Umanità Nova, n.33 del 21 ottobre 2007, anno 87

Afganistan. Problemi di consenso


La partecipazione alla guerra in Afganistan continua ad essere avversata dalla maggioranza dei cittadini degli stati europei partecipanti alla missione Isaf-Nato. Secondi gli ultimi sondaggi, il 56% degli spagnoli, il 57% dei tedeschi e il 56% degli italiani sono favorevoli al ritiro delle rispettive truppe nazionali dall'Afganistan.
Per questo, la Nato sta cercando di correre ai ripari. Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, parlando a Copenaghen ad un seminario dedicato alla Diplomazia pubblica nelle operazioni condotte dalla Nato, ha anticipato che l'Alleanza renderà pubblici alcuni video secretati, affermando che "Dobbiamo mostrare all'opinione pubblica cosa facciano noi e cosa fa chi si oppone alla nostre operazioni".
In uno di questi video, secondo un'anticipazione dello stesso segretario generale, si vedrebbe un guerrigliero che si nasconde sotto un burqa; autore della ripresa, guarda caso, è la stessa Nato che evidentemente si è occupata anche della regia.
Hoop Scheffer ha parlato inoltre di una guerra dei media "già completamente persa", constatando che i sondaggi d'opinione mostrano un costante calo di consenso attorno all'operazione. Per questo motivo ha proposto che l'Alleanza si doti di un piano d'azione per agire nel campo dell'informazione video e via Internet. Le nazioni attive nella missione dovrebbero inoltre avere un approccio media multilaterale, coerente con la presenza internazionale della missione e, tra l'altro, ha sostenuto che le inchieste sugli incidenti, in particolare quelli che causano vittime civili, dovrebbero essere condotte "più velocemente".
Anche in Italia, gli apparati della disinformazione lavorano in tal senso, come dimostra la vicenda dei due agenti del servizio segreto militare fatti prigionieri durante un'operazione di guerra e colpiti con ogni probabilità da "fuoco amico".
La morte del maresciallo capo Lorenzo D'Auria rimane avvolta da forti dubbi attorno a chi l'ha effettivamente ucciso. I primi esami degli esperti sembrano confermare i sospetti, in quella che viene definita "valutazione iniziale". Di certo si sa che è stato chiesto alle imprese italiane che producono pallottole di fornire informazioni sui materiali utilizzati nella fabbricazione. Le prime analisi su due camiciature (le parti esterne) di proiettili estratti durante l'autopsia stanno rivelando la verità più scomoda. Gli esami balistici sul numero di striature nella "camicia" (sei nel munizionamento della Nato e quattro nelle pallottole da un fucile d'assalto Ak.47) hanno fornito un primo orientamento: "Proiettili Nato".
Comunque, anche se i risultati delle perizie dovessero indicare che i proiettili mortali sono stati sparati da un Kalashnikov non dimostrerebbero molto, dato che notoriamente i reparti speciali statunitensi e inglesi impegnati in Afganistan hanno utilizzato anche in passato tale arma (ci sono persino delle fotografie che lo attestano).
Intanto, con la consueta retorica, l'8 ottobre, a Modena, si sono svolti i funerali di stato dell'agente rimasto ucciso e l'occasione è stata sfruttata ancora una volta sia per tentare di sostenere che si tratta di una missione di pace, sia per condannare moralmente ogni voce di dissenso. Infatti, prendendo a pretesto delle scritte murali anonime comparse nottetempo (che nessuno ha peraltro visto), la stampa non ha perso tempo per criminalizzare l'antimilitarismo. In tale opera si è distinto, su Il Giornale del 9 ottobre, il ben noto Fausto Biloslavo, che è giunto a scrivere: "La mano che ha oltraggiato il ricordo del militare è ignota, ma si sospetta che la scritta possa essere riconducibile a gruppi anarcoidi o all'ambiente estremista di Libera, un centro sociale del capoluogo emiliano, già noto per azioni provocatorie".
L'esperienza di Biloslavo in fatto di provocazioni è indubbia, ma forse stavolta ha ecceduto: infatti il suo anticomunismo ha finito per rendere un buon servizio alla giunta Ds che, come si sa, da tempo vuole chiudere Libera, a cui va invece la nostra solidarietà.

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