A Milano, l'adesione allo sciopero generale e la partecipazione alla
manifestazione contro finanziaria e precariato ha avuto riscontri
soddisfacenti, in un momento così difficile.
Risultati differenti si sono avuti nei diversi settori per quanto
riguarda l'adesione allo sciopero: le metropolitane circolavano
abbastanza regolarmente, ma nei mezzi di trasporto in superficie hanno
scioperato almeno un terzo dei lavoratori, secondo i dati aziendali,
mentre i sindacati extraconfederali parlano di un buon 50%.
Comunque a Milano basta uno sciopero annunciato per bloccarla
totalmente; la zona intorno alla nuova fiera era completamente
bloccata, per non parlare delle varie tangenziali dove, in alcuni casi,
hanno dovuto aprire le barriere di pedaggio.
Almeno quindicimila persone hanno partecipato alla manifestazione che
ha attraversato il cuore della città, da largo Cairoli a Piazza
Duomo. Molti striscioni e bandiere delle varie sigle del sindacalismo
di base erano presenti, pochi erano invece gli striscioni aziendali.
Sicuramente si notavano i lavoratori e le lavoratrici delle aziende in
lotta: gli operatori della Wind e delle Vodafone stanno combattendo
contro l'eternalizzazione portata avanti dalla loro dirigenza, con il
rischio della perdita del posto di lavoro. Il call strike sembra che
abbia funzionato. Dalle 9 alle 11 le linee telefoniche di questi due
call center sono state intasate e quindi inattive.
Erano presenti anche le maestranze della Scala in lotta per
l'integrativo. L'orchestra diretta dal grande Daniel Barenboim non ha
potuto suonare il "Requiem" di Verdi in serata alla Scala,
poiché i lavoratori di questo famoso teatro si sono rifiutati di
lavorare. L'alta borghesia cittadina si è molto arrabbiata e
sembra che il teatro abbia perso circa 150mila euri, dovendo anche
rimborsare i biglietti. Le pagine milanesi dei maggiori quotidiani
italiani hanno parlato solo di questo, senza dir nulla della
manifestazione.
Erano presenti anche piccoli gruppetti di lavoratori d'aziende dove i
sindacati di base non sono mai entrati, in cui c'è ancora il
dominio di Cgil-Cisl-Uil. Queste realtà erano poche, ma
sicuramente è un processo interessante, giacché denota le
possibilità del sindacalismo extra-confederale di entrare nelle
roccaforti dei sindacati governisti.
Non possiamo sicuramente dimenticarci la presenza, alla manifestazione,
di parecchi studenti delle superiori, dei ragazzi di alcuni centri
sociali, come il Vittoria e il Cantiere.
Presenti anche i precari, anche con il loro magazine City of Gods, che
non solo racconta le lotte dei precari, ma cerca di scardinare i
meccanismi contemporanei di produzione e circolazione dell'informazione.
Per finire sicuramente è da sottolineare il carattere unitario
dello sciopero generale promosso da tutte le sigle del sindacalismo di
base. Speriamo che continui questa collaborazione tra le diverse sigle
e che si tramuti, al più presto, in un rapporto più
stretto. Non siamo degli ingenui, sappiamo delle difficoltà di
collaborare tra sigle fortemente caratterizzate e concorrenziali, ma
sappiamo anche dell'importanza, per incidere tra i lavoratori, di un
percorso unitario tra i diversi sindacati di base.
Per questo motivo ritengo sconveniente alcuni comportamenti tenuti
nella nostra realtà: scontrarsi per chi sta alla testa del
corteo, piuttosto che publicizzarsi individualmente negli annunci alla
radio collettivi, è quantomeno di cattivo gusto. Non aiuta il
lavoro del sindacalismo di base tra i lavoratori e ritengo che sia
importante che i compagni sviluppano la capacità di collaborare,
quando ci sono le condizioni, anche con chi aderisce a sigle differenti
dalla propria.
