Umanità Nova, n.36 dell'11 novembre 2007, anno 87

Pacchetto sicurezza-1. I poveri nel mirino


Più volte annunciato e rimandato, il cosiddetto Pacchetto sicurezza del governo Prodi è stato approvato dal consiglio dei ministri del 30 ottobre. In realtà si tratta di quattro disegni di legge, più altre norme sparse in alcuni provvedimenti in itinere parlamentare. Una norma è stata immediatamente però inserita in un decreto legge approvato in tutta fretta sull'onda dell'emozione suscitata dall'omicidio della sig.ra Reggiani a Roma: si tratta della norma che consente ai prefetti di espellere cittadini comunitari per motivi di sicurezza pubblica. Giocoforza, in questi giorni l'attenzione mediatica e politica si è incentrata sulla "questione romeni". Senza voler sminuire lo smaccato tentativo di individuare un capro espiatorio per tutti i mali della nostra società negli zingari e negli immigrati più poveri e marginali provenienti da quel paese, va detto con forza che i quattro disegni di legge presentano aspetti allarmanti per quel che concerne la quotidianità e normalità della gestione dei fatti penalmente rilevanti. La prima impressione, ad una lettura congiunta delle varie norme sparse nei quattro disegni legge e non solo, è che il carcere si presenta sempre più come "discarica sociale", da un lato, mentre assume un ruolo sempre più centrale nella risposta che viene data al crescente disagio sociale: non solo nel senso che chi è soggetto/vittima di questo disagio finirà più facilmente in galera e ci resterà il più a lungo possibile; ma anche che lo "sbattere in galera e tenerceli" certi soggetti è presentata come risposta alla "percezione di insicurezza" crescente. Una società precaria ed insicura viene tranquillizzata dal fatto che certi soggetti "finiscano in galera e ci stiano".
Andiamo con ordine. Qui analizzeremo il primo disegno di legge. Seguirà l'analisi degli altri tre, che si occupano di reati di particolare allarme sociale e certezza della pena; della banca dati del DNA; di criminalità organizzata, organizzazione degli uffici giudiziari e altre norme miscellanee. Il primo disegno di legge si occupa, invece, della "sicurezza urbana", al fine di migliorare la "qualità della vita" delle nostre città, combattendo la cosiddetta "criminalità da strada" e "l'illegalità diffusa". Di fatto, viene concesso ai sindaci di emanare provvedimenti urgenti a tutela della "sicurezza urbana" e si prevede un più stretto collegamento tra prefetti, sindaci, polizia e vigili urbani; principale obiettivo è quello di permettere ai sindaci lo sgombero di campi nomadi et similia: come si evince chiaramente dal fatto che vengano previste specifiche conferenze con i sindaci dei comuni limitrofi e il presidente della provincia se gli effetti del "provvedimento urgente" possano ricadere su comuni vicini con uno spostamento delle "attività illecite", cioè i campi nomadi. Dopodichè, viene introdotto nell'ordinamento il reato di "impiego di minori nell'accattonaggio" e vengono inasprite le pene per chi utilizza minori per la commissione di reati. Ai prefetti è concesso il potere di espellere cittadini comunitari per motivi di "sicurezza pubblica" (come detto, questa norma è stata inserita in un decreto legge dopo l'omicidio Reggiani). Spiega la Guida al pacchetto sicurezza rinvenibile sul sito del ministero dell'interno che "I motivi di pubblica sicurezza, in attuazione della direttiva europea, sono imperativi quando il comportamento del comunitario compromette la dignità umana o i diritti fondamentali della persona umana, oppure compromette l'incolumità pubblica rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l'ordinaria convivenza". Come si può vedere, la dizione è lata e si presta quindi ad un uso molto elastico. Merita riportare integralmente dalla stessa Guida il capitolo intitolato: "L'allontanamento per mancanza di mezzi di sostentamento" – "Al di là delle questioni relative alla sicurezza pubblica, già oggi, in attuazione della normativa europea, un cittadino comunitario non può risiedere in Italia per più di tre mesi se non dimostra di essere in possesso di mezzi legali di sostentamento. Se, dunque, un cittadino straniero comunitario viene individuato sul territorio nazionale da oltre tre mesi senza mezzi legali di sostentamento può essere allontanato. Il problema, però, è che in questo caso l'allontanamento, in base alle norme europee, non comporta il divieto di reingresso. E quindi lo strumento non è di utile applicazione. Per rendere questo strumento più efficace, la riforma prevede che il destinatario del provvedimento debba consegnare al Consolato italiano nello Stato Ue di nazionalità un'attestazione di ottemperanza all'allontanamento. L'inosservanza della consegna dell'attestazione comporta la sanzione, a carico del cittadino Ue individuato sul territorio nazionale, dell'arresto da uno a sei mesi e di una ammenda da 200 a 2.000 euro. In questo modo, in sostanza, il cittadino straniero, se non vuole essere arrestato, dovrà davvero lasciare l'Italia, mentre oggi di fatto può non farlo perché se viene individuato nuovamente sul territorio nazionale può sempre sostenere di essere uscito e rientrato". Si è voluto citare integralmente il passo perchè nella sua disarmante sincerità chiarisce come la povertà sia considerata sinonimo di colpevolezza. Infine, pene inasprite per chi "danneggia i muri", cioè ci scrive o disegna sopra e per gli occupanti abusivi del suolo pubblico: il tutto a tutela del "decoro urbano". Qui davvero la tragedia si converte in farsa: chioschi abusivi e graffitari sarebbero emergenze urbane? Non sono altri i problemi di ogni grande città italiana? Le sterminate periferie di Roma non chiedono ben altri interventi? Ma Rutelli e Veltroni da quanti anni sono sindaci di Roma? E così su e giù per la penisola: centri città trasformati in salotti e le periferie spesso prive dei minimi servizi. E ora si puniscono duramente coloro che scrivono sui muri del salotto buono o mandano avanti qualche chiosco abusivo. Con un richiamo al concetto di "decoro urbano" che ricorda tanto la "pubblica morale" di un'italietta clerico-fascista e rancorosa che sembrava consegnata alla storia, ma che invece  non muore mai. Anzi: è viva e vegeta e detta la linea (1 – continua).

W.B.

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