Umanità Nova, n.36 dell'11 novembre 2007, anno 87

Torino: il PM chiede 5 anni e 5 mesi per gli antifascisti. Devastazione della verità


Volge al termine il processo che vede imputati a Torino dieci antifascisti accusati di "devastazione e saccheggio" (art. 419) per fatti accaduti il 18 giugno 2005. Una manifestazione indetta per sensibilizzare la città e protestare dopo l'accoltellamento di due occupanti del Barocchio squat da parte di una squadraccia fascista venne caricata nella centrale via Po per impedire ai manifestanti di arrivare nella centralissima piazza Castello. Il 30 ottobre il PM ha formulato le sue richieste, dopo una lunga ricostruzione storica e giuridica della vicenda e dello specifico reato: cinque anni e cinque mesi di reclusione è la pena richiesta per tutti salvo uno degli imputati, per il quale è stata richiesta la pena di cinque anni e sette mesi per partecipazione anche ad una manifestazione contro il locale cpt per immigrati. Interessante ed agghiacciante la ricostruzione dal punto di vista giuridico del perchè gli imputati rischino pene tanto alte pur, anche secondo il PM, essendo loro direttamente addebitabili solo condotte di resistenza e lesioni, cioè i tipici reati di scontri con le forze dell'ordine. Gli imputati rispondono di "concorso" in "devastazione e saccheggio" perchè le loro condotte sarebbero avvenute immediatamente prima di quelle di "devastazione e saccheggio" e quindi ne avrebbero in qualche modo consentito il verificarsi. La circostanza poi che i danni risultanti dalla manifestazione o, meglio, dalla carica della polizia, siano di tenue entità e che quindi risulti difficile definirli sia "devastazione" che "saccheggio", poco rileva. Il reato punisce la messa in pericolo dell'ordine pubblico e quindi il normale svolgersi della civile convivenza: dato che il sabato pomeriggio dei torinesi fu turbato dalla manifestazione o, meglio, dalle conseguenze della carica della polizia, il reato punito dall'art. 419 c.p. è avvenuto: è un reato di massa, certo qualcuno lo ha commesso; non sono però gli imputati, che rispondono a titolo di "concorso" per condotte attribuite loro antecedenti il più grave reato che tuttavia deve essere loro imputato. La morale è: se si partecipa ad una manifestazione si sappia che si possono rischiare più di cinque anni di galera "se capita qualcosa". "Speciale attenzione" il PM dedica agli anarchici imputati. A Tobia viene appiccicato il ruolo di leader, istigatore alla violenza per tutto il corteo e poi trascinatore dei manifestanti "come un sol uomo" (parole testuali...) contro i poliziotti che a quel punto si devono difendere. Certo al PM Tatangelo il libro di Tobia, "Le scarpe dei suicidi" in cui si racconta della sua responsabilità nella morte suicida in prigionia di Sole e Baleno, brucia, eccome. Per Massimiliano ed Agnese, il primo imputato, la seconda teste a difesa, il PM chiede che vengano processati anche per calunnia: hanno infatti dichiarato che Massimiliano (per il quale sono chiesti, come per gli altri, cinque anni e cinque mesi di reclusione) non brandì alcun tubo metallico durante la manifestazione, ma che quel tubo è un'invenzione bella e buona dei poliziotti; dato che gli stessi poliziotti, dice il PM, "non hanno ragione di mentire" (sic: e le molotov portate alla Diaz? E tanti episodi simili?...), certo mentono gli anarchici Massimiliano ed Agnese, che quindi sono dei calunniatori.
La vicenda ha nel suo complesso, come è ovvio, chiari connotati politici. Basti a dimostrarlo il fatto che il PM abbia totalmente glissato sugli antefatti della manifestazione (aggressione fascista con tentato omicidio) e quindi sulle motivazioni per cui i manifestanti volevano portare nel centro di Torino la loro protesta. Evidentemente questo non andava fatto e quindi la carica della polizia. Quindi le motivazioni antifasciste vanno obliate perchè la protesta sociale va criminalizzata. Questo processo deve evidentemente servire da esempio: se passa l'aberrante tesi del PM, ogni manifestazione sarà a rischio e chi vi partecipa saprà di correre il rischio del coinvolgimento in un processo penale che potrebbe concludersi con condanne ad anni di galera. Il 20 novembre parleranno i difensori degli imputati. Poi forse lo stesso giorno, la sentenza.

Il cronista

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