Fabrizio Portaluri
Per i lavoratori dell'aeroporto di Tessera, organizzati con le
RdB-Cub, la mobilitazione del 9 novembre era iniziata in realtà
da alcuni giorni, con scioperi e blocchi dello scalo veneziano. Lo
sciopero generale per loro è stata la conclusione di una dura
settimana di lotta che, venerdì, ha visto scendere in campo
altre categorie: a partire dai colleghi dei lavoratori dei trasporti
pubblici che, sia in terraferma sia in laguna, hanno praticamente
paralizzato il servizio Actv. Quindi consistenti le adesioni nella
scuola, nella sanità e negli enti pubblici, compresa la Regione
Veneto. Il corteo regionale previsto in partenza nella mattinata dalla
stazione S. Lucia di Venezia, ha visto affluire molte centinaia di
lavoratori, lavoratrici, studenti e attivisti della sinistra
antagonista, anarchici inclusi. Presente anche una folta rappresentanza
della Cub di Vicenza con le bandiere NO Dal Molin. Intanto a Cà
Farsetti, un centinaio di precari del loro Coordinamento autonomo ha
bloccato con un picchetto l'ingresso del Comune. Dalla stazione, con un
certo ritardo, è partita la principale manifestazione dietro gli
striscioni e le bandiere della Cub, delle Rdb, dell'Unione Inquilini,
mentre gli studenti medi e i Disobbedienti sono rimasti da soli, dopo
un loro vano tentativo di fermare il corteo dei lavoratori, nella
stazione semideserta dove hanno bloccato alcuni binari per protestare
contro la decisione di Trenitalia di non far partire dalla stazione di
Padova i loro compagni che volevano raggiungere Venezia autoriducendosi
il costo del biglietto. Uno spezzone dei Cobas-Scuola, diviso sul da
farsi è invece, rimasto sul Ponte degli Scalzi. Il corteo dei
lavoratori si è quindi concluso, senza problemi, sotto Palazzo
Balbi, sede della giunta regionale, presidiata dalle forze dell'ordine,
dove è giunta anche una barca imbandierata; mentre a fine
mattinata i Disobbedienti e gli studenti superstiti hanno terminato la
loro protesta recandosi in campo S. Geremia sotto la sede regionale
Rai, nell'estremo tentativo di fare notizia, dopo aver sbattuto la
faccia contro l'autonomia (quella vera) dei lavoratori.
UN reporter
Nonostante la fitta pioggia caduta incessantemente fino a
metà mattinata anche a Trieste si è scesi in piazza per
lo sciopero generale del sindacalismo di base. Al posto del previsto
corteo (saltato appunto per il tempo avverso) si è tenuto un
nutrito sit-in nella centrale piazza della Borsa.
Presenti con striscioni e bandiere tutti i sindacati di base presenti a
livello regionale (Rdb-Cub, Cobas, Usi-Ait, Sdl), varie associazioni e
organizzazioni politiche solidali e studenti. Presenti anche alcuni
venditori ambulanti senegalesi in lotta per non essere cacciati dal
mercato di Ponterosso.
Negli interventi al microfono sono state ribadite le ragioni della
giornata di lotta e la solidarietà ai manifestanti contro il Dal
Molin a Vicenza e a tutti i comitati popolari che si battono contro le
basi militari e le grandi opere. Ha preso la parola anche un compagno
dell'Osservatorio contro i CPT che ha parlato della situazione del
campo d'internamento di Gradisca. In piazza anche compagn* anarchici di
Trieste e Pordenone con bandiere, striscione "le spese militari ci
mangiano i salari", volantinaggio e diffusione di UN. Ottima l'adesione
allo sciopero nel settore trasporti dove a Trieste ha incrociato le
braccia quasi un lavoratore su due e nelle ferrovie con il 20% di
convogli soppressi.
Non si hanno notizie dell'adesione negli altri settori.
La giornata del 9 novembre se da un lato ha riconfermato la presenza
ormai consolidata del sindacalismo di base nei nostri territori
dall'altro ha evidenziato la difficoltà di espandersi dello
stesso al di fuori dei classici settori di presenza (trasporti, scuola,
enti locali, sanità, vigili del fuoco e addetti alle
telecomunicazioni). Un discorso da approfondire per le prossime
mobilitazioni.
f.
Un corteo di circa 1.500 persone ha animato la scadenza dello
sciopero generale, percorrendo le vie centrali della città. Nel
complesso una partecipazione superiore alle aspettative. Buona anche la
presenza anarchica e libertaria: circa un centinaio di compagni
suddivisi tra lo spezzone dell'U.S.I. Liguria (che è stata tra
le organizzazioni promotrici della manifestazione) e un'altro spezzone
raccolto dietro uno striscione che recitava "Lavorare stanca". Qualche
considerazione sulla composizione del corteo: in grande maggioranza
lavoratori e precari, poco visibile la partecipazione dei centri
sociali, molto pochi gli studenti. Un corteo dunque prettamente
"sindacale" con tutto ciò che questo significa, nel bene e nel
male. Una conferma che i lavoratori hanno mal digerito l'ennesima
stangata del governo Prodi e l'atteggiamento sempre più
collaborativo dei sindacati di Stato (significativa, anche se non
eclatante, la partecipazione di iscritti CGIL), una conferma
però anche della difficoltà a costruire un vasto
schieramento di opposizione sociale che superi i particolarismi e le
contingenze (significativa la quasi totale assenza degli studenti medi
che pur - non molto tempo fa - sono scesi in piazza in gran numero
contro le politiche governative nella scuola). In definitiva questa
giornata di lotta ha marcato un punto fermo da cui ripartire, rendendo
esplicite sia le difficoltà del percorso che ci aspetta, sia le
potenzialità che si aprono. Non è molto, ma è
già qualcosa...
