Umanità Nova, n.36 dell'11 novembre 2007, anno 87

La commissione parlamentare d'inchiesta sul G8. Un'inutile farsa


Le commissioni parlamentari d'inchiesta non sono mai servite a nulla. È uno dei modi che il parlamento ha per non risolvere un problema.
Le prime furono create nel 1948 "Sulla disoccupazione" e "Sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla". Non ci sembra che, neanche a distanza di 60 anni, abbiano avuto alcun effetto.
È dal 20 dicembre 1962 che esiste in Italia una commissione parlamentare d'inchiesta "Sul fenomeno della mafia" e, tranne che fornire nella presente legislatura un comodo scranno da cui fugare gli eventuali sospetti di connivenze mafiose a Vito e a Pomicino, non ci sembra abbia mai avuto altra funzione.
In effetti, alcune di queste commissioni, una funzione l'hanno avuta: quella di gestire qualche scandalo che avesse indignato o preoccupato l'opinione pubblica, facendo finta che il Parlamento se ne interessasse, facendo quindi decantare l'attenzione sull'argomento ed infine consegnando il tutto alle spiegazioni fornite sul tema da chi fosse in maggioranza in parlamento e quindi nella stessa commissione d'inchiesta. Questa è stata la sorte delle commissioni d'inchiesta che si sono succedute sulla ricostruzione seguita al terremoto del Belice, sulle tangenti nella costruzione dell'Aeroporto di Fiumicino, su Moro, sulla P2, su Sindona, e via scorrendone l'elenco.
Per questo motivo siamo sicuri che non sarebbe servita assolutamente a nulla la commissione d'inchiesta sul comportamento della polizia durante il G8 di Genova nel 2001.
In questi stessi giorni una magistratura ossequiosa chiede 16 anni per chi, in quelle giornate, ha lanciato una molotov. Tanto per fare un paragone, per una rapina a mano armata condannano, in genere, a non più di 6 anni. Ricordiamo che le violenze di cui sono accusati gli imputati sono sostanzialmente nei confronti di cose inanimate e senza cuore (come banche e galere) e non di persone.
Contemporaneamente appare sempre più probabile la prescrizione per poliziotti, carabinieri ed agenti di custodia, colpevoli di violenze gravissime ai danni di persone inermi, di aver fabbricato prove contro innocenti e di essere riusciti a manipolare le prove a loro carico. Non ci interessa la galera per nessuno, neanche per questi criminali, che del resto sono stati già premiati e promossi dai loro mandanti.
Strideva, per un governo che ha sempre proclamato la propria estraneità alla gestione da "macelleria messicana" delle giornate di Genova 2001, una simile disparità di trattamento tra la richiesta di 225 anni di galera per i manifestanti fermati e la prescrizione per i poliziotti.
Nulla di meglio che la creazione di una commissione d'inchiesta che non avrebbe risolto nulla pur facendo finta di fare qualcosa.
Nella commissione parlamentare che avrebbe dovuto decidere il relatore del progetto di legge sull'istituzione di questa commissione d'inchiesta però due partiti della maggioranza (l'Udeur di Mastella e l'Italia dei Valori di Di Pietro) hanno votato contro l'istituzione di questa commissione, la cui sorte è d'improvviso divenuta incerta.
Vedremo come finirà in aula questa squallida vicenda, giocata sulla pelle di Carlo Giuliani e di tutti quelli che a Genova sono stati brutalmente pestati.
L'unica nota di colore è il pentimento di Franca Rame, che nelle scorse elezioni ha fatto la campagna elettorale proprio per l'Italia dei Valori, riuscendo anche ad essere eletta senatrice con quel partito. Non è da escludere che il suo impegno elettorale abbia portato qualche voto e qualche deputato in più al gruppo parlamentare. Magari proprio quel deputato che ha consentito la bocciatura della proposta di istituzione della commissione d'inchiesta.
Ci auguriamo che non si sia pentita solo dell'Italia dei Valori, ma abbia compreso la stupidità di voler cambiare le cose attraverso il parlamentarismo.
Speriamo solo che il marito non scriva "Morte accidentale di un no-global", visto che nell'accidentalità dell'evento, stavolta ha una responsabilità anche sua moglie.

FRK

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