Umanità Nova, n.37 del 18 novembre 2007, anno 87

Vicenza. Dal Molin: un cattivo affare


Martedì 6 novembre, dopo un'affollata assemblea serale svoltasi presso Il Presidio permanente, 400/500 persone hanno iniziato il blocco delle due entrate dell'aeroporto Dal Molin, quella militare in viale Ferrarin e quella civile in via S. Antonino, al fine di impedire l'accesso agli addetti incaricati dei lavori di bonifica dell'area, fase preliminare necessaria per l'avvio della costruzione della base Usa, previsto tra la fine di dicembre e l'inizio dell'anno nuovo. Poco prima delle 23,30, un militare dell'aeronautica italiana, intenzionato ad entrare ad ogni costo, ha travolto con la propria auto tre attivisti No dal Molin, tanto che per lui viene ipotizzata una denuncia per tentato omicidio, per omissione di soccorso e per le lesioni procurate a Francesco, uno dei portavoce del Presidio, ricoverato in ospedale.
L'indomani, tutte le cosiddette autorità hanno condannato l'inizio dei blocchi; in testa l'assessore alla sicurezza, Valerio Sorrentino, che ha sentenziato come ormai il Dal Molin è un problema di ordine pubblico, mentre la questura ha anticipato denunce contro i partecipanti al blocco per manifestazione non autorizzata, violenza privata, etc.
Dopo tre giorni di blocco, a cui hanno partecipato anche aderenti al Comitato Vicenza Est, un primo risultato è stato però conseguito: i responsabili delle ditte Abc General Engineering Sas di Firenze, la cui sede era stata oggetto di azioni dirette e proteste, e la Strago Srl di Pozzuoli, entrambe assegnatarie degli appalti per la bonifica, hanno annunciato una sospensione dei lavori in quanto "sono venute a mancare le condizioni di sicurezza". Se otterranno garanzie a riguardo (e magari un sovrapprezzo per il disturbo) continueranno l'attività di bonifica dei 400 mila metri quadrati del Dal Molin, altrimenti potrebbero rinunciare del tutto all'appalto.
Ma, aldilà del significativo ritardo dei lavori, l'iniziativa ha il merito d'aver posto all'attenzione collettiva tutto quello che si sta movendo attorno al vecchio aeroporto civile, destinato a divenire una struttura militare strategica.
Il Tar del Lazio ha intanto respinto un secondo ricorso, annullando l'istanza di sospensiva urgente presentata dai Verdi di Vicenza (in aperto dissenso con i vertici nazionali del loro partito e col ministro Pecoraro Scanio) e da alcuni rappresentanti dei comitati; secondo tale ricorso la costruzione non era legittima per vari ordini di motivi, sia perché in contrasto con la Costituzione sia in quanto viziato da violazioni e illeciti amministrativi.
La presunta illegalità della Ederle 2 si è quindi dimostrata, prevedibilmente, una carta di poco valore; d'altra parte tutta la vicenda del Dal Molin dimostra che i governi non temono certo di compiere atti fuori dalla cosiddetta legalità da loro tanto celebrata, soprattutto quando sono in ballo scelte militari subordinate agli Stati Uniti.
Ma aldilà di questo responso, resta aperto il problema del destino dello scalo aeroportuale civile e degli interessi economici ad esso legati, tanto che ora persino il presidente della Aeroporti Vicentini Spa e quello della locale Camera di Commercio stanno contestando e premendo sul commissario straordinario Costa.
A metà ottobre, sulla stampa cittadina era apparsa la notizia che c'erano nuove e importanti prospettive di sviluppo per l'aerostazione civile da anni sottoutilizzata, a partire dall'ottenimento della classificazione di "aeroporto aperto al traffico internazionale extra-Schengen". Inoltre era stato predisposto un posto di polizia doganale ed erano state avviate presso l'Enac altre procedure per il riconoscimento di ulteriori certificazioni e permessi, tra cui quello per l'attività di scuola di pilotaggio. In tale prospettiva di rilancio, la Aeroporti Vicentini Spa aveva già acquisito tutte le attrezzature necessarie alla movimentazione e alla gestione aeromobili, nonché per i servizi connessi.
Infatti, l'ipotesi fino ad allora prevalente era che l'aeroporto, nonostante la militarizzazione Usa, sarebbe rimasto anche a disposizione per la prosecuzione e lo sviluppo del traffico civile; ma a fine ottobre è arrivata la doccia fredda: l'aeroporto civile, bene che vada, sarà attivabile tra quattro anni, ossia dopo la completa costruzione della base militare.
Il presidente della Aeroporti Vicentini Spa, Sbalchiero, e il presidente della Camera di Commercio che ne è socio di maggioranza, Menarin, a quel punto hanno perso le staffe, piangendo sui cospicui investimenti effettuati e i relativi sogni d'affari. Tra l'altro, lamentano che era stato presentato un aumento del capitale della Spa e che stavano arrivando investitori esteri, anche in relazione a possibili sinergie con l'aeroporto Catullo di Verona. Per questi motivi, adesso chiedono un risarcimento per i previsti quattro anni d'inattività e quindi di mancati profitti, a fronte di una sostanziosa quanto infruttuosa esposizione di capitali.
In fondo, se lor signori avessero ascoltato quanto dicevano gli oppositori alla nuova base, ora non si troverebbero a questo punto. Come potevano credere che gli Stati Uniti, dopo l'Undici Settembre, avrebbero potuto permettere a degli aerei civili di svolazzare da una delle loro più importanti basi militari in Europa?!
E chi dovrebbe assicurarlo tale illusorio risarcimento? Il sindaco e il presidente della provincia, ovviamente, fanno orecchi da mercante pur risultando anch'essi soci della Spa; silenzio completo pure dal governo italiano. Mentre per quanto riguarda gli Stati Uniti, realisticamente, nessuno prova neanche ad accennare una simile ipotesi.
D'altra parte, l'occupazione militare Usa del Dal Molin sarà completa, dato che verrà ritirato persino l'ultimo residuo dell'aviazione militare italiana, ossia ciò che resta del 10° Elicotteristi, a cui appartiene l'investitore di manifestanti. L'assessore comunale Cicero aveva sostenuto orgogliosamente il contrario, ma la direttiva del capo di stato maggiore è chiara, dettata da motivi di economia. Anche il Dal Molin militare è perciò destinato alla dismissione e questo rende ancora più improbabile una futura utilizzazione civile dello stesso, dato che era proprio l'Aeronautica Militare italiana a dover farsi carico della gestione del controllo aereo nello scalo rinnovato e ampliato.
Il Dal Molin può essere soltanto una Ederle-2, questo ormai è evidente: al presidente della Camera di Commercio e al padrone della Aeroporti Vicentini non rimane che unirsi ai prossimi blocchi, sempre che siano almeno capaci di fare la polenta per tutti.

mk


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