G.B.
Il percorso che ha portato in Piemonte allo sciopero del 9 novembre non è stato, ma è la regola, facile.
Al centro dell'attenzione, infatti, era il comportamento che avrebbe
assunto il "Fronte del NO", in altri termini l'area di lavoratori e
delegati, in gran parte aderenti alla sinistra CGIL che si era speso
nel corso del referendum sul protocollo del 23 luglio, appunto, per il
NO.
Da questo punto di vista, almeno a valutare dalla composizione del
corteo, non vi sono stati significative rotture con la disciplina
sindacale. Bisogna, d'altro canto, tener conto del fatto che vi erano
stati, nelle settimane precedenti, due scioperi FIOM.
Il corteo, se si fa una comparazione con l'analogo sciopero dell'anno
scorso, è stato comunque di una consistenza assolutamente
soddisfacente per quanto riguarda il settore sindacale (CUB,
Confederazione Cobas ed SdL Intercategoriale che sono i tre sindacati
alternativi con un apprezzabile radicamento nella regione).
Oltre che da Torino, Pinerolo, Collegno ed Ivrea, consistenti spezzoni
di manifestanti sono giunti da Alessandria e Novara e, accanto alla
tradizionale presenza di lavoratori del settore pubblico non sono
mancati gruppi di operai della Fiat e della altre maggiori aziende.
Ad una prima valutazione, pare evidente che il radicamento del sindacalismo di base in Piemonte è in crescita.
Meno nutrita rispetto all'anno scorso, ma comunque più che
dignitosa, la presenza dello spezzone No Tav a riprova che il rapporto
fra questo movimento ed il sindacalismo di base è reale e tiene
nel tempo.
Va riconosciuto, invece, che la presenza degli studenti è stata
abbastanza modesta. Se questo dato può essere considerato
secondario a fronte del buon risultato per quel che riguarda la
presenza dei lavoratori e delle lavoratrici credo però segnali
una difficoltà sulla quale sarà opportuno ragionare con
calma.
Una considerazione a parte va fatta sul tentativo di caratterizzare
fortemente il corteo sul tema del precariato. È vero che lo
spezzone di testa era costituito da precari ma è anche vero,
almeno a mio parere, che il corteo stesso esprimeva bene la
tradizionale composizione tecnica e politica della classe –
lavoratori organizzati per aziende e categorie – ma non
raccoglieva a sufficienza l'universo del lavoro precario nella sua
ricchezza e complessità. È evidente che la
capacità di porsi in relazione con i co.pro.co. E con le mille
figure del lavoro atipico non si gioca in una giornata così come
non è facile intercettare il mondo degli immigrati ma è
anche vero che su questi terreni andrà calibrata, nel prossimo
periodo, l'iniziativa.
CMS
A Firenze la manifestazione per lo sciopero generale del 9 novembre
ha visto la presenza di circa 4000 persone. Presente uno spezzone
anarchico e libertario composto da compagn* dell'USI, del Circolo
Anarchico Fiorentino, del Kronstadt toscano e da altre
individualità. Per le vie fiorentine in forze il sindacalismo di
base con i Cobas, con all'interno numerosi immigrati/e, la CUB e l'SDL.
Presenti anche i centri sociali fiorentini, varie realtà
autorganizzate di lotta e alcune forze politiche dell'arcipelago
antagonista e anticapitalista.
Alex del Kronstadt-Volterra
Buona la partecipazione al corteo di Bologna in occasione dello
sciopero generale del 9 novembre indetto da quasi tutte le sigle del
sindacalismo di base.
Cinquemila in un corteo aperto da 2 asini ed un mulo trascinati da maschere di Prodi che rappresentavano CGIL-CISL-UIL.
