Proviamo a rispondere a questa domanda: perché scioperiamo il 9 novembre? E perché questo sciopero e non altri?
Come mi ha insegnato, alcuni anni fa, un caro compagno sindacalista di
base del torinese, dietro la domanda "perché?" ci sono almeno
due domande principali ed una subordinata.
La prima domanda riguarda le motivazioni: ovvero le ragioni che ci spingono a fare o a non fare una determinata cosa.
La seconda, subordinata a questa, tocca il metodo, ovvero come mai si
utilizza la forma sciopero e in queste modalità e non altro o
non lo stesso ma diversamente. In questo senso la domanda afferisce
all'efficacia dello strumento utilizzato.
La terza ed ultima domanda si riferisce invece ad una questione di tipo
etico e risponde principalmente alla domanda: è giusto o meno
scioperare contro la finanziaria etc.?
Proviamo a dare risposte congrue alla molteplicità delle
domanda, lasciandoci dietro qualche punto interrogativo non risolto.
Sui perché dello sciopero non credo occorra dilungarsi a lungo,
soprattutto per i lettori di "Umanità Nova": il giornale ha
parlato, in diversi numeri, di TFR, di depredazioni pensionistiche, di
precariato perenne, di spese militari e di guerra, di cpt e di
deportazioni (compresi gli ultimi eventi sulla questione "rumena"), di
missioni militari, di contratti al ribasso, di peggioramenti materiali
delle vite di ognuno e via dicendo. Insomma le ragioni sono più
di una e tutte assolutamente valide.
Sullo strumento sciopero: dei sindacati possono coerentemente
organizzare diverse forme di lotta tra cui anche degli scioperi
generali. È abbastanza ovvio, quindi, che dei sindacati, in
questo caso di base e di classe, indicano uno sciopero e non delle
feste in maschera o dei pranzi al sacco alle pendici del Po. È
abbastanza ovvio per chi pensa alla consequenzialità degli
atteggiamenti rispetto agli enunciati dichiarati. Cosa che non sembra
appartenere, invece, alle parti "conflittuali" interne al sindacato
CGIL. Perché se sei un sindacato o parte di esso e parli male o
malissimo delle cose che fa il Governo e degli accordi che firmano i
tuoi dirigenti, conseguentemente e coerentemente, dovresti scioperare
(e non solo sul tuo contratto). Se poi ti stanno sulle chiappe quelli
di base, magari potresti organizzartelo da un'altra parte con i tuoi
amici. Ma nulla di tutto ciò: parole infuocate, ma senza
conseguenze che diano fastidio ai veri manovratori: vuoi per equilibri
interni, vuoi per equilibri esterni, vuoi perché altrimenti non
ti danno più lo stipendio: insomma, ci si può incazzare,
ma solo di sabato.
Lo sciopero serve? Bah!? Che dire. Per essere sinceri non penso che
sposti di un millimetro i rapporti di classe di questo paese. Serve
più che altro ad affermare che esiste un'opposizione reale e
conflittuale del mondo lavorativo, ma non solo, al Governo, ai padroni,
agli accordi al ribasso, nonché a coloro che li firmano. E
questo, per ora, mi basta. Poi, potrebbe servire se durasse un mese di
fila e se generasse comportamenti virtuosi di lotta nei posti di
lavoro, nei quartieri… Ma credo che al momento prevalgano altre
tendenze.
Infine penso che sia giusto farlo, ovvero sia profondamente giusto
opporsi nei modi più svariati ad ingiustizie grandi e piccole e
che occorra farlo nelle forme di lotta più conseguenti. Lo
sciopero generale è un pezzo di queste: ed è uno tra i
pezzi più importanti.
Pietro Stara