"Subii una carica della polizia
davanti alla Questura di Genova. Beccai una manganellata da un
poliziotto per difendere un mio amico poliomelitico."
(Claudio Scajola)
Alla fine sono arrivate la richieste dei PM al processo in corso a
Genova contro 25 persone accusate di "devastazione e saccheggio,
più di due secoli di carcere (224 anni e sei mesi), con pene che
vanno da 6 a 16 anni. Anche se era facilmente prevedibile la richiesta
di condannare quelli che sono diventati, a tutti gli effetti, dei capri
espiatori nessuno si aspettava richieste tanto pesanti per quanto
avvenuto durante le proteste di piazza del luglio 2001.
A queste si aggiungono quelle dell'Avvocatura dello Stato che ha
chiesto 2,5 milioni di danni che sono però principalmente "danni
di immagine". Evidentemente, ma già lo sapevamo, le foto ed i
filmati degli agenti che pestano a sangue persone inermi fanno solo del
bene all'immagine dello Stato.
Le premesse per questo finale c'erano davvero tutte: il reato
contestato,che prevede dagli 8 ai 15 anni di reclusione e che permette
un processo collettivo piuttosto che procedimenti separati, l'uso della
"compartecipazione psichica" per cui chiunque si trova nei pressi di
uno scontro ne diventa immediatamente corresponsabile, e, non ultimo,
il clima attuale che pone al centro del dibattito politico la
"tolleranza zero" contro lavavetri e imbrattamuri, figuriamoci contro
chi osa lanciare un sanpietrino, rovesciare un cassonetto o rubare un
prosciutto in un supermercato.
In un contesto del genere e favorita anche dal quasi completo
disinteresse per tutti i processi riguardanti i fatti di Genova, nelle
ottanta e passa udienze è stata fatta una ricostruzione di
quanto avvenuto in quei giorni mirata esclusivamente ad incastrare i
malcapitati in un teorema che li vede, insieme alle centinaia di
migliaia di persone che arrivarono a Genova, come gli unici
responsabili delle violenze. Una ben strana giustizia quella che chiede
"pene severe ma non esemplari", ma che vorrebbe punire chi ha rotto una
vetrina con la stessa pena di chi ha ammazzato una persona.
Ma è la stessa giustizia che ha già, ripetutamente,
condannato il Ministero degli Interni a risarcire le ferite che gli
agenti hanno causato ad alcuni manifestanti. La stessa che sta
processando decine di agenti e di funzionari per le violenze perpetrate
alla Scuola Diaz ed a Bolzaneto contro persone inermi, ben sapendo che
questi processi si risolveranno in un nulla di fatto. La stessa che ha
mandato assolto l'assassino di Carlo Giuliani. La stessa che ha
arrestato la settimana scorsa cinque persone a Spoleto, per
"terrorismo", senza trovargli in casa neppure una fionda.
Intanto, proprio negli stessi giorni, il Parlamento ha discusso le
nuove misure repressive (il "pacchetto sicurezza") contro chiunque osi
disturbare il meraviglioso mondo che ci circonda, e la Commissione
Giustizia ha dato parere favorevole alla costituzione di una inutile
commissione di inchiesta sui fatti del luglio 2001.
Genova pesa ancora sulla coscienza di tutti quelli che, in quei giorni,
pensavano fosse giusto far sentire la propria voce ai potenti della
Terra, pesa ancora di più su quelli che hanno costruito su quel
movimento le loro fortune politiche. Il processo non è ancora
finito, le condanne proposte non sono ancora state eseguite, ma il
segnale è arrivato chiaro e forte.
Si tratta di vedere adesso se esiste ancora la forza e la voglia di ritornare nelle strade.
Pepsy