Oltre ai settori in cui il sindacalismo di base è più
radicato (scuola, ministeri, sanità e enti pubblici) vi erano
consistenti gruppi di lavoratori dei settori industriali (dalla
Bonfiglioli alla Sabiem) e del terziario privato (Telecom,
Vodafone, Hera, Aeroporto di Bologna, etc.). Stuoli di precari
(cooperative sociali, commercio), lavoratrici e lavoratori di tante
piccole e medie aziende. Poi una rappresentanza degli studenti (sia
medi che universitari) in lotta contro i tagli della finanziaria
all'istruzione; significativo lo slogan dei medi: i soldi per la scuola
devono venire dal taglio alle spese militari.
Poi gruppi di lavoratrici e lavoratori dalla regione (Parma, Reggio
Emilia, Modena, Ravenna, Ferrara, Rimini). Una folta rappresentanza del
mondo del lavoro che ha scioperato in tutta la regione (una stima
frettolosa porta a 200 mila gli scioperanti in Emilia Romagna).
Non poteva mancare la presenza degli anarchici; oltre a molte compagne
e compagni presenti negli spezzoni sindacali (Cub, Cobas e USI), alcune
compagne e compagni del circolo Berneri hanno rivendicato il diritto di
espressione con un fitto attacchinaggio nel corso di tutto il corteo
del numero 4 dell'Atemporale Anarchico. Il motivo non si deve alla sola
propaganda ma anche alla denuncia della repressione subita da 3
compagni per aver fatto la stessa cosa durante il corteo dello sciopero
generale dello scorso anno. Non sono mancante la denuncia del clima
repressivo più generale che si vive in città, la protesta
per gli arresti delle scorse settimane e per i continui sgomberi delle
case occupate e dei campi nomadi. La "famiglia Bresci" ha organizzato
un presidio davanti all'ufficio del demanio per rivendicare un uso
sociale dei terreni e delle strutture demaniali.
Nel pomeriggio si sono sviluppate altre iniziative: nella zona
universitaria si sono prodotti i "blocchi metropolitani", un'iniziativa
dei collettivi universitari contro il caro vita, il caro alloggi, la
repressione, etc; al PonteLungo un presidio ha voluto denunciare un
altro aspetto della scellerata politica abitativa bolognese. In questa
via ci sono tre stabili fatiscenti occupati, guarda caso, da immigrati
e pensionati; la proprietà (una ricca e altrettanto anziana
signora) non effettua da tempo nessuna manutenzione con l'obiettivo di
uno sfratto di fatto; ciò permetterebbe la vendita della
cubatura ai soliti speculatori che potrebbero abbattere i palazzi e
ricostruirli lucrando sugli esorbitanti prezzi degli immobili. Il
comune di Bologna ha sì ingiunto alla proprietà di
effettuare i lavori di manutenzione necessari alla messa in sicurezza
degli stabili ma non ha fornito nessun supporto (né indicato
nessuna soluzione) per sistemare la situazione abitativa degli
inquilini.
Una intera giornata di lotta così come è giusto che sia
lo sciopero generale che oltre alle legittime rivendicazioni salariali
e normative deve affrontare tutte le questioni sociali che sono
all'ordine del giorno. Un buon esempio di azione diretta,
autoorganizzazione e indipendenza dai quadri politici.
Redb
Aderendo allo sciopero del sindacalismo di base, migliaia di
lavoratori hanno partecipato alla manifestazione di Roma, che ha
convogliato manifestanti provenienti non solo dal Lazio, ma anche da
molte altre regioni. Oltre all'indicazione di manifestazioni locali, si
è infatti mantenuta forte l'esigenza di manifestare a livello
centrale, viste le tematiche in contestazione, non certo localiste.
Al corteo, che si è mosso da Piazza Esedra per terminare a
Piazza Navona, si sono uniti migliaia di studenti, sia medi che
universitari, che hanno manifestato al termine di una settimana che ha
visto l'occupazione di alcuni licei e facoltà universitarie,
oltre che la contestazione di Epifani.
La giornata di sciopero ha registrato un'alta adesione, rendendo
evidente il dissenso contro il protocollo welfare, aldilà di
ogni consultazione fasulla e pilotata dai confederali. Importante anche
il chiaro segnale contro la legge finanziaria e la politica
governativa, segnale che la piazza ha espresso in modo inequivocabile,
aldilà delle cautele e delle difficoltà che, alla vigilia
dello sciopero, alcuni sindacati di base contigui a Rifondazione
avevano evidenziato.
Patrizia Nesti