Umanità Nova, n.36 dell'11 novembre 2007, anno 87

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Cameri no F-35: il 4 novembre

4 novembre: le autorità celebrano i massacri della prima guerra mondiale, festeggiano il sangue versato, gioiscono sui corpi dilaniati dalle bombe e dalle pallottole, sfilano e omaggiano il milite ignoto, il piccolo fante ucciso da ignoto nemico lui pure inviato al macello e scampato non si sa come al massacro.
4 novembre: mercenari, di tanto o poco salario, in divisa lustra e ordinata ripagano i loro padroni esibendo orgoglio e teatrale ferocia a difesa (lo dicono loro) di una comunità che vorrebbero composta tutta di servi.
4 novembre: i perfidi folletti metallurgici riposano nelle loro tane dopo tanto operare a fabbricare fucili e bombe e velivoli che in alto si lanciano per poi colpire, dieci chilometri più in basso, ignari soldati nemici e folle di inermi civili che il caso ha voluto collocare proprio sotto l'ombra dell'aereo assassino.

4 novembre: noi ci muoviamo, lenti, dalla stazione di Novara, verso nord, nel sole di un novembre inatteso quasi mite di una primavera perduta.
Tanti compagni a marciare verso l'aeroporto militare di Cameri, là in fondo, undici chilometri lontano, al limitare della boscaglia del parco del Ticino.
Qui vogliono costruire i loro nuovi cacciabombardieri armati di tutto punto: nuove meraviglie meccatroniche pronte alla missione spietata di uccidere e uccidere ancora e di uccidere ancora meglio di prima e di sempre.
E noi non vogliamo che si costruiscano, qui vicino alle nostre case né altrove, queste nuove armi tremende.
Ed è per questo che marciamo, a fatica marciamo.
Ed è per questo che sfidiamo gli sguardi ostili, o solo ottusi e sorpresi, di chi ci guarda marciare.
Passando da Cameri si celebra in piazza un funerale solenne. Alcuni compagni mettono in scena il vero volto delle imprese di morte che vogliono imporci e farci pure gradire.
Si arriva infine, che quasi già è il tramonto, di fronte all'ingresso dell'aeroporto assassino. Proprio qui dentro vogliono costruire gli F35, i favolosi nuovi cacciabombardieri americani.
Qui davanti, schierati a decine, poliziotti e blindati. Quasi fossimo noi l'orda assassina, quasi fossimo noi gli assetati di sangue. E non invece lo fossero i loro padroni, quelli pronti a fabbricare bombe e vettori efficienti a sterminare nemici d'ogni luogo e ideale.
Ci guardiamo. Forse ancora stupiti che la realtà si possa rovesciare a piacere di chi tiene il potere nelle sue mani rapaci. Ci guardiamo. Come non sapessimo che qui ed ora, come sempre ed in ogni luogo, vogliono farci intendere che tutto questo è normale: che il dominio è natura, che l'assassinio è difesa, che l'attacco non è offesa, che uccidere può essere giusto, e anche santo e lodevole, quando si agisce in nome del tuo padrone, lo stato.
Noi comunque restiamo. Qui restiamo a guardarci e ad ascoltare le voci di chi ricorda che le lotte si devono fare, che non si può rinunciare a provare.
Abbiamo scelto un nemico difficile. Ci volgiamo contro il nucleo profondo del dominio del mondo: le fabbriche d'armi ed i loro scherani, i signori del capitale privato e di stato, gli affamatori d'ogni epoca e stile, quelli che lucrano sul dolore degli altri.
È solo un passo verso un giorno più chiaro. Noi sappiamo che la strada non è breve. Noi sappiamo che ci vuole pazienza e costanza. Noi sappiamo. E ancora proviamo.

Ore 12 del 4 novembre, piazza Garibaldi a Novara: arrivano i manifestanti contro l'assemblaggio degli F35. Ore 13,30: si parte, in lenta, faticosa marcia. Ore 16: si è nella piazza di Cameri, paese da lungo asservito all'aeronautica militare. Ore 17: si è davanti all'aeroporto militare dove vogliono costruire, tra breve, i nuovi e tremendi cacciabombardieri. Fronteggiati da miriadi di sbirri, come fossimo noi a delinquere e non gli assassini che loro difendono sempre. Ore 18: iniziamo a tornare verso le nostre case, novaresi, vercellesi, torinesi, milanesi, varesotte, bergamasche, vicentine, alessandrine, genovesi, livornesi, astigiane, cameresi...
Abbiamo solo fatto quel che dovevamo fare.
Dom.

