"Felice quel paese che non ha bisogno di eroi", questa era la frase
che più di altre esprimeva lo stato d'animo di tanta parte della
sinistra istituzionale quando, negli anni del dopoguerra, era alle
prese con celebrazioni di stampo militare, inaugurazione di monumenti
ai caduti, ecc.
Era sottinteso con essa il rifiuto della retorica militarista che sulla
figura eroica, il gesto eroico, è sempre riuscita a coinvolgere
buona parte degli entusiasmi giovanili per spingerli al massacro,
sull'onda di quel "dolce et decorum est pro patria mori" che è
sempre stato il motivetto che ha affiancato lo sventolio delle bandiere
nell'accompagnare a destinazione le casse da morto.
Non aver bisogno di eroi era ed è un'affermazione di umanità contro la mostruosità della guerra.
Oggi è evidentemente diverso per chi ha occupato gli scranni del governo.
"Eroe" è stato infatti definito da Prodi, il maresciallo
Paladini morto in Afganistan, subito imitato dalla retorica de
l'Unità, del TG3, tanto per restare in ambito governativo "di
sinistra" e paradossalmente sconfessato da quell'ufficiale comandante
che da Piacenza, sede del reggimento del genio pontieri al quale
apparteneva il Paladini, ha affermato ad un telegiornale che il
maresciallo è morto da soldato, non da eroe, perché il
morire fa parte del rischio di chi veste una divisa.
In sostanza Paladini è un morto sul "lavoro". Un "lavoro"
particolare, nell'ambito