Umanità Nova, n.37 del 18 novembre 2007, anno 87

Sciopero generale: Milano, Venezia, Trieste, Genova, Torino, Firenze, Bologna, Roma


Milano

A Milano, l'adesione allo sciopero generale e la partecipazione alla manifestazione contro finanziaria e precariato ha avuto riscontri soddisfacenti, in un momento così difficile.
Risultati differenti si sono avuti nei diversi settori per quanto riguarda l'adesione allo sciopero: le metropolitane circolavano abbastanza regolarmente, ma nei mezzi di trasporto in superficie hanno scioperato almeno un terzo dei lavoratori, secondo i dati aziendali, mentre i sindacati extraconfederali parlano di un buon 50%.
Comunque a Milano basta uno sciopero annunciato per bloccarla totalmente; la zona intorno alla nuova fiera era completamente bloccata, per non parlare delle varie tangenziali dove, in alcuni casi, hanno dovuto aprire le barriere di pedaggio.
Almeno quindicimila persone hanno partecipato alla manifestazione che ha attraversato il cuore della città, da largo Cairoli a Piazza Duomo. Molti striscioni e bandiere delle varie sigle del sindacalismo di base erano presenti, pochi erano invece gli striscioni aziendali.
Sicuramente si notavano i lavoratori e le lavoratrici delle aziende in lotta: gli operatori della Wind e delle Vodafone stanno combattendo contro l'eternalizzazione portata avanti dalla loro dirigenza, con il rischio della perdita del posto di lavoro. Il call strike sembra che abbia funzionato. Dalle 9 alle 11 le linee telefoniche di questi due call center sono state intasate e quindi inattive.
Erano presenti anche le maestranze della Scala in lotta per l'integrativo. L'orchestra diretta dal grande Daniel Barenboim non ha potuto suonare il "Requiem" di Verdi in serata alla Scala, poiché i lavoratori di questo famoso teatro si sono rifiutati di lavorare. L'alta borghesia cittadina si è molto arrabbiata e sembra che il teatro abbia perso circa 150mila euri, dovendo anche rimborsare i biglietti. Le pagine milanesi dei maggiori quotidiani italiani hanno parlato solo di questo, senza dir nulla della manifestazione.
Erano presenti anche piccoli gruppetti di lavoratori d'aziende dove i sindacati di base non sono mai entrati, in cui c'è ancora il dominio di Cgil-Cisl-Uil. Queste realtà erano poche, ma sicuramente è un processo interessante, giacché denota le possibilità del sindacalismo extra-confederale di entrare nelle roccaforti dei sindacati governisti.
Non possiamo sicuramente dimenticarci la presenza, alla manifestazione, di parecchi studenti delle superiori, dei ragazzi di alcuni centri sociali, come il Vittoria e il Cantiere.
Presenti anche i precari, anche con il loro magazine City of Gods, che non solo racconta le lotte dei precari, ma cerca di scardinare i meccanismi contemporanei di produzione e circolazione dell'informazione.
Per finire sicuramente è da sottolineare il carattere unitario dello sciopero generale promosso da tutte le sigle del sindacalismo di base. Speriamo che continui questa collaborazione tra le diverse sigle e che si tramuti, al più presto, in un rapporto più stretto. Non siamo degli ingenui, sappiamo delle difficoltà di collaborare tra sigle fortemente caratterizzate e concorrenziali, ma sappiamo anche dell'importanza, per incidere tra i lavoratori, di un percorso unitario tra i diversi sindacati di base.
Per questo motivo ritengo sconveniente alcuni comportamenti tenuti nella nostra realtà: scontrarsi per chi sta alla testa del corteo, piuttosto che publicizzarsi individualmente negli annunci alla radio collettivi, è quantomeno di cattivo gusto. Non aiuta il lavoro del sindacalismo di base tra i lavoratori e ritengo che sia importante che i compagni sviluppano la capacità di collaborare, quando ci sono le condizioni, anche con chi aderisce a sigle differenti dalla propria.
Fabrizio Portaluri

