Umanità Nova, n.34 del 28 ottobre 2007, anno 87

Iraq. La guerra parallela


Nessun povero bastardo ha mai vinto una guerra morendo per il proprio paese. L'ha vinta, facendo sì che altri bastardi morissero per il loro paese.
(Generale George S. Patton)

Il 13 ottobre scorso, è stata diffusa la notizia della morte, a settantanove anni, di Bob Denard, alias Gilbert Bourgeaud, mercenario di professione con alle spalle una rilevante carriera di morte e denaro, tra conflitti, golpe e operazioni sporche di ogni genere. Per una di queste era stato recentemente condannato a quattro anni di reclusione, di cui tre con la condizionale, per "associazione a delinquere con l'obiettivo della preparazione di un crimine". Si trattava del fallito sequestro di Said Mohamend Djohar, presidente dell'ex-repubblica federale islamica delle Isole Comore risalente al 1995; un'operazione avvenuta col beneplacito dei servizi segreti francesi che, oltre ad un cambio di regime, mirava a creare una zona franca e un sistema bancario offshore.
Anche in Italia il nome di Denard non era sconosciuto: nel 2001, il procuratore della Repubblica di Verona, Guido Papalia, lo aveva accusato di reclutare mercenari negli ambienti dell'estrema destra, proprio per le sue missioni alle Comore.
In fondo però la morte di Denard sembra chiudere una pagina di storia in cui i mercenari erano perlopiù dei singoli militari di ventura pronti a vendersi al miglior offerente, mentre ormai a svolgere le mansioni che gli eserciti convenzionali non possono svolgere, oggi sono delle compagnie "di sicurezza", formalmente private ma in realtà parastatali. L'esempio più evidente ci è fornito dal crescente impiego di tali agenzie in Iraq.
Secondo il «Washington Post», a fine 2006, erano oltre 100 mila i contractor assoldati dal Pentagono, escludendo i sub-contractor, ossia i civili armati a cui le compagnie private a loro volta subappaltano parte delle loro funzioni; mentre secondo The Associated Press i contractor assommerebbero almeno a 120 mila. Alte le perdite registrate tra le loro file: secondo il filo governativo «Usa Today», al febbraio 2007, era quasi 800 i morti e circa 3.500 i feriti gravemente.
I contractor della Blackwater Security Consulting Company, come delle altre compagnie (DvnCorp International, Triple Canopy, Kellogg, Brown and Root, Titan, MPRI…) a cui è appaltata la guerra, in quanto guardie private potrebbero usare le armi esclusivamente per uso difensivo; invece costituiscono un esercito ombra, dotato anche di armi e mezzi pesanti, il cui status non è regolamentato dal diritto internazionale se non in senso negativo attraverso la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite contro il reclutamento, l'utilizzo, il finanziamento e l'addestramento dei mercenari del 1989 e l'art. 47 del I Protocollo aggiuntivo delle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1977.
Fino al 2000, il futuro della Blackwater USA appariva alquanto incerto, ma nell'ultimo quinquennio, la modesta agenzia che affittava vigilantes nel Delaware è divenuta una multinazionale con un fatturato da vertigine, grazie ad un miliardo in contratti federali, compreso un contratto senza gara con il Dipartimento di Stato del valore di centinaia di milioni.
La natura parastatale di tale compagnia privata risulta chiaramente dalla provenienza militare non solo della gran parte dei suoi soldati, tra cui numerosi ex poliziotti, ma anche dei suoi dirigenti. L'impresa Blackwater USA fu creata da ex-ufficiali legati alla CIA ed al governo statunitense: il suo vice-presidente è J. Cofer Black, ex Coordinatore dell'antiterrorismo del Dipartimento di Stato e tutt'ora consulente della Casa Bianca; il presidente è Gary Jackson e l'amministratore delegato è il miliardario Erick Prince, entrambi generosi sostenitori delle campagne elettorali di Bush, del partito repubblicano e di Tom Delay, il capogruppo repubblicano alla Camera; d'altro canto, negli Stati Uniti la "privatizzazione della sicurezza nazionale" è stata sostenuta dai principali esponenti teo-con Dick Cheney, Donald Rumsfeld, George Shultz e Felix Rohatyn.
Erick Prince, già stagista con Bush senior ed ex Navy Seal (Forze Speciali della Marina), assieme al padre e alla sorella anch'essi ferventi cristiani conservatori, ha creato la Christian Freedom Foundation, che aiuta i "tanti cristiani che ancora vengono perseguitati in tutto il mondo".
Analogamente, la britannica ArmorGroup International, anch'essa impegnata in Iraq, risulta essere un'emanazione dei servizi segreti militari inglesi e ai suoi vertici vi sono ex-comandanti dei reparti speciali di Sua Maestà.
Per questo, le ultime uccisioni di civili compiute in Iraq dai contractor, non metteranno in discussione il ruolo di queste compagnie private, circa un centinaio, a cui è appaltata non solo la difesa armata dei convogli e delle basi, ma anche l'azione controinsurrezionale.
Come è noto, lo scorso 16 settembre uomini della Blackwater in servizio presso l'ambasciata Usa a Baghdad hanno ucciso 17 persone in piazza al Nasur; mentre il 9 ottobre vigilantes della società australiana Unity Resources Group hanno ammazzato, sempre nella capitale irachena, due donne cristiane che, con la loro auto, si erano imbattute in un convoglio di veicoli a quattro ruote motrici mentre stavano attraversando un incrocio nel distretto di Qarrada.
Il 18 ottobre a 40 km chilometri da Kirkuk, tre civili, fra cui una donna, sono rimasti feriti dalle guardie di una compagnia di sicurezza straniera che la polizia non ha saputo identificare.
Di fronte alla montante rivolta popolare, il governo iracheno ha chiesto all'americana Blackwater un risarcimento astronomico (136 milioni di dollari) per le famiglie delle vittime; ma il modo di operare della Blackwater è ben chiarito da un rapporto della Commissione di controllo sulle attività del governo Usa, secondo il quale i suoi assoldati risultano dal 2005 coinvolti in almeno 195 sparatorie e, nell'84% dei casi, questi avrebbero sparato per primi. Tra l'altro, la sua permanenza in Iraq sarebbe persino illecita, in quanto il governo iracheno aveva concesso alla Blackwater una licenza annuale nel 2005, mai più rinnovata.
Secondo una notizia circolata il 12 ottobre, il Dipartimento di Stato Usa sarebbe intenzionato a rivedere il ruolo delle compagnie militari private in Iraq, ma certo è fuori discussione la prosecuzione di questa guerra parallela, elemento centrale dell'ormai inevitabile exit strategy che gli Stati Uniti dovranno mettere in atto per tentare di "sottrarsi a una disfatta".

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