Umanità Nova, n.37 del 18 novembre 2007, anno 87

Ratzinger. Diktat ai farmacisti


Da «Il Corriere della Sera» del 30 ottobre 2007: "Il papa: farmacisti, obiezione di coscienza. Benedetto XVI chiede il riconoscimento del diritto a livello internazionale"
Da «La Repubblica» del 30 ottobre 2007: "Il papa: su aborto e eutanasia anche i farmacisti obiettino. Ratzinger contro la pillola del giorno dopo e la Ru486. La federfarma: proposta inattuabile".

Innanzitutto alcune considerazioni tecniche. L'incidenza di una eventuale obiezione di coscienza dei farmacisti per quanto riguarda il lavoro quotidiano in una qualsiasi farmacia, sarebbe pressoché irrilevante. La cosiddetta pillola del giorno dopo ("Norlevo") viene dispensata, su ricetta medica non ripetibile (quindi con rigorosi formalismi), mediamente una o due volte al mese per farmacia; la famosa e "famigerata" Ru486 non è presente in farmacia ma viene utilizzata solo in poche e particolari strutture ospedaliere specialistiche; farmaci atti a "cancellare la vita delle persone", per usare le parole di Ratzinger, sono potenzialmente una infinità ma, in tutta sincerità, in trentacinque anni di professione non mi è mai capitato di dispensare tali farmaci con la finalità di praticare l'eutanasia, né sono mai venuto a conoscenza che colleghi l'abbiano fatto. Se a questo si aggiunge che le attuali disposizioni di legge non prevedono, ma anzi, espressamente sanzionano, una qualsiasi forma di obiezione da parte del farmacista al banco, e che se qualcuno volesse o potesse forzare le cose, si tratterebbe comunque di una minoranza, si può ben capire come questa ennesima bordata papale contro le indigeste mura della libertà di coscienza, abbia ben altro fine che non quello di provocare, in qualche farmacista particolarmente sensibile alle "parole del santo padre", un sussulto di bigottismo. Sussulto del quale, per altro, non credo si avverta minimamente il bisogno.
Altri fini, dunque. E alla luce della strategia clericale, non difficili da individuare. Se tralasciamo, infatti, l'abituale offesa alla donna, vista ancora come un "non essere" minoritario che deve essere salvaguardato "amorevolmente" da parte del maschio, tanto meglio se in tonaca, non è difficile cogliere nelle parole di Ratzinger l'ennesimo tentativo di mettere la scienza sotto tutela. Cassato Galilei con lo spettacolare e strumentale mea culpa di Wojtila di qualche anno fa, la Chiesa ci riprova e nel momento stesso in cui inventa l'improbabile categoria dei farmaci "immorali" (a quando anche la pillola e il profilattico?), stende la sua cappa opprimente sulla ricerca scientifica, che dovrebbe, a suo dire, perseguire solo ciò che essa stessa giudica morale. Con buona pace, tanto per non perdere la secolare abitudine, di quello che qualche anticlericale ottocentesco continua a chiamare libero arbitrio.
Del resto, è chiaro. Resa minoritaria la scienza, e quindi quella stessa ragione razionale che ancora si ostina a perseguire le strade della conoscenza senza ricorrere al sacro e all'inconoscibile, senza dovere, quindi, affidarsi alle cure del magistero ecclesiale, la strada è spianata, gli ostacoli sono rimossi, e il codice stradale resta soltanto quello approvato sotto il cupolone di San Pietro. Con buona pace di chi intenderebbe, ad esempio, continuare a guidare a sinistra.
Come si capisce, dunque, si tratta di una orgogliosa e ultimativa affermazione di potenza e prepotenza, mascherata sotto la abusata dichiarazione di principio a difesa della cosiddetta sacralità della vita. Sacralità della vita sbattuta strumentalmente in faccia al popolaccio, come piede di porco per scardinare le poche resistenze laiche rimaste e per mettere con le spalle al muro, al muro dell'obbligo della fedeltà al papa, quanti, anche fra i cattolici, credono ingenuamente, di poter godere di un minimo di autonomia di pensiero. Perché è chiaro! non è con la propria coscienza che possono e devono fare i conti, ma solo con quello che impone loro l'autorità pontificia.
Ieri il diktat ai medici, oggi ai farmacisti, domani o dopodomani ad altre categorie professionali da usare per compiere il disegno "divino" di un potere temporale nuovo e al passo coi tempi. Affermato un principio-diritto, in questo caso il principio-diritto di potere infrangere con tutti i crismi un preciso regolamento professionale – interessante, al proposito, la piena adesione dell'Ordine nazionale dei farmacisti al disegno papale – il precedente che si crea diventerà utile per ben altre "infrazioni", per ben altre affermazioni di indipendenza e arrogante autonomia in seno alla società. Del resto, considerando quanto poco ci sia, nella società, disponibile ad opporsi alle mene clericali, viene da pensare che il papa non abbia neanche bisogno di parlare ad alta voce. Forse gli basta sussurrare. Almeno finché il pensiero laico non ritrovi la consapevolezza della propria dignità. E, diciamolo pure, anche della propria alterità. Etica e morale.

MoM


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