Venezia

Per i lavoratori dell'aeroporto di Tessera, organizzati con le RdB-Cub, la mobilitazione del 9 novembre era iniziata in realtà da alcuni giorni, con scioperi e blocchi dello scalo veneziano. Lo sciopero generale per loro è stata la conclusione di una dura settimana di lotta che, venerdì, ha visto scendere in campo altre categorie: a partire dai colleghi dei lavoratori dei trasporti pubblici che, sia in terraferma sia in laguna, hanno praticamente paralizzato il servizio Actv. Quindi consistenti le adesioni nella scuola, nella sanità e negli enti pubblici, compresa la Regione Veneto. Il corteo regionale previsto in partenza nella mattinata dalla stazione S. Lucia di Venezia, ha visto affluire molte centinaia di lavoratori, lavoratrici, studenti e attivisti della sinistra antagonista, anarchici inclusi. Presente anche una folta rappresentanza della Cub di Vicenza con le bandiere NO Dal Molin. Intanto a Cà Farsetti, un centinaio di precari del loro Coordinamento autonomo ha bloccato con un picchetto l'ingresso del Comune. Dalla stazione, con un certo ritardo, è partita la principale manifestazione dietro gli striscioni e le bandiere della Cub, delle Rdb, dell'Unione Inquilini, mentre gli studenti medi e i Disobbedienti sono rimasti da soli, dopo un loro vano tentativo di fermare il corteo dei lavoratori, nella stazione semideserta dove hanno bloccato alcuni binari per protestare contro la decisione di Trenitalia di non far partire dalla stazione di Padova i loro compagni che volevano raggiungere Venezia autoriducendosi il costo del biglietto. Uno spezzone dei Cobas-Scuola, diviso sul da farsi è invece, rimasto sul Ponte degli Scalzi. Il corteo dei lavoratori si è quindi concluso, senza problemi, sotto Palazzo Balbi, sede della giunta regionale, presidiata dalle forze dell'ordine, dove è giunta anche una barca imbandierata; mentre a fine mattinata i Disobbedienti e gli studenti superstiti hanno terminato la loro protesta recandosi in campo S. Geremia sotto la sede regionale Rai, nell'estremo tentativo di fare notizia, dopo aver sbattuto la faccia contro l'autonomia (quella vera) dei lavoratori.
UN reporter

Trieste

Nonostante la fitta pioggia caduta incessantemente fino a metà mattinata anche a Trieste si è scesi in piazza per lo sciopero generale del sindacalismo di base. Al posto del previsto corteo (saltato appunto per il tempo avverso) si è tenuto un nutrito sit-in nella centrale piazza della Borsa.
Presenti con striscioni e bandiere tutti i sindacati di base presenti a livello regionale (Rdb-Cub, Cobas, Usi-Ait, Sdl), varie associazioni e organizzazioni politiche solidali e studenti. Presenti anche alcuni venditori ambulanti senegalesi in lotta per non essere cacciati dal mercato di Ponterosso.
Negli interventi al microfono sono state ribadite le ragioni della giornata di lotta e la solidarietà ai manifestanti contro il Dal Molin a Vicenza e a tutti i comitati popolari che si battono contro le basi militari e le grandi opere. Ha preso la parola anche un compagno dell'Osservatorio contro i CPT che ha parlato della situazione del campo d'internamento di Gradisca. In piazza anche compagn* anarchici di Trieste e Pordenone con bandiere, striscione "le spese militari ci mangiano i salari", volantinaggio e diffusione di UN. Ottima l'adesione allo sciopero nel settore trasporti dove a Trieste ha incrociato le braccia quasi un lavoratore su due e nelle ferrovie con il 20% di convogli soppressi.
Non si hanno notizie dell'adesione negli altri settori.
La giornata del 9 novembre se da un lato ha riconfermato la presenza ormai consolidata del sindacalismo di base nei nostri territori dall'altro ha evidenziato la difficoltà di espandersi dello stesso al di fuori dei classici settori di presenza (trasporti, scuola, enti locali, sanità, vigili del fuoco e addetti alle telecomunicazioni). Un discorso da approfondire per le prossime mobilitazioni.
f.

