'intervento del sindacalista della CUB ha chiarito bene che il problema ambientale, che in Umbria è ormai il tema principale sia per i movimenti che per la stampa, non può essere slegato dal tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, quindi dell'ambiente e della salute per i lavoratori. Un problema totalmente eluso dal nuovo governo, come dal precedente, che stanzia fondi bassissimi e non abolisce leggi che permettono ai padroni l'autoregolamentazione in tema di sicurezza. Poco servono le promesse come quelle fatte dopo la strage di Campello sul Clitunno, in cui sono morti lo scorso anno 4 operai.
Un compagno ha infine denunciato la pericolosità della fabbrica Italmetch, che a Spoleto, per quanto definita pericolosa dalla Protezione Civile, sorge vicino alla Stazione ferroviaria, a quartieri residenziali e scuole (nido, materne, elementari, medie e superiori).
Gruppo Difesa Ambiente Spoleto - gruppoambientespo@libero.it

Alessandria: inaugurato il Perlanera

Un corteo festoso con giocolieri ha percorso il centro alessandrino per l'inaugurazione del nuovo posto degli anarchici alessandrini, il Perlanera, ex Stazione abbandonata da anni e riportata in vita grazie al lavoro volontario di un piccolo ma tenacissimo gruppo di compagni. Diverse centinaia di persone hanno partecipato ad una giornata di festa con cui il nuovo posto, restaurato con cura e creatività dai compagni, si è presentato alla città. Figlio di un'occupazione, il Perlanera intende divenire luogo di incontro e di raccordo per le esperienze e le lotte degli anarchici alessandrini il cui impegno politico, sociale, sindacale, ambientalista ha radicato in città un'ampia area di simpatia per l'anarchismo sociale.
Tra canti, buon cibo e vino generoso è stato un piacere anche per i compagni venuti da fuori partecipare alla nascita di un nuovo posto libero.
Mena Bò

Vicenza: si alza la tensione

A Vicenza, in vista della manifestazione internazionale unitaria contro il Dal Molin, la caserma Ederle e le servitù militari, annunciata per il prossimo 15 dicembre, c'è già chi inizia ad alzare la tensione.
Il primo provocatore, ancora una volta, è il sindaco Enrico Hullweck che vuole confinare il corteo antibase fuori della città, appoggiando la lettera dei vertici Ascom inviata a questore e prefetto affinché la manifestazione venga vietata, per le ipotizzate ripercussioni economiche sullo shopping natalizio.
Ovviamente, alla pretesa dei commercianti e del sindaco, si sono subito accodati gli altri partiti del centrodestra, con la Lega Nord che ancora una volta prevede la città messa a ferro e fuoco dal Black Bloc.
Da parte sua, Alex Cioni, coordinatore regionale di Azione Sociale con Mussolini, ha bellicosamente annunciato: «Il 15 dicembre scenderemo in piazza per difendere la città dai Disobbedienti e per rivendicare il nostro diritto a manifestare», mentre i fascio-antimoderni di Movimento Zero hanno invece avuto di nuovo la spudoratezza di aderire al corteo.
A rendere il clima ancor peggiore, l'assessore comunale all'Edilizia Privata è tornato pretestuosamente a minacciare lo sgombero del tendone utilizzato dal Presidio Permanente, installato lungo la strada a Ponte Marchese sul terreno agricolo offerto da una aderente al movimento contro il Dal Molin; secondo l'assessore «Siamo di fronte a un abuso edilizio. Il capannone va demolito».
Alcuni mesi fa, il tendone era già finito nel mirino dell'assessorato allo Sviluppo economico per evidenziare eventuali irregolarità con la normativa sui pubblici spettacoli. In particolare bisognava accertare se, come sostiene il proprietario del campo, cibi e bevande vengono offerti e non pagati. Inoltre il Comune, con grande zelo, aveva sollevato problemi riguardo il profilo igienico-sanitario.
Il tutto mentre si avvicina l'avvio dei lavori per la nuova mega-base militare Usa che avrà conseguenze devastanti sull'ambiente e sulla sicurezza della popolazione, della città e dell'intero territorio; ma queste, evidentemente, preoccupano molto meno di una vetrina danneggiata o di una scritta su un muro.
Ennesimo paradosso di una città caserma, dove l'unica libertà ammessa è quella di servire.
Mk

Livorno: 3000 contro il rigassificatore

Una grande manifestazione: almeno 3mila persone hanno partecipato sabato 13 ottobre alla marcia organizzata dal Comitato contro il rigassificatore di Livorno e Pisa. Un corteo che a Livorno non si vedeva da anni: tantissimi i giovani, grazie anche al lavoro del coordinamento studentesco cittadino che sfilava dietro un significativo striscione: "10, 100, 1000 rigassificatori sotto le poltrone degli amministratori", ma anche tante famiglie con il passeggino, tanti meno giovani con la bicicletta, tanti cittadini "normali" che si sono fatti i 6 chilometri del percorso per ribadire il loro NO ad un impianto pericoloso, dannoso per l'ambiente e l'economia cittadina e utile solo a chi vuol fare soldi sulla pelle delle popolazioni.
Il lungo serpentone, partito dal popoloso quartiere Garibaldi, era caratterizzato da centinaia di bandiere del Comitato (bianche con una stella marina che avvolge una nave gasiera) che nei giorni precedenti aveva fatto una capillare opera di propaganda per la manifestazione: migliaia di volantini erano stati diffusi un po' in tutti i quartieri della città, mentre manifesti erano apparsi ad ogni angolo.
In coda al corteo alcune organizzazioni politiche: rifondazione comunista, sinistra critica, i ferrandiani. Buona anche la presenza anarchica con diverse bandiere rosse e nere della Federazione anarchica e del Comitato no gasiera e la diffusione di Umanità nova.
La marcia si è conclusa a Stagno, località Suese, dove dallo scorso febbraio la società OLT ha aperto il cantiere per la costruzione delle opere a terra e dove il Comitato ha organizzato un "presidio resistente". Arrivato al cantiere il corteo si è pacificamente riappropriato dell'area dove l'unica e solitaria ruspa è stata avvolta da un enorme striscione "No rigassificatore". Così mentre migliaia di persone invadevano pacificamente il cantiere, appendendo le bandiere e gli striscioni, un gruppo di atleti più o meno attempati disputavano una partita di calcetto.
La manifestazione si è conclusa in serata con una mega-grigliata completamente autogestita dal Comitato e uno spettacolo musicale.
Domenica 14, una affollata assemblea ha deciso di prolungare l'esperienza del "presidio resistente" perché "sarà dura… ma per loro!"
L'incaricato
Per maggiori informazioni:  www.offshorenograzie.it

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