Gradisca: rivolte e fughe al CPT

La situazione nel CPT di Gradisca d'Isonzo si fa ogni giorno più pesante: le tensioni, le rivolte e i tentativi di fuga (per la nostra gioia a volte riusciti) sedati a colpi di lacrimogeni sono quasi quotidiani. Particolarmente significativa la fuga avvenuta il 27 ottobre di ben 12 immigrati che, aiutati dagli altri reclusi, sono riusciti a scavalcare la recinzione e a scappare attraverso i campi. Anche nei giorni successivi non sono mancate le proteste con gruppi di immigrati saliti sui tetti per reclamare la propria libertà e dignità. Uno degli esempi più clamorosi dell'atteggiamento persecutorio della Questura è stata l'espulsione pochi giorni fa di 7 egiziani dopo che questi avevano coraggiosamente denunciato i mercanti di schiavi che li avevano condotti qui in Italia.
In questo contesto continua l'opera dell'Osservatorio sul CPT che raccoglie le varie anime del movimento antirazzista locale che da quasi quattro anni si batte contro questa vergogna. Come già scritto su UN (vedi n. 34 del 27 ott.) in questo momento si sta seguendo in particolare la situazione dei richiedenti asilo "ospiti" all'interno del CPT in una sezione creata ad hoc che - giuridicamente parlando - non si sa neanche cosa sia visto che non è né un centro di identificazione né un centro di prima accoglienza. Anche qui gli immigrati - pur godendo di alcune relative libertà di movimento - sono oggetto di vessazioni della polizia e del totale disinteresse della coop. Minerva che gestisce la struttura. Ma come dimostrato dal riuscito presidio di due settimane fa sotto la prefettura di Gorizia, i richiedenti asilo sono ben intenzionati a far valere i loro diritti. Come sempre saremo al loro fianco: la mobilitazione per la chiusura dei CPT non si ferma.
f.

Trapani: due giorni contro la guerra

Il Coordinamento per la Pace di Trapani ha promosso e organizzato una due giorni all'insegna dei valori della pace e della cooperazione tra i popoli. Per tutto il pomeriggio di sabato 3 novembre si è tenuto un presidio pacifista in piazza Vittorio Veneto per sensibilizzare la cittadinanza trapanese sulla necessità di rifiutare la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti. Con l'allestimento di pannelli informativi è stato dato ampio spazio alla storia dei crimini di guerra su scala mondiale, sulle politiche militariste e sui numerosi focolai di conflitto che ancora oggi insanguinano il pianeta. Bandiere, striscione rossonero e un nutrito banchetto di stampa libertaria hanno garantito massima visibilità ai contenuti dell'antimilitarismo anarchico.
Domenica 4 novembre in serata, presso la sede dei Cobas, si è svolta la proiezione di un documentario autoprodotto ("IV novembre, niente da festeggiare") sulle guerre di ieri e di oggi e su alcuni misteri che avvolgono le vicende più tragiche della storia passata e recente del militarismo italiano e internazionale.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Marino: cena per UN

L'iniziativa di raccolta fondi per Umanità Nova organizzata a Marino (rm) dal gruppo dei vendicatori delle umane sofferenze è stata un grande successo. Sono stati raccolti più di 800 euro fra riviste vendute, abbonamenti e cena di sottoscrizione. Lunedì 29 ottobre una sessantina di compagni, dei Castelli Romani, di Roma e della provincia hanno cenato in un clima rilassato e divertito. Tutto ciò riempie di soddisfazione noi organizzatori perché volevamo fortemente una risposta così numerosa da parte dei compagni perché la causa lo meritava. Certo non abbiamo risolto tutti  i problemi ma abbiamo provato a dare una mano, concretamente.
Vogliamo cogliere l'occasione per ringraziare Massimo e Monica, i titolari del ristorante "Mucca Pazza" che ci hanno ospitato devolvendo l'intero incasso alla rivista.
Durante la serata non abbiamo voluto fare interventi politici che ne avrebbero interrotto il normale svolgimento, ma ciò che avremmo voluto comunicare lo pubblicheremo presto sul nostro blog: http://ivendicatori.blogspot.com/ ora vogliamo soltanto dire che auspichiamo che iniziative del genere non siano più necessarie in futuro e che la rivista si possa sostenere soltanto con la vendita delle copie e degli abbonamenti, allargando il numero dei lettori, è un traguardo ancora lontano ma,  con lo sforzo di tutti, raggiungibile.
Grazie a tutti coloro che sono intervenuti, la riuscita dell'evento è merito vostro.
Marco Caponera
uno de "I Vendicatori delle Umane Sofferenze"

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