A Roma una donna è stata uccisa in un modo brutale. A
commettere il feroce omicidio sarebbe stato un immigrato Rom abitante
in una baracca poco lontano.
L'episodio è l'ultimo, in ordine di tempo, di una serie di atti
criminali che stanno, con inusitata ed immotivata ferocia,
insanguinando la città.
È da registrare che si tratta di atti i cui supposti
responsabili, perlopiù immigrati Rom, sono stati tutti
arrestati.
Immediatamente dopo quest'ultimo episodio si è levato alto il
coro di quanti criminalizzano l'intera etnia degli zingari Rom di
origine rumena per gli atti compiuti da alcuni singoli individui.
Questo atteggiamento forcaiolo e razzista non incontra distinzioni,
né tra i politici (cui non pare vero di trovare qualche capro
espiatorio su cui scaricare il disagio sociale), né, purtroppo,
tra la maggior parte degli abitanti dei quartieri popolari in cui si
trovano questi accampamenti.
Questi episodi di violenza stanno suscitando alcuni casi di
intolleranza razziale. A Roma si è verificato anche un assalto,
una "spedizione punitiva": in una zona dell'estrema periferia sono
stati aggrediti e gravemente feriti tre incolpevoli Rom da un gruppo di
persone incappucciate.
Benché si tratti, con ogni probabilità, di un'azione
decisa a tavolino da qualche partitino di estrema destra e attuata da
una squadraccia fascista, è preoccupante il clima di sostegno
che questi episodi sembrano avere nei quartieri proletari. Si sta
esasperando, ad arte, un clima d'odio che si concretizza con queste
logiche tribali.
A nulla vale, di fronte al delirio collettivo, alla voglia di vendetta,
cercare di far ragionare le persone sul fatto che le
responsabilità siano sempre individuali e mai "etniche". Anche
perché dovremmo, come italiani, essere responsabili (e
perseguiti come tali), della strage compiuta a Ferragosto a Duisburg,
in Germania, da parte di nostri connazionali.
A nulla vale far notare che le prime vittime di tali comportamenti
feroci e sessisti da parte di taluni sono proprio le donne che vivono
negli stessi accampamenti, e con queste rappresaglie, attuate
distruggendo le misere baracche in cui vivono, si colpiscono loro per
prime.
A nulla vale spiegare che, comportandosi così, si istilla l'odio
nei ragazzi che vivono nei campi e che, rifiutati dalla scuole (ove si
teme che "contagino" i loro coetanei), segregati ed oppressi da una
struttura familiare patriarcale, non hanno altra alternativa al furto.
A nulla vale ripetere che con l'occhio per occhio si diventa tutti ciechi.
Non servirà a nulla, ma noi la nostra testimonianza la vogliamo comunque rendere.
Si deve lottare contro il tentativo di far diventare la discriminazione di uso comune.
Sarà inutile cercare di far ragionare sulle motivazioni sociali
delle azioni criminali, ma per noi è l'unico modo per
intervenire sulle cause.
È più comodo ed economico per il potere intervenire con
la repressione, cieca e brutale, nei confronti di persone incolpevoli
ed additarle all'odio pubblico.
Radere al suolo le baracche non servirà a nulla. A meno che non
si voglia risolvere il problema facendo morire di freddo, il prossimo
inverno, vecchi donne e bambini (cioè quelli fisicamente
più deboli) di etnia Rom. Si abbia il coraggio di dirlo. E ci si
aspetti ulteriore violenza da parte di chi lotta per sopravvivere.
Si vuole introdurre l'arbitrio nei confronti di tutti gli immigrati,
anche comunitari, che da ora potranno essere espulsi con un semplice
atto amministrativo.
Li si vuole sottomessi, pronti ad accettare salari di fame e a farsi
sfruttare senza alcuna garanzia. Quei proletari romani che oggi
chiedono misure nei confronti dei Rom, sanno che questo
peggiorerà anche le loro condizioni di vita e di lavoro?
Oggi rileviamo la diffusione di una miseria mentale legata solamente al
consumo di merce, senza neanche il desiderio e la curiosità per
ciò che è diverso, fatta di una "banalità"
ripetitiva e stereotipata di comportamenti uniformanti.
È, purtroppo, uno schema di razzismo già visto. Quello
della banalità di chi obbedisce agli ordini e non è
capace a fare altro, nemmeno quando sa perfettamente che gli ordini da
eseguire porteranno allo sterminio di milioni di persone: ebrei,
zingari, rivoluzionari, omosessuali disabili.
Oggi ci sentiamo estrema minoranza, di fronte alla canea razzista.
Lo siamo stati in altre occasioni, lo saremo ancora in futuro.
Preferiamo essere la voce stonata e fuori da coro che i silenti complici di una politica di sterminio.
FRK & Louise Michel (di Roma)