Umanità Nova, n.37 del 18 novembre 2007, anno 87

Giorni cattivi. La polizia spara, i tribunali regalano galera


Si fatica a star dietro alla cronaca di questi giorni incattiviti in cui il potere schiuma, avvitandosi su se stesso e distribuendo morte e galera. Domenica 11 novembre un poliziotto uccide con un colpo di pistola alla testa sparato da sessanta metri un tifoso laziale. Il colpo, manco a dirlo, sarebbe partito accidentalmente, ma ha colpito con balistica precisione proprio il cranio che si trovava sulla traiettoria. Viene ipotizzato l'omicidio colposo. Le città italiane sono state attraversate da scontri tra tifoserie e polizia e carabinieri e sopratutto Roma ha trascorso una "giornata particolare": assalti a caserme della polizia e duri scontri di piazza. Alla fine quattro fermati, per i quali non è scattata la "solita" condanna per direttissima per resistenza, danneggiamenti e lesioni, ma è stata ipotizzata la finalità di "terrorismo" nelle condotte ora indicate: una novità nella repressione dei fatti attribuiti agli ultras delle squadre di calcio.
A Milano, il 12 novembre si è concluso il processo per i fatti dell'11 marzo 2006, quando un gruppo di antifascisti cercò di impedire una parata di Fiamma Tricolore; in quell'occasione furono arrestate una trentina di persone, accusate di "devastazione e saccheggio" (art. 419 c.p.), un reato che prevede pene dagli otto ai quindici anni di reclusione. Metà tra primo e secondo grado sono state assolte da ogni accusa, mentre per quindici è stata confermata la pena di quattro anni inflitta in primo grado con rito abbreviato. Niente morti né feriti e pratica impossibilità di attribuire fatti specifici agli imputati: eppure anni e anni di galera per un "reato collettivo", cui basta aver "concorso"con condotte del tutto estranee.
Colpisce la violenza del potere che cerca di seppellire sotto imputazioni da tempo di guerra le manifestazioni di piazza, accollando a semplici partecipanti fatti per i quali sono previste gravissime pene. Evidente l'intento intimidatorio, ma pure la crisi di nervi che attraversa il potere, incapace di controllare le proprie spinte repressive, totalmente privo di misura, come ci si aspetterebbe da chi controlla la situazione. Invece il grado dell'emergenza politica e sociale può essere misurato proprio sulla facilità con cui le forze del disordine uccidono ed i magistrati elaborano le più vendicative e draconiane ipotesi accusatorie pur di schiacciare ogni "disturbo" all'ordine pubblico.
La democrazia autoritaria che cerca di fare tabula rasa di ogni opposizione sociale bolla come "terrorista" o "devastatore" chi si oppone allo stato di cose presenti in decine e decine di inchieste aperte in tutta l'Italia, dove fantomatiche accuse di "associazione sovversiva" cercano di imbavagliare gruppi e realtà che non si piegano alla patinata e levigata democrazia di cui il sindaco di Roma e segretario del Pd meglio incarna lo spirito: una democrazia senza contraddizioni, senza conflitti, in cui i preti e i poliziotti hanno sempre ragione e lavorano per noi, per la nostra salvezza e protezione.
Quando la maschera cade ed il potere si manifesta come cieca e stupida capacità omicida, non è certo permesso protestare od indignarsi e chi lo fa va punito come "antisociale", perchè nega la sussistenza di quella pacata trama di rapporti orizzontali e neutri di cui sarebbe intessuta la società, e grida piuttosto la sua rabbia e la violenza che subisce ogni giorno. Tutto ciò è insopportabile per chi monta ogni giorno il baraccone dell'apparenza che dovrebbe istupidirci e ammansirci del tutto. Per fortuna resistiamo alle ondate di pornografica violenza e di menzogne che ci vomitano ogni giorno addosso, sapendo che più aumenta lo strepito più il potere dice tutta la sua debolezza.

W.B.


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