Come previsto, nelle prime ore del 17 ottobre, è stata
avviata clandestinamente la bonifica dell'area del Dal Molin,
indispensabile prima fase per l'inizio dei lavori di costruzione della
nuova e contestata base militare Usa. Infatti, durante la Seconda
guerra mondiale, Vicenza fu pesantemente bombardata dagli aerei
anglo-americani; tra le innumerevoli bombe - circa 700 - che furono
sganciate sull'aeroporto, si calcola che almeno 40/70 siano rimaste,
inesplose, nel terreno sino ad oggi.
Così, dopo oltre sessant'anni, i comandi Usa hanno finanziato
un'operazione di bonifica del territorio che loro stessi saturarono di
bombe, causando oltre 500 vittime tra la popolazione, ma non certo per
salvaguardare tardivamente la sicurezza della comunità
vicentina. I lavori sono stati affidati alla ditta ABC sas di Firenze.
Il commissario straordinario nominato dal governo, Costa, ovviamente ha
fatto del suo meglio per tenere nascosto alla cittadinanza l'inizio
dell'intervento, a dimostrazione che il suo ruolo non è tanto
quello di mediatore ma di esecutore delle direttive del governo stesso,
intenzionato ad andare avanti nel progetto contestato da una larga e
convinta opposizione popolare a questa ulteriore e devastante
servitù militare.
D'altronde, appena pochi giorni, il 10 ottobre, Dario Franceschini,
ritenuto il vice di Veltroni alla guida del Partito Democratico, in
visita elettorale a Vicenza era stato assai chiaro a riguardo: "La
città avrebbe dovuto fare valere le sue ragioni di opposizione
alla nuova base con il governo precedente, o con l'amministrazione
locale. Allo stato attuale non è più possibile alcuna
marcia indietro e bisogna abbandonare atteggiamenti ideologici".
In realtà a Vicenza tutti sanno che le decisioni riguardanti il
Dal Molin tra l'amministrazione Bush e i due governi italiani, prima
con Berlusconi poi con Prodi, sono state prese segretamente e del tutto
sopra la testa dei vicentini che da quando il progetto è stato
reso noto non hanno mancato occasione di far sentire la propria
contrarietà, chiedendo invano almeno una consultazione
referendaria. Così, sia il governo di centrodestra che quello di
centrosinistra, hanno fornito un'impareggiabile lezione sull'ideologia
democratica che li pervade, sottolineata da un sempre più
pesante clima da stato di polizia e dalla tensione alimentata dalle
continue dichiarazioni del sindaco Hullweck contro chi manifesta e
dissente.
Il prossimo 15 dicembre, giornata scelta per la manifestazione unitaria
internazionale contro il Dal Molin, la caserma Ederle e la
militarizzazione del territorio, scadrà il termine per la
conclusione della gara d'appalto per le ditte italiane che dovranno
costruire la nuova mega-base per la 173ª Brigata aerotrasportata
Usa. Alla domanda "perché Vicenza?", il commissario Costa ha
risposto che gli Usa hanno preferito trasferire 2 mila soldati dalla
Germania all'Italia piuttosto che 4 mila dall'Italia alla Germania.
Quindi, secondo la tabella di marcia fissata dai comandi statunitensi,
i lavori dovrebbero partire agli inizi del 2008 per concludersi nel
2011; ma tale previsione non sembra tenere conto dell'opposizione
sociale al progetto che è già riuscita a far slittare di
sei mesi il calendario a suo tempo ipotizzato dai militari.
Un'opposizione che, fin da ora, non intende stare a guardare, come
dimostra la crescente mobilitazione contro il Dal Molin e la caserma
Ederle.
Sabato 20 ottobre, infatti, si è svolto un sit-in davanti alla
caserma Ederle organizzato dal Comitato Vicenza Est, a cui hanno
attivamente partecipato anche tre disertori dell'esercito Usa, mentre
il Presidio Permanente, che aveva dichiarato la propria non-adesione
alla manifestazione filogovernativa di Roma, ha promosso una prima
protesta davanti alla rete dell'aeroporto Dal Molin a cui ha
partecipato un centinaio di persone.