Genova

Un corteo di circa 1.500 persone ha animato la scadenza dello sciopero generale, percorrendo le vie centrali della città. Nel complesso una partecipazione superiore alle aspettative. Buona anche la presenza anarchica e libertaria: circa un centinaio di compagni suddivisi tra lo spezzone dell'U.S.I. Liguria (che è stata tra le organizzazioni promotrici della manifestazione) e un'altro spezzone raccolto dietro uno striscione che recitava "Lavorare stanca". Qualche considerazione sulla composizione del corteo: in grande maggioranza lavoratori e precari, poco visibile la partecipazione dei centri sociali, molto pochi gli studenti. Un corteo dunque prettamente "sindacale" con tutto ciò che questo significa, nel bene e nel male. Una conferma che i lavoratori hanno mal digerito l'ennesima stangata del governo Prodi e l'atteggiamento sempre più collaborativo dei sindacati di Stato (significativa, anche se non eclatante, la partecipazione di iscritti CGIL), una conferma però anche della difficoltà a costruire un vasto schieramento di opposizione sociale che superi i particolarismi e le contingenze (significativa la quasi totale assenza degli studenti medi che pur - non molto tempo fa - sono scesi in piazza in gran numero contro le politiche governative nella scuola). In definitiva questa giornata di lotta ha marcato un punto fermo da cui ripartire, rendendo esplicite sia le difficoltà del percorso che ci aspetta, sia le potenzialità che si aprono. Non è molto, ma è già qualcosa...
G.B.

Torino

Il percorso che ha portato in Piemonte allo sciopero del 9 novembre non è stato, ma è la regola, facile.
Al centro dell'attenzione, infatti, era il comportamento che avrebbe assunto il "Fronte del NO", in altri termini l'area di lavoratori e delegati, in gran parte aderenti alla sinistra CGIL che si era speso nel corso del referendum sul protocollo del 23 luglio, appunto, per il NO.
Da questo punto di vista, almeno a valutare dalla composizione del corteo, non vi sono stati significative rotture con la disciplina sindacale. Bisogna, d'altro canto, tener conto del fatto che vi erano stati, nelle settimane precedenti, due scioperi FIOM.
Il corteo, se si fa una comparazione con l'analogo sciopero dell'anno scorso, è stato comunque di una consistenza assolutamente soddisfacente per quanto riguarda il settore sindacale (CUB, Confederazione Cobas ed SdL Intercategoriale che sono i tre sindacati alternativi con un apprezzabile radicamento nella regione).
Oltre che da Torino, Pinerolo, Collegno ed Ivrea, consistenti spezzoni di manifestanti sono giunti da Alessandria e Novara e, accanto alla tradizionale presenza di lavoratori del settore pubblico non sono mancati gruppi di operai della Fiat e della altre maggiori aziende.
Ad una prima valutazione, pare evidente che il radicamento del sindacalismo di base in Piemonte è in crescita.
Meno nutrita rispetto all'anno scorso, ma comunque più che dignitosa, la presenza dello spezzone No Tav a riprova che il rapporto fra questo movimento ed il sindacalismo di base è reale e tiene nel tempo.
Va riconosciuto, invece, che la presenza degli studenti è stata abbastanza modesta. Se questo dato può essere considerato secondario a fronte del buon risultato per quel che riguarda la presenza dei lavoratori e delle lavoratrici credo però segnali una difficoltà sulla quale sarà opportuno ragionare con calma.
Una considerazione a parte va fatta sul tentativo di caratterizzare fortemente il corteo sul tema del precariato. È vero che lo spezzone di testa era costituito da precari ma è anche vero, almeno a mio parere, che il corteo stesso esprimeva bene la tradizionale composizione tecnica e politica della classe – lavoratori organizzati per aziende e categorie – ma non raccoglieva a sufficienza l'universo del lavoro precario nella sua ricchezza e complessità. È evidente che la capacità di porsi in relazione con i co.pro.co. E con le mille figure del lavoro atipico non si gioca in una giornata così come non è facile intercettare il mondo degli immigrati ma è anche vero che su questi terreni andrà calibrata, nel prossimo periodo, l'iniziativa.
CMS

Firenze

A Firenze la manifestazione per lo sciopero generale del 9 novembre ha visto la presenza di circa 4000 persone. Presente uno spezzone anarchico e libertario composto da compagn* dell'USI, del Circolo Anarchico Fiorentino, del Kronstadt toscano e da altre individualità. Per le vie fiorentine in forze il sindacalismo di base con i Cobas, con all'interno numerosi immigrati/e, la CUB e l'SDL. Presenti anche i centri sociali fiorentini, varie realtà autorganizzate di lotta e alcune forze politiche dell'arcipelago antagonista e anticapitalista.
Alex del Kronstadt-Volterra

