Un paio di anni addietro mi avvenne, nel corso della discussione su
di uno sciopero autunnale, di sentire un mio compaesano di sindacato
rilevare che ad autunno cadono le foglie e la CUB indice uno sciopero
generale. Era, a mio avviso, una battuta graziosa e che rilevava il
fatto che in quel periodo, e non solo in quel periodo, lo sciopero
autunnale del sindacalismo di base è, per un verso, un impegno
faticoso e, per l'altro, a rischio di banalizzazione e ritualizzazione.
Al di là di considerazioni tattiche è, però, un
fatto che l'iniziativa del sindacalismo di base, al completo o quasi a
seconda delle contingenze, sulla politica economica del governo va
valutata non volta per volta ma in prospettiva.
Il fatto, insomma, che un cartello di soggetti sociali e sindacali
mobiliti settori di lavoratori su alcuni grandi temi che vanno dalla
spesa militare al salario, dalle pensioni al precariato e che tenga
ritta la barra su questo pacchetto di questioni non è
irrilevante ai fini dello sviluppo di un movimento indipendente dei
lavoratori.
Quest'anno l'iniziativa di sciopero, fissata per il 9 novembre con
manifestazioni regionali, si intreccia con due dinamiche nate su
terreni parzialmente diversi ma che con la piattaforma di sciopero si
intrecciano,
Mi riferisco, in primo luogo, al referendum sul protocollo sul welfare
che ha visto la vittoria, scontata quanto si vuole ma esagerata nelle
dimensioni, dell'apparato dei sindacati concertativi. Su questo terreno
la sinistra CGIL, ed in primo luogo la FIOM, e settori di sindacalismo
alternativo si sono spesi per il No senza spostare più che tanto
al situazione. È tutto da vedere come si muoveranno in occasione
dello sciopero questi settori della CGIL che, ma la cosa è
evidente, sono in grado di orientare non pochi lavoratori. La scelta di
aderire allo sciopero sarebbe un atto coerente con la battaglia
referendaria e, nello stesso tempo, uno strappo rispetto alla
disciplina sindacale, strappo che ritengo molti compieranno.
Vi è poi da considerare che il notevolissimo successo della
manifestazione del 20 ottobre, successo che ha sorpreso per la
dimensione non pochi compagni compreso lo scrivente, ha visto al centro
gli stessi temi sui quali si svolgerà lo sciopero. Al di
là delle ambiguità dal punto di vista programmatico della
manifestazione del 20 ottobre e del fatto che tutti giuravano di
sostenere il governo, è un fatto che una mobilitazione dei
quella consistenza segnala una tensione sociale forte, tensione che
potrebbe confluire anche nello sciopero del 9 novembre allargandone la
base di adesione e la ricchezza dei contenuti.
Entrambe le dinamiche che ho ritenuto di ricordare coinvolgono settori
militanti della sinistra ed hanno, di conseguenza, caratteri precisi e,
per certi versi, limitati.
È evidente che la riuscita dello sciopero e delle manifestazioni
del 9 novembre deriva in primo luogo dalla tensione che si va
sviluppando sui luoghi di lavoro e sul territorio e, in secondo ma non
secondario luogo, dalla capacità di iniziativa e dal radicamento
del sindacalismo alternativo e dell'opposizione sociale.
È altrettanto evidente che perché lo sciopero del 9 abbia
un impatto effettivo è necessario un salto di consistenza delle
adesioni sia allo sciopero stesso che alle manifestazioni, salto che
può derivare solo da un intreccio virtuoso fra sviluppo del
conflitto sociale, crescita organizzativa dell'opposizione sia politica
che sindacale, crisi del sindacalismo concertativo.
Su quest'ultimo argomento si è fatta, recentemente, anche troppa
letteratura da parte di osservatori, giornalisti e studiosi che
intravedono nella FIOM il nucleo intorno al quale si potrebbe aggregare
un sindacato alternativo di dimensioni e radicamento notevolmente
maggiori rispetto ad oggi.
Senza nulla escludere, quest'ipotesi mi sembra tutt'altro che di facile
realizzazione. Una cosa, infatti, è dar voce allo scontento di
settori di lavoratori altro è dar vita ad un'organizzazione
sindacale con la sua complessa struttura e, in ogni caso, la
fuoriuscita dalla CGIL non di singoli o gruppi locali ed aziendali di
iscritti e militanti ma di un'area compatta e struttura non è,
sebbene se ne discuta molto anche nel sindacalismo alternativo,
all'ordine del giorno.
È, d'altro canto, vero che la riuscita dello sciopero del 9
novembre potrà accelerare o rallentare processi di
chiarificazione delle posizioni nel sindacato concertativo. Non
l'obiettivo, questo va da sé, dello sciopero ma un suo possibile
effetto da non sottovalutare.
Cosimo Scarinzi