Umanità Nova, n.35 del 4 novembre 2007, anno 87

Genova 2001. Vendetta di Stato


"Subii una carica della polizia davanti alla Questura di Genova. Beccai una manganellata da un poliziotto per difendere un mio amico poliomelitico."
(Claudio Scajola)

Alla fine sono arrivate la richieste dei PM al processo in corso a Genova contro 25 persone accusate di "devastazione e saccheggio, più di due secoli di carcere (224 anni e sei mesi), con pene che vanno da 6 a 16 anni. Anche se era facilmente prevedibile la richiesta di condannare quelli che sono diventati, a tutti gli effetti, dei capri espiatori nessuno si aspettava richieste tanto pesanti per quanto avvenuto durante le proteste di piazza del luglio 2001.
A queste si aggiungono quelle dell'Avvocatura dello Stato che ha chiesto 2,5 milioni di danni che sono però principalmente "danni di immagine". Evidentemente, ma già lo sapevamo, le foto ed i filmati degli agenti che pestano a sangue persone inermi fanno solo del bene all'immagine dello Stato.
Le premesse per questo finale c'erano davvero tutte: il reato contestato,che prevede dagli 8 ai 15 anni di reclusione e che permette un processo collettivo piuttosto che procedimenti separati, l'uso della "compartecipazione psichica" per cui chiunque si trova nei pressi di uno scontro ne diventa immediatamente corresponsabile, e, non ultimo, il clima attuale che pone al centro del dibattito politico la "tolleranza zero" contro lavavetri e imbrattamuri, figuriamoci contro chi osa lanciare un sanpietrino, rovesciare un cassonetto o rubare un prosciutto in un supermercato.
In un contesto del genere e favorita anche dal quasi completo disinteresse per tutti i processi riguardanti i fatti di Genova, nelle ottanta e passa udienze è stata fatta una ricostruzione di quanto avvenuto in quei giorni mirata esclusivamente ad incastrare i malcapitati in un teorema che li vede, insieme alle centinaia di migliaia di persone che arrivarono a Genova, come gli unici responsabili delle violenze. Una ben strana giustizia quella che chiede "pene severe ma non esemplari", ma che vorrebbe punire chi ha rotto una vetrina con la stessa pena di chi ha ammazzato una persona.
Ma è la stessa giustizia che ha già, ripetutamente, condannato il Ministero degli Interni a risarcire le ferite che gli agenti hanno causato ad alcuni manifestanti. La stessa che sta processando decine di agenti e di funzionari per le violenze perpetrate alla Scuola Diaz ed a Bolzaneto contro persone inermi, ben sapendo che questi processi si risolveranno in un nulla di fatto. La stessa che ha mandato assolto l'assassino di Carlo Giuliani. La stessa che ha arrestato la settimana scorsa cinque persone a Spoleto, per "terrorismo", senza trovargli in casa neppure una fionda.
Intanto, proprio negli stessi giorni, il Parlamento ha discusso le nuove misure repressive (il "pacchetto sicurezza") contro chiunque osi disturbare il meraviglioso mondo che ci circonda, e la Commissione Giustizia ha dato parere favorevole alla costituzione di una inutile commissione di inchiesta sui fatti del luglio 2001.
Genova pesa ancora sulla coscienza di tutti quelli che, in quei giorni, pensavano fosse giusto far sentire la propria voce ai potenti della Terra, pesa ancora di più su quelli che hanno costruito su quel movimento le loro fortune politiche. Il processo non è ancora finito, le condanne proposte non sono ancora state eseguite, ma il segnale è arrivato chiaro e forte.
Si tratta di vedere adesso se esiste ancora la forza e la voglia di ritornare nelle strade.

Pepsy

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