Bologna

Buona la partecipazione al corteo di Bologna in occasione dello sciopero generale del 9 novembre indetto da quasi tutte le sigle del sindacalismo di base.
Cinquemila in un corteo aperto da 2 asini ed un mulo trascinati da maschere di Prodi che rappresentavano CGIL-CISL-UIL.
Oltre ai settori in cui il sindacalismo di base è più radicato (scuola, ministeri, sanità e enti pubblici) vi erano consistenti gruppi di lavoratori dei settori industriali (dalla Bonfiglioli alla Sabiem) e del terziario privato (Telecom,  Vodafone, Hera, Aeroporto di Bologna, etc.). Stuoli di precari (cooperative sociali, commercio), lavoratrici e lavoratori di tante piccole e medie aziende. Poi una rappresentanza degli studenti (sia medi che universitari) in lotta contro i tagli della finanziaria all'istruzione; significativo lo slogan dei medi: i soldi per la scuola devono venire dal taglio alle spese militari.
Poi gruppi di lavoratrici e lavoratori dalla regione (Parma, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Ferrara, Rimini). Una folta rappresentanza del mondo del lavoro che ha scioperato in tutta la regione (una stima frettolosa porta a 200 mila gli scioperanti in Emilia Romagna).
Non poteva mancare la presenza degli anarchici; oltre a molte compagne e compagni presenti negli spezzoni sindacali (Cub, Cobas e USI), alcune compagne e compagni del circolo Berneri hanno rivendicato il diritto di espressione con un fitto attacchinaggio nel corso di tutto il corteo del numero 4 dell'Atemporale Anarchico. Il motivo non si deve alla sola propaganda ma anche alla denuncia della repressione subita da 3 compagni per aver fatto la stessa cosa durante il corteo dello sciopero generale dello scorso anno. Non sono mancante la denuncia del clima repressivo più generale che si vive in città, la protesta per gli arresti delle scorse settimane e per i continui sgomberi delle case occupate e dei campi nomadi. La "famiglia Bresci" ha organizzato un presidio davanti all'ufficio del demanio per rivendicare un uso sociale dei terreni e delle strutture demaniali.
Nel pomeriggio si sono sviluppate altre iniziative: nella zona universitaria si sono prodotti i "blocchi metropolitani", un'iniziativa dei collettivi universitari contro il caro vita, il caro alloggi, la repressione, etc; al PonteLungo un presidio ha voluto denunciare un altro aspetto della scellerata politica abitativa bolognese. In questa via ci sono tre stabili fatiscenti occupati, guarda caso, da immigrati e pensionati; la proprietà (una ricca e altrettanto anziana signora) non effettua da tempo nessuna manutenzione con l'obiettivo di uno sfratto di fatto; ciò permetterebbe la vendita della cubatura ai soliti speculatori che potrebbero abbattere i palazzi e ricostruirli lucrando sugli esorbitanti prezzi degli immobili. Il comune di Bologna ha sì ingiunto alla proprietà di effettuare i lavori di manutenzione necessari alla messa in sicurezza degli stabili ma non ha fornito nessun supporto (né indicato nessuna soluzione) per sistemare la situazione abitativa degli inquilini.
Una intera giornata di lotta così come è giusto che sia lo sciopero generale che oltre alle legittime rivendicazioni salariali e normative deve affrontare tutte le questioni sociali che sono all'ordine del giorno. Un buon esempio di azione diretta, autoorganizzazione e indipendenza dai quadri politici.
Redb

Roma

Aderendo allo sciopero del sindacalismo di base, migliaia di lavoratori hanno partecipato alla manifestazione di Roma, che ha convogliato manifestanti provenienti non solo dal Lazio, ma anche da molte altre regioni. Oltre all'indicazione di manifestazioni locali, si è infatti mantenuta forte l'esigenza di manifestare a livello centrale, viste le tematiche in contestazione, non certo localiste.
Al corteo, che si è mosso da Piazza Esedra per terminare a Piazza Navona, si sono uniti migliaia di studenti, sia medi che universitari, che hanno manifestato al termine di una settimana che ha visto l'occupazione di alcuni licei e facoltà universitarie, oltre che la contestazione di Epifani.
La giornata di sciopero ha registrato un'alta adesione, rendendo evidente il dissenso contro il protocollo welfare, aldilà di ogni consultazione fasulla e pilotata dai confederali. Importante anche il chiaro segnale contro la legge finanziaria e la politica governativa, segnale che la piazza ha espresso in modo inequivocabile, aldilà delle cautele e delle difficoltà che, alla vigilia dello sciopero, alcuni sindacati di base contigui a Rifondazione avevano evidenziato.
Patrizia Nesti


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