Umanità Nova, n.36 dell'11 novembre 2007, anno 87

Roma. Fuori dal coro


A Roma una donna è stata uccisa in un modo brutale. A commettere il feroce omicidio sarebbe stato un immigrato Rom abitante in una baracca poco lontano.
L'episodio è l'ultimo, in ordine di tempo, di una serie di atti criminali che stanno, con inusitata ed immotivata ferocia, insanguinando la città.
È da registrare che si tratta di atti i cui supposti responsabili, perlopiù immigrati Rom, sono stati tutti arrestati.
Immediatamente dopo quest'ultimo episodio si è levato alto il coro di quanti criminalizzano l'intera etnia degli zingari Rom di origine rumena per gli atti compiuti da alcuni singoli individui.
Questo atteggiamento forcaiolo e razzista non incontra distinzioni, né tra i politici (cui non pare vero di trovare qualche capro espiatorio su cui scaricare il disagio sociale), né, purtroppo, tra la maggior parte degli abitanti dei quartieri popolari in cui si trovano questi accampamenti.
Questi episodi di violenza stanno suscitando alcuni casi di intolleranza razziale. A Roma si è verificato anche un assalto, una "spedizione punitiva": in una zona dell'estrema periferia sono stati aggrediti e gravemente feriti tre incolpevoli Rom da un gruppo di persone incappucciate.
Benché si tratti, con ogni probabilità, di un'azione decisa a tavolino da qualche partitino di estrema destra e attuata da una squadraccia fascista, è preoccupante il clima di sostegno che questi episodi sembrano avere nei quartieri proletari. Si sta esasperando, ad arte, un clima d'odio che si concretizza con queste logiche tribali.
A nulla vale, di fronte al delirio collettivo, alla voglia di vendetta, cercare di far ragionare le persone sul fatto che le responsabilità siano sempre individuali e mai "etniche". Anche perché dovremmo, come italiani, essere responsabili (e perseguiti come tali), della strage compiuta a Ferragosto a Duisburg, in Germania, da parte di nostri connazionali.
A nulla vale far notare che le prime vittime di tali comportamenti feroci e sessisti da parte di taluni sono proprio le donne che vivono negli stessi accampamenti, e con queste rappresaglie, attuate distruggendo le misere baracche in cui vivono, si colpiscono loro per prime.
A nulla vale spiegare che, comportandosi così, si istilla l'odio nei ragazzi che vivono nei campi e che, rifiutati dalla scuole (ove si teme che "contagino" i loro coetanei), segregati ed oppressi da una struttura familiare patriarcale, non hanno altra alternativa al furto.
A nulla vale ripetere che con l'occhio per occhio si diventa tutti ciechi.
Non servirà a nulla, ma noi la nostra testimonianza la vogliamo comunque rendere.
Si deve lottare contro il tentativo di far diventare la discriminazione di uso comune.
Sarà inutile cercare di far ragionare sulle motivazioni sociali delle azioni criminali, ma per noi è l'unico modo per intervenire sulle cause.
È più comodo ed economico per il potere intervenire con la repressione, cieca e brutale, nei confronti di persone incolpevoli ed additarle all'odio pubblico.
Radere al suolo le baracche non servirà a nulla. A meno che non si voglia risolvere il problema facendo morire di freddo, il prossimo inverno, vecchi donne e bambini (cioè quelli fisicamente più deboli) di etnia Rom. Si abbia il coraggio di dirlo. E ci si aspetti ulteriore violenza da parte di chi lotta per sopravvivere.
Si vuole introdurre l'arbitrio nei confronti di tutti gli immigrati, anche comunitari, che da ora potranno essere espulsi con un semplice atto amministrativo.
Li si vuole sottomessi, pronti ad accettare salari di fame e a farsi sfruttare senza alcuna garanzia. Quei proletari romani che oggi chiedono misure nei confronti dei Rom, sanno che questo peggiorerà anche le loro condizioni di vita e di lavoro?
Oggi rileviamo la diffusione di una miseria mentale legata solamente al consumo di merce, senza neanche il desiderio e la curiosità per ciò che è diverso, fatta di una "banalità" ripetitiva e stereotipata di comportamenti uniformanti.
È, purtroppo, uno schema di razzismo già visto. Quello della banalità di chi obbedisce agli ordini e non è capace a fare altro, nemmeno quando sa perfettamente che gli ordini da eseguire porteranno allo sterminio di milioni di persone: ebrei, zingari, rivoluzionari, omosessuali disabili.
Oggi ci sentiamo estrema minoranza, di fronte alla canea razzista.
Lo siamo stati in altre occasioni, lo saremo ancora in futuro.
Preferiamo essere la voce stonata e fuori da coro che i silenti complici di una politica di sterminio.

FRK & Louise Michel (di Roma)

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti