È morto a Roma il 4 novembre scorso, a quasi 62 anni, Massimo
Consoli, un uomo libero. Fu giornalista, scrittore, omosessuale,
anarchico.
Massimo è stata una di quelle persone grazie alle quali il mondo, ogni tanto, diventa migliore.
Ha fondato a Roma, nel 1963, il primo circolo dichiaratamente
omosessuale della città ed uno dei primi in Italia. È
stato l'estensore della Carta di Amsterdam sui diritti degli
omosessuali, il primo documento politico sugli omosessuali redatto da
un italiano (pubblicizzato da lui stesso, all'epoca, proprio dalle
colonne di questo giornale). Ha inventato il premio "Triangolo rosa"
(poi divenuto "Triangolo rosa – Pier Paolo Pasolini") dedicato
agli artisti omosessuali. Nel 1976 ha aperto, in una palazzina occupata
a Testaccio, la prima gay-house italiana.
Ha scritto un'infinità di libri, tradotti in varie lingue, tanto
per citarne alcuni: "Homocaust", sull'olocausto degli omosessuali,
"Ecce homo" sull'omosessualità nella Bibbia, "Killer Aids"
storia dell'Aids attraverso le sue vittime, "Ulrichs" sul pioniere del
movimento gay (e di cui è riuscito a scoprire la tomba,
abbandonata e dimenticata, all'Aquila), "Indipendence gay" e
"Stonewall" sulle origini del gay pride.
Aveva un archivio immenso (il secondo al mondo per dimensioni) di storia e pubblicistica gay.
In questo suo ruolo di fondatore (nonché attivista) del movimento gay ha sempre rivendicato il suo essere anarchico.
È stato uno dei compagni capitolini più attivi nella
lotta anticlericale negli anni a cavallo del giubileo del 2000.
"Ipazia", la rivista anticlericale che abbiamo editato a Roma per
qualche anno, è nata grazie alla sua disponibilità.
Negli ultimi anni il cancro al colon, che l'ha portato alla morte, ne
aveva limitato la mobilità, ma non la disponibilità verso
compagni ed iniziative.
Ne sentiremo la mancanza, oltre che politica, anche umana.
Ciao Massimo!!
Francesco