Umanità Nova, n.34 del 28 ottobre 2007, anno 87

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Vicenza: chi semina raccoglie

Come previsto, nelle prime ore del 17 ottobre, è stata avviata clandestinamente la bonifica dell'area del Dal Molin, indispensabile prima fase per l'inizio dei lavori di costruzione della nuova e contestata base militare Usa. Infatti, durante la Seconda guerra mondiale, Vicenza fu pesantemente bombardata dagli aerei anglo-americani; tra le innumerevoli bombe - circa 700 - che furono sganciate sull'aeroporto, si calcola che almeno 40/70 siano rimaste, inesplose, nel terreno sino ad oggi.
Così, dopo oltre sessant'anni, i comandi Usa hanno finanziato un'operazione di bonifica del territorio che loro stessi saturarono di bombe, causando oltre 500 vittime tra la popolazione, ma non certo per salvaguardare tardivamente la sicurezza della comunità vicentina. I lavori sono stati affidati alla ditta ABC sas di Firenze.
Il commissario straordinario nominato dal governo, Costa, ovviamente ha fatto del suo meglio per tenere nascosto alla cittadinanza l'inizio dell'intervento, a dimostrazione che il suo ruolo non è tanto quello di mediatore ma di esecutore delle direttive del governo stesso, intenzionato ad andare avanti nel progetto contestato da una larga e convinta opposizione popolare a questa ulteriore e devastante servitù militare.
D'altronde, appena pochi giorni, il 10 ottobre, Dario Franceschini, ritenuto il vice di Veltroni alla guida del Partito Democratico, in visita elettorale a Vicenza era stato assai chiaro a riguardo: "La città avrebbe dovuto fare valere le sue ragioni di opposizione alla nuova base con il governo precedente, o con l'amministrazione locale. Allo stato attuale non è più possibile alcuna marcia indietro e bisogna abbandonare atteggiamenti ideologici".
In realtà a Vicenza tutti sanno che le decisioni riguardanti il Dal Molin tra l'amministrazione Bush e i due governi italiani, prima con Berlusconi poi con Prodi, sono state prese segretamente e del tutto sopra la testa dei vicentini che da quando il progetto è stato reso noto non hanno mancato occasione di far sentire la propria contrarietà, chiedendo invano almeno una consultazione referendaria. Così, sia il governo di centrodestra che quello di centrosinistra, hanno fornito un'impareggiabile lezione sull'ideologia democratica che li pervade, sottolineata da un sempre più pesante clima da stato di polizia e dalla tensione alimentata dalle continue dichiarazioni del sindaco Hullweck contro chi manifesta e dissente.
Il prossimo 15 dicembre, giornata scelta per la manifestazione unitaria internazionale contro il Dal Molin, la caserma Ederle e la militarizzazione del territorio, scadrà il termine per la conclusione della gara d'appalto per le ditte italiane che dovranno costruire la nuova mega-base per la 173ª Brigata aerotrasportata Usa. Alla domanda "perché Vicenza?", il commissario Costa ha risposto che gli Usa hanno preferito trasferire 2 mila soldati dalla Germania all'Italia piuttosto che 4 mila dall'Italia alla Germania. Quindi, secondo la tabella di marcia fissata dai comandi statunitensi, i lavori dovrebbero partire agli inizi del 2008 per concludersi nel 2011; ma tale previsione non sembra tenere conto dell'opposizione sociale al progetto che è già riuscita a far slittare di sei mesi il calendario a suo tempo ipotizzato dai militari.
Un'opposizione che, fin da ora, non intende stare a guardare, come dimostra la crescente mobilitazione contro il Dal Molin e la caserma Ederle.
Sabato 20 ottobre, infatti, si è svolto un sit-in davanti alla caserma Ederle organizzato dal Comitato Vicenza Est, a cui hanno attivamente partecipato anche tre disertori dell'esercito Usa, mentre il Presidio Permanente, che aveva dichiarato la propria non-adesione alla manifestazione filogovernativa di Roma, ha promosso una prima protesta davanti alla rete dell'aeroporto Dal Molin a cui ha partecipato un centinaio di persone.
UN reporter

