La Bologna del sindaco sceriffo Cofferati si tinge di nero e reprime indiscriminatamente la libertà di espressione. La sera del 13 ottobre la polizia ha aggredito e pestato cinque giovani che cercavano di impedire un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) di una ragazza che dormiva per strada. Ben sei pattuglie sono intervenute, i giovani identificati come anarchici, pestati e arrestati. La notte successiva alcuni altri giovani che stavano scrivendo sui muri la loro indignazione e la loro solidarietà agli arrestati sono stati a loro volta fermati. Per tutti sono scattate imputazioni per reati comuni (nel primo caso, danneggiamento e rapina: al momento degli arresti sarebbero sparite manette e una radio portatile della polizia...; nel secondo caso, danneggiamento di monumenti di rilevanza storica) e processi per direttissima. Durissimo l'esito del processo per il presunto danneggiamento di muri "di valore artistico": dieci mesi senza la condizionale, perchè i rei, dice il giudice, benchè incensurati, è prevedibile che tornerebbero a commettere il reato (cioè riscriverebbero sui muri...). È evidente che ci stiamo avvicinando pericolosamente alla figura della "colpa d'autore", tristemente nota alla dottrina giuridica sopratutto per le sue applicazioni da parte del regime nazista: si è colpevoli per quel che si è, non per quel che si è commesso. Lo stesso pubblico ministero che ha sostenuto l'accusa ha dovuto ammettere che non ci sono precedenti di questa durezza per fatti di questo tipo. Ormai, evidentemente, la cieca furia repressiva ha completamente obnubilato i cervelli, facendo sì che si sia persa ogni congruità tra beni giuridici tutelati, fatti lesivi e condanne. Ribaltando il discorso, potremmo chiederci: se un muro vale dieci mesi di reclusione, quanto bisogna dare ad un padrone che ammazza i suoi operai con le sostanze tossiche o perchè risparmia sulla prevenzione? Peccato che nessun padrone finisca in galera per omicidio. La presente vicenda si inserisce e va letta nel clima pesantissimo che si respira in città. Va ricordato che da mesi a Bologna ogni forma di manifestazione del dissenso anche attraverso semplici volantinaggi e affissioni viene duramente repressa con denunce, multe e processi e ad essere colpiti sono in particolare gli anarchici. Per non parlare di sgomberi e divieti di manifestare. Naturalmente, la stampa locale e nazionale mistifica i fatti, descrivendo una città "sotto assedio" da parte di orde di "delinquenti asociali" e poveri poliziotti costretti a difendersi da barbare e proditorie aggressioni. Intanto, un'aggressione fascista in un liceo occupato è caduta nel silenzio più totale degli organi di stampa, della politica e degli organi della repressione, questura, prefettura, giudici. Per non parlare del fatto che a Bologna sono avvenuti cinque stupri negli ultimi dieci giorni e nessuna particolare reazione è venuta dagli zelanti "tutori dell'ordine" o dalla stampa e dalla politica "benpensante". La reazione non è però mancata da parte degli antifascisti bolognesi che in una manifestazione molto partecipata e in un due assemblee hanno denunciato l'evidente tentativo che sta avvenendo in città di lasciar mano libera ai fascisti e di reprimere ogni forma di dissenso politico utilizzando gli strumenti del diritto penale comune. Come sempre, i primi ad essere colpiti sono i più acerrimi nemici dello stato, cioè gli anarchici. Tentativo certo non nuovo, ma che si inserisce a pieno titolo nella stretta repressiva che sta colpendo l'insieme del paese e che cerca di stroncare con gli strumenti del diritto penale, processi e galera, ogni voce critica e libera...
Il cronista