Umanità Nova, n.34 del 28 ottobre 2007, anno 87

4 novembre a Novara contro gli F35. Marcia antimilitarista


Ci avviciniamo ormai al 4 novembre: il giorno sacro per i militaristi italiani.
In questa tristissima giornata, segnata dal ricordo dei massacri della prima guerra mondiale, si è deciso di organizzare una grande manifestazione antimilitarista per protestare contro la costruzione dello stabilimento dove si vogliono assemblare i nuovi cacciabombardieri americani F35.
Gli F35 sono cacciabombardieri di quinta generazione, sono perfette macchine d'attacco al suolo. Se è necessario, possono pure trasportare armi nucleari.
Gli F35 saranno prodotti “in serie" dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin, alla quale si affiancheranno molte altre imprese per la costruzione delle diverse componenti e per l'assemblaggio finale.
La costruzione di questi cacciabombardieri è stata definita da qualcuno come la più grande impresa di ingegneria aeronautica di tutti i tempi: c'è chi prevede addirittura lo smercio di 5-6.000 velivoli da vendere, nei prossimi trent'anni, alle aeronautiche militari di mezzo mondo, per rimpiazzare i mezzi obsoleti. Non si tratta inoltre solamente di una mera questione riguardante l'innovazione tecnologica, ma pure relativa all'innovazione organizzativa e gestionale.
Per alleggerirsi di parte del peso finanziario gravante sulla produzione degli F35, gli Stati Uniti d'America hanno cercato la “collaborazione" (a diversi livelli di coinvolgimento) di alcuni paesi, loro fidi alleati: Regno Unito, Australia, Canada, Danimarca, Italia, Olanda, Norvegia, Turchia.
Per alcuni analisti di cose militari, ciò ha significato una completa sconfitta di progetti europei alternativi, come per esempio lo sviluppo ulteriore degli Eurofighter in direzione di una ristrutturazione del progetto originario verso una versione più adatta per l'attacco al suolo (e quindi concorrenziale nei confronti degli stessi F35).
Gli F35 sono cacciabombardieri multiruolo, che richiedono un solo uomo di equipaggio. Sono aerei stealth, cioè invisibili ai radar, grazie alla conformazione della loro struttura ed alle vernici che li ricoprono.
Il progetto per la loro costruzione è stato avviato nel 1996 e completato nel 2004. La prova di volo dei prototipi è cominciata nel dicembre 2006.
I promotori del programma di produzione di questo nuovo cacciabombardiere sono stati US Air Force, US Navy, US Marine Corps, UK Royal Navy.
Gli F35 possono essere costruiti in tre varianti: una a decollo ed atterraggio convenzionale (CTOL – conventional take-off and landing), una versione da imbarcare sulle portaerei (CV – carrier variant), una versione a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL – short take-off and vertical landing).
L'assemblaggio finale negli USA si svolge presso l'impianto Lockheed Martin di Forth Worth in Texas.
In Italia è stato scelto come sito per l'assemblaggio finale (che fornirà la maggior parte degli F35 che saranno venduti in Europa) l'aeroporto militare di Cameri, che si trova a pochissimi chilometri da Novara e dove già si cura la manutenzione di F16 Falcon, Tornado, AM-X, e, da poco, pure degli Eurofighter.
Proprio a Cameri verrà costruito, a partire dal prossimo anno, un nuovo stabilimento che sarà gestito da Lockheed Martin e da Alenia Aeronautica.
L'aeroporto militare di Cameri come sede dell'assemblaggio finale degli F35 prodotti per l'Europa è stato scelto con oculatezza.
L'aeroporto militare di Cameri esiste da quasi cent'anni ed è inserito in una comunità che non ne ha mai messo seriamente in discussione l'esistenza (almeno fino ad oggi).
L'aeroporto militare di Cameri ha ospitato, nei tempi in cui era pienamente operativo, F104 e Tornado. Oggi che la sua operatività si è attenuata, contribuisce comunque a diverse imprese militaresche con la manutenzione di aerei militari e con l'offerta delle sue piste per la partenza di eroici militi italici verso le zone di guerra, per esempio verso l'Afganistan.
Vicinissima all'aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c'è la base guidata dalla Caserma Babini. Si tratta della seconda base terrestre italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano esercitazioni di diversi tipi. La Caserma Babini offre inoltre i suoi soldati per la gestione della logistica in diverse operazioni militari all'estero ed in appoggio alle truppe di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi di trasporto e munizionamenti destinati ad alcuni dei teatri di guerra che vedono protagonisti pure i soldati italiani.
È in questo contesto di militarizzazione ambientale che si inserisce il progetto di assemblaggio degli F35.
Ma Cameri non sarà il solo luogo italiano coinvolto nel progetto Joint Strike Fighter (così si chiama appunto il progetto di costruzione dei cacciabombardieri F35). Infatti si prevede il coinvolgimento di 40 siti industriali che si trovano in 12 regioni italiane: siti nei quali si costruiranno diverse componenti del nuovo velivolo da guerra.
Da quello che si può attualmente sapere, per esempio, la Alenia Aeronautica si occuperà della realizzazione delle ali, l'Oto Melara fornirà il cannone, la Selex Communications sarà responsabile della radio UHF, la Galileo Avionica contribuirà alla realizzazione della complessa suite optronica EOTS, l'Aerea dovrebbe realizzare gli attacchi per l'armamento, la Mecaer il carrello, la Sirio Panel parte del cruscotto e dell'illuminazione dell'abitacolo.