Gorizia: manifestazione per il diritto d'asilo

Continua la mobilitazione contro il centro di permanenza temporanea di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), così come prosegue l'appoggio ai richiedenti asilo nella rivendicazione dei propri diritti. Venerdì 19 ottobre i richiedenti asilo, insieme ad alcuni attivisti antirazzisti, hanno manifestato davanti alla prefettura di Gorizia, per chiedere che vengano garantiti loro basilari diritti e per consegnare le richieste per l'ingresso nel piano nazionale asilo.
Mercoledì 17 ottobre, in un'assemblea tenuta nella piazza del paese, i richiedenti asilo avevano accolto con entusiasmo la proposta di manifestare e avevano preparato striscioni in inglese per esprimere le proprie rivendicazioni. Sabato, dopo essersi trovati in piazza a Gradisca, in 80 circa hanno raggiunto Gorizia e davanti alla prefettura, sede della commissione che decide sul diritto d'asilo, hanno srotolato gli striscioni, intonato canti e ballato sulla piazza.
Una delegazione è stata fatta entrare in prefettura, a parlare con la commissione e con il prefetto, per spiegare le proprie motivazioni.
La situazione burocratica e di vita per i richiedenti asilo è disastrosa: i colloqui con la commissione hanno tempi d'attesa lunghi e, una volta finiti, è necessario aspettare ancora per la risposta. Intanto mancano vestiti e beni di prima necessità, che dovrebbero essere forniti dalla cooperativa sociale Minerva, che gestisce il cpt, ma non vengono distribuiti.
La situazione all'interno del cpt diventa ogni giorno più drammatica: le rivolte interne e i tentativi di fuga si susseguono, così come le azioni repressive da parte della polizia. Sapere esattamente cosa succede nel cpt è molto difficile (la zona riservata ai richiedenti asilo è separata dall'altra da un muro) ma alcune notizie riescono a filtrare ugualmente.
La lotta contro il cpt però continua: i gruppi e le singole persone che da anni si stanno battendo per la chiusura di quel terribile luogo si stanno organizzando per costruire nuovi momenti di mobilitazione.
Rv

Torino: presidio di solidarietà ai Rom

Dopo l'incendio doloso che ha completamente distrutto il campo Rom di via Vistrorio (cfr. UN 33 '07), la reazione in città è stata molto tiepida: la disinformazione di massa attuata dai media cittadini e nazionali non ha fatto che alimentare il clima di sospetto e il disprezzo razzista verso i rom. Lunedì 15 ottobre si è svolto un presidio di solidarietà con i rom che hanno rischiato di morire tra le fiamme: vi hanno preso parte circa una cinquantina di persone, in gran parte anarchici. I rom, che avevano inizialmente annunciato la propria presenza, spaventati dal clima di odio che li circonda, all'ultimo hanno preferito non partecipare.
Il clima a Barriera di Milano, nella zona a nord di piazza Derna, è particolarmente difficile e l'ostilità nei confronti dei rom è molto forte. Alcune persone rifiutavano i volantini e svicolavano: una donna passando ha inveito gridando che avrebbe voluto che si riaprisse Auschwitz. Fortunatamente molti altri si fermavamo a leggere i volantini e ad ascoltare gli interventi dal microfono. Si tratta di una strada in salita, ma è necessario continuare perché, come diceva il volantino distribuito dalla FAI torinese "Occorre rompere le frontiere dell'odio o l'Europa di oggi diverrà troppo simile a quella in cui migliaia di rom sono stati inghiottiti dalle camere a gas. La politica dei nostri governanti è improntata all'esclusione ed è la faccia legale dei vigliacchi che cercano di ammazzare i bambini."
onan

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