Lo scorso 30 ottobre si sono incrociate due notizie, riguardanti la
Blackwater Security Consulting Company. Da Washington, si è
appreso che gli investigatori del Dipartimento di stato Usa avrebbero
offerto l'immunità parlamentare alle guardie di sicurezza della
Blackwater, accusate di aver ucciso almeno 17 iracheni a Baghdad,
mentre scortavano un convoglio diplomatico, il 16 settembre scorso.
Come in altri casi analoghi, i contractor hanno preventivamente aperto
il fuoco per paura di un attentato, ma l'aver fatto saltare con una
granata un'auto civile, sterminando un'intera famiglia, è stato
qualcosa di eccessivo anche in quel mattatoio che è la capitale
irachena.
Ovviamente, se confermato, tale status renderebbe del tutto vani gli
sforzi del governo iracheno di perseguire gli agenti killer. Da
Baghdad, invece, il portavoce del governo iracheno Ali al-Dabbagh ha
comunicato l'approvazione di una legge che abolisce l'immunità
delle aziende di sicurezza privata: "Il governo ha approvato una legge
che costringerà le aziende non irachene e i loro dipendenti ad
agire secondo la legge irachena".
Tra l'altro, la legge assoggetterà le guardie straniere alle
perquisizioni ai check-point delle forze di sicurezza irachene e
renderà per loro obbligatorio il porto d'armi. Le compagnie di
sicurezza straniere dovranno inoltre registrarsi in Iraq.
L'impunità ai contractor era stata concessa ai contraenti
stranieri dall'Ordinanza 17, una controversa misura introdotta nel 2004
dall'Autorità provvisoria della coalizione guidata dagli Stati
Uniti e firmata dal governatore Bremer.
Sembra così concludersi, come da previsioni, la controversia tra
Stati Uniti e governo iracheno: da un lato si cercherà di
salvare da possibili incriminazioni gli assassini della "domenica di
sangue" (costata, secondo alcune fonti, 28 vittime), dall'altro si
tenta di porre qualche limite giuridico nell'ambito della guerra
più privatizzata nella storia statunitense.
Immediatamente dopo la sparatoria indiscriminata, il ministro
dell'interno iracheno aveva annunciato la volontà di espellere i
mercenari della Blackwater e processare i responsabili della strage di
piazza Nisour; ma appena quattro giorni dopo erano di nuovo in
circolazione.
D'altro canto, la Blackwater è la più importante
compagnia militare privata sotto ingaggio Usa, col particolare incarico
di proteggere il personale diplomatico e le delegazioni istituzionali
statunitensi, ma anche di gestire interrogatori e carcerazioni; per
questa ragione il primo ministro iracheno Al Maliki, che aveva definito
"criminale" la condotta dei soldati di ventura della Blackwater,
è stato oggetto di ogni tipo di pressione da parte statunitense
per rinunciare al proposito di perseguirli giuridicamente. Come
contropartita, Washington sembra aver adottato la soluzione suggerita
dall'ex funzionario della Cia Robert Baer, ossia quella
dell'abrogazione dell'Ordinanza 17 e, forse, la ricca compagnia privata
potrebbe accettare di risarcire le famiglie delle vittime del 16
settembre (il governo iracheno ha chiesto un indennizzo di 136 milioni
di dollari).
Resta comunque evidente il fatto che, grazie anche ai forti appoggi
politici teocon, resta fuori discussione l'appalto alla Blackwater e
alle altre compagnie militari private operanti in Iraq. Secondo le
ultime stime, queste sarebbero 180 per un totale di circa 160 mila
contractor; tra questi una cifra oscillante tra i 30 e i 50 mila
svolgerebbero incarichi armati, mentre i rimanenti si occuperebbero di
forniture, logistica, manutenzione mezzi. Dall'inizio dell'occupazione,
circa un migliaio sono rimasti uccisi.
I mercenari dal grilletto facile della Blackwater sono stimati in un
migliaio (861, secondo gli ultimi rapporti ufficiali statunitensi), ma
evidentemente le loro funzioni, peraltro lautamente pagate, non sono
sostituibili nell'ambito della guerra parallela Usa. Indicativi a
riguardo i divergenti orientamenti tra il segretario alla difesa Usa,
Robert M. Gates, e il Dipartimento di stato; ossia tra comandi militari
e potere politico. Secondo il capo del Pentagono le attività
delle Private Security Company dovrebbero sottostare a un centro di
coordinamento dell'Us. Army, mentre la Casa Bianca è contraria a
tale ipotesi per continuare, evidentemente, a disporne fuori da ogni
controllo, compreso quello dei militari.
Ultim'ora
Il 19 novembre, un portavoce del governo iracheno ha comunicato che le
forze di sicurezza irachene hanno arrestato 43 persone, tra cui due
statunitensi e altri 31 stranieri, per una sparatoria in cui è
rimasta ferita una donna nel centro di Baghdad.
"Questo è un messaggio per le compagnie di sicurezza per dire
che nessuno è al di sopra della legge", ha dichiarato alla
Reuters il portavoce del governo Ali al-Dabbagh, aggiungendo che
"Coloro che sono rimasti coinvolti andranno a processo mentre gli
innocenti verranno rilasciati".
Il portavoce ha detto che un convoglio composto da quattro mezzi che
trasportava lavoratori stranieri - scortato dal gruppo di contractor -
stava transitando per il quartiere di Karrada quando le guardie hanno
aperto il fuoco contro civili, ferendo una donna.
La Farnesina si è affrettata a precisare che "non ci sono
italiani tra i contractor della società Alamco arrestati".
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