I governi italiani hanno deciso di partecipare a tale progetto di costruzione dei nuovi cacciabombardieri americani fin dal 1996, quando era ministro della difesa Andreatta e presidente del consiglio Prodi.
I passaggi parlamentari che hanno confermato l'impegno si sono verificati nel 1998 (governo D'Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi).
La firma definitiva dell'accordo è del febbraio 2007, quando il sottosegretario alla difesa Forcieri (diessino) ha incontrato a Washington il suo collega statunitense Gordon England. Si tratta della decisione di partecipare alle diverse fasi di costruzione degli F35.
Il governo italiano afferma inoltre che, in futuro, sarà necessario acquistare questi nuovi cacciabombardieri perché bisogna sostituire altri velivoli obsoleti: gli AM-X, i Tornado, gli AV8-B.
Fino ad oggi l'impegno finanziario italiano per lo sviluppo del progetto è stato di 1.028 milioni di dollari. Tra breve (e per altri anni che verranno) saranno impegnati altri 903 milioni di dollari. Tutti soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti, ovviamente.
In queste cifre non sono comprese le spese per l'acquisto dei velivoli.
Secondo quanto riferito dal sottosegretario Forcieri, ogni F35 costerà tra 45 e 55 milioni di euro. Secondo altre fonti, si potrà arrivare, tenendo conto di aggiornamenti di prezzi e di allestimenti di armamenti probabili, anche oltre i 100 milioni di euro ciascuno.
Anche se la decisione definitiva di acquisto per l'Italia dovrà essere presa solo a partire dal 2013 (anno dell'uscita dalla fabbrica di Cameri dei primi F35) o poco prima, si ritiene già che il nostro paese acquisterà circa cento velivoli. I conti sono presto fatti: un carico per i contribuenti di almeno dieci miliardi di euro.
Tutti soldi che saranno sottratti ad altri impieghi sicuramente preferibili: investimenti industriali sostenibili, innovazioni nel campo energetico, spesa sociale, ricerca per la protezione dell'ambiente.
Ma di cose del genere poco ci si cura, di fronte all'opportunità di partecipare all'ennesima impresa militarista.
Né si fa troppo caso al fatto che l'aeroporto di Cameri confina con il parco regionale del Ticino, un sito che ha già subito, negli ultimi anni, attacchi d'ogni genere. Non è difficile immaginare che cosa potrebbe significare, quanto ad impatto ambientale, il volo di centinaia di aerei che partiranno da Cameri per i collaudi ed i primi voli di prova.
Ogni inconveniente derivante dalla produzione bellica viene fatto digerire alle popolazioni dei territori dove si vogliono installare gli stabilimenti per la produzione di armi promettendo la creazione di nuovi posti di lavoro.
Anche in quest'occasione si è recitata la solita tiritera, prospettando, in un primo momento, addirittura diecimila nuovi posti di lavoro, presto ridottisi ad un migliaio scarsi (duecento per la produzione degli F35, ottocento nell'indotto).
Non è molto interessante né molto corretto seguire la solita logica produttivistica. Tuttavia, restando all'interno di un tale modo di ragionare (o, meglio, di sragionare), non si può fare a meno di notare che con il medesimo volume di capitale fisso impiegato in una qualsiasi produzione d'armi da guerra si potrebbero generare sicuramente molti più posti di lavoro investendo in settori produttivi non legati all'industria bellica.
E comunque non si vede perché i lavoratori debbano rassegnarsi, in nome di pochi miserabili posti di lavoro, ad essere complici delle politiche aggressive ed imperialiste degli Stati.

L'opposizione alla costruzione dello stabilimento per l'assemblaggio degli F35 è cresciuta sul territorio ed ha coinvolto soggetti di diverso genere, accomunati tuttavia da un sentimento di rigetto nei confronti di ogni impresa militarista, seppure mascherata da missione di pace o umanitaria.
Il successo della manifestazione contro gli F35 e contro tutte le guerre, che si è svolta a Novara il 19 maggio scorso, dimostra la praticabilità di un'opzione radicale e netta. Nonostante la blindatura della città ed il terrorismo mediatico dei giorni che hanno preceduto il corteo, circa duemila persone hanno percorso pacificamente le vie del centro cittadino per rendere pubblico il dissenso contro ogni politica di riarmo e contro tutte le guerre alle quali il nostro paese partecipa.
Ora è il momento di marciare in direzione dell'aeroporto militare di Cameri. È il momento giusto, a pochi giorni dall'inizio dei lavori per la costruzione della fabbrica della morte, per rendersi ancor più visibili: l'appuntamento è per mezzogiorno del 4 novembre a Novara, in piazza Garibaldi (stazione FS), da dove si partirà proprio in direzione di Cameri.
Il capogruppo di Forza Italia in occasione di una recente seduta del consiglio comunale di Novara, come pure un alto ufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana nel corso di una cerimonia svoltasi un paio di mesi fa a Cameri, hanno lamentato il crescente clima antimilitarista che circonda l'aeroporto militare di Cameri e che fomenta l'opposizione contro gli F35. Un pericoloso clima che demoralizzerebbe le forze armate di stanza nel novarese.
Prendiamo le parole di questi due soggetti come uno dei migliori riconoscimenti nei confronti della lotta intrapresa. Possiamo inoltre considerare le parole dei medesimi soggetti sopra citati come il migliore auspicio per la riuscita del corteo del 4 novembre.
Si tratterà di un'ulteriore tappa di un difficilissimo percorso, che, si spera, porterà al rigetto del progetto di costruzione degli F35 ed all'inizio del consolidamento di un movimento antimilitarista di massa.

Dom.

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