Dal «Dizionario dei Medicamenta»
Acido fenico: «[…] Si
debbono assolutamente evitare gli impacchi con le soluzioni feniche
perché il contatto prolungato di esse con la cute, dopo un
periodo di anestesia, può provocare fenomeni di necrosi,
specialmente alle estremità […]».
Veratrina: «Tossica alla dose
di 0,5 – 1 cg. Eccita le estremità dei nervi e provoca
energiche azioni riflesse, tenesmo, contratture muscolari, anestesie
cutanee. Applicata su cute e mucose determina irritazione fortissima a
cui segue ottundimento della sensibilità. All'interno non trova
alcuna speciale applicazione; anzi è meglio evitarne l'impiego
perché è molto pericolosa».
In un libro appena uscito da Einaudi, lo storico Sergio Luzzatto
ricostruisce la figura di Francesco Forgione, meglio noto come Padre
Pio o, più recentemente, San Pio. In questo studio che, come
vedremo, non ha mancato di suscitare immediatamente le più
stizzite reazioni dell'intero mondo cattolico (e in questo caso
è sbagliato distinguere fra cattolici "buoni" e cattolici
"cattivi" perché la stizza è stata unanime), Luzzatto
presenta alcuni documenti inediti che proverebbero, se mai ve ne fosse
bisogno, come il cappuccino Forgione non fosse propriamente uno stinco
di santo, a dispetto della massiccia venerazione di torme di piissimi
fedeli che con le offerte e i pellegrinaggi costituiscono uno dei
più grossi cespiti della Chiesa italiana.
Questi documenti parlano, in particolare, delle frequenti, insistenti e
misteriose richieste fatte, nei primi anni Venti, dal buon padre a pie
donne, farmaciste o apparentate con farmacisti. Richieste di
particolari sostanze chimiche, quelle citate all'inizio, atte, con le
dovute manipolazioni, a provocare le famose stigmate da cui discendeva
la sua fama di santità. Acido fenico in dosi industriali, per
provocare le ustioni e i "buchi" nelle mani, la veratrina, richiesta
anch'essa in dosi talmente alte da far sospettare pure la piissima
devota a cui era indirizzata la richiesta, per anestetizzare, con la
massima efficacia, la cute aggredita dall'acido fenico. Di più,
nel libro si parla anche della durissima ma inutile opposizione fatta
alla creazione del mito di santità, da parte di Giovanni XXIII
("Padre Pio, un immenso inganno, un disastro di anime"), costantemente
aggiornato da informatori sulle cose non propriamente cristiane, ma
decisamente piccanti, che accadevano regolarmente, e per lunghi anni, a
San Giovanni Rotondo. Come sempre in questi casi, gli elementi contrari
alla sua dichiarata santità erano la fame di sesso e di soldi.
Sesso a gogò, come provano altre lettere, epistolari e
informazioni riservate inedite, sempre pubblicate da Luzzatto, e la
montagna di soldi che ha sempre girato intorno alla figura del santo
cappuccino.
Ovviamente, come dicevamo, queste notizie, sparate con grandi titoli
dal Corriere della Sera e dalla Stampa, hanno provocato la unanime
riprovazione del mondo cattolico, che dopo la santificazione di
Forgione ad opera del mistico Wojtila, si è messo il cuore in
pace, ha tralasciato di considerare le ricorrenti accuse di
falsità mosse all'interno della Chiesa stessa, e ha deciso che i
soldi e il consenso popolare che gravitano attorno al monastero del
Gargano sono talmente importanti che non ci si può più
permettere di avere la puzza sotto il naso.
E infatti, fra i detrattori dei detrattori di Pio, compare addirittura
Loris Capovilla, che fu per anni il più fedele e sincero
collaboratore di Roncalli, ma che ora non esita a dichiarare che pure
Giovanni XXIII, nella sua ingenuità contadina, fu indotto a
credere alle accuse da informatori falsi e invidiosi. Se addirittura
Capovilla si lascia andare, per la prima volta nella sua vita, in
affermazioni che contrastano con il pensiero e l'opera di Roncalli,
è facile pensare che le reazioni al libro di Luzzatto di altri
noti personaggi del cattolicesimo siano ben più scomposte. E
infatti per Baget Bozzo quello di Giovanni XXIII fu un "massacro
condotto in modo spietato perché padre Pio andava eliminato per
lanciare l'operazione del Concilio Vaticano II", mentre per quell'altra
bell'anima di Socci si usarono "la segregazione e metodi da
Inquisizione per il suo rifiuto di versare nelle casse dell'ordine dei
cappuccini le offerte di San Giovanni Rotondo". Più elegante,
c'era da immaginarselo, Vittorio Messori che dice che Padre Pio
"è ovunque, nelle gigantografie dei Tir e nelle cornicette
d'argento sui tavoli dei Vip, nel borsellino della massaia e nel
portafoglio del professore" mentre il frate Belpiede, uno dei custodi
della miliardaria Casa del Sollievo dalla Sofferenza si chiede, con
finta ingenuità " com'è possibile parlare di relazioni
sessuali da parte di un uomo che allora aveva settant'anni?". Viene
facile il commento, tralasciando la ormai riconosciuta piena
sessualità degli anziani, che delle congiunzioni carnali del
nostro si cominciò a parlare quando aveva poco più di
venti anni, e non se ne è più smesso.
Insomma, come si vede, tutta le anime della chiesa unite per difendere
la presunta "spiritualità" di San Pio, consapevoli che grazie a
questa spiritualità pienamente ufficializzata da Wojtila, si
muove una industria miliardaria alla quale non si può e non si
deve rinunciare. Quindi il monito unanime, tanto da parte del prete
progressista quanto di quello conservatore, di scherzare coi fanti ma
di lasciare stare i santi. Tanto più se l'autore del libro,
oltre a non essere un fanatico del frate è pure un "perfido
ebreo". Ma insomma, è mai possibile che laici e giudei non
abbiano ancora imparato a stare al loro posto? E dire che ne ha fatte
la Chiesa, nei secoli, per insegnarglielo!
Massimo Ortalli