UN reporter
Continua la mobilitazione contro il centro di permanenza temporanea
di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), così come prosegue l'appoggio ai
richiedenti asilo nella rivendicazione dei propri diritti.
Venerdì 19 ottobre i richiedenti asilo, insieme ad alcuni
attivisti antirazzisti, hanno manifestato davanti alla prefettura di
Gorizia, per chiedere che vengano garantiti loro basilari diritti e per
consegnare le richieste per l'ingresso nel piano nazionale asilo.
Mercoledì 17 ottobre, in un'assemblea tenuta nella piazza del
paese, i richiedenti asilo avevano accolto con entusiasmo la proposta
di manifestare e avevano preparato striscioni in inglese per esprimere
le proprie rivendicazioni. Sabato, dopo essersi trovati in piazza a
Gradisca, in 80 circa hanno raggiunto Gorizia e davanti alla
prefettura, sede della commissione che decide sul diritto d'asilo,
hanno srotolato gli striscioni, intonato canti e ballato sulla piazza.
Una delegazione è stata fatta entrare in prefettura, a parlare
con la commissione e con il prefetto, per spiegare le proprie
motivazioni.
La situazione burocratica e di vita per i richiedenti asilo è
disastrosa: i colloqui con la commissione hanno tempi d'attesa lunghi
e, una volta finiti, è necessario aspettare ancora per la
risposta. Intanto mancano vestiti e beni di prima necessità, che
dovrebbero essere forniti dalla cooperativa sociale Minerva, che
gestisce il cpt, ma non vengono distribuiti.
La situazione all'interno del cpt diventa ogni giorno più
drammatica: le rivolte interne e i tentativi di fuga si susseguono,
così come le azioni repressive da parte della polizia. Sapere
esattamente cosa succede nel cpt è molto difficile (la zona
riservata ai richiedenti asilo è separata dall'altra da un muro)
ma alcune notizie riescono a filtrare ugualmente.
La lotta contro il cpt però continua: i gruppi e le singole
persone che da anni si stanno battendo per la chiusura di quel
terribile luogo si stanno organizzando per costruire nuovi momenti di
mobilitazione.
Rv
Dopo l'incendio doloso che ha completamente distrutto il campo Rom
di via Vistrorio (cfr. UN 33 '07), la reazione in città è
stata molto tiepida: la disinformazione di massa attuata dai media
cittadini e nazionali non ha fatto che alimentare il clima di sospetto
e il disprezzo razzista verso i rom. Lunedì 15 ottobre si
è svolto un presidio di solidarietà con i rom che hanno
rischiato di morire tra le fiamme: vi hanno preso parte circa una
cinquantina di persone, in gran parte anarchici. I rom, che avevano
inizialmente annunciato la propria presenza, spaventati dal clima di
odio che li circonda, all'ultimo hanno preferito non partecipare.
Il clima a Barriera di Milano, nella zona a nord di piazza Derna,
è particolarmente difficile e l'ostilità nei confronti
dei rom è molto forte. Alcune persone rifiutavano i volantini e
svicolavano: una donna passando ha inveito gridando che avrebbe voluto
che si riaprisse Auschwitz. Fortunatamente molti altri si fermavamo a
leggere i volantini e ad ascoltare gli interventi dal microfono. Si
tratta di una strada in salita, ma è necessario continuare
perché, come diceva il volantino distribuito dalla FAI torinese
"Occorre rompere le frontiere dell'odio o l'Europa di oggi
diverrà troppo simile a quella in cui migliaia di rom sono stati
inghiottiti dalle camere a gas. La politica dei nostri governanti
è improntata all'esclusione ed è la faccia legale dei
vigliacchi che cercano di ammazzare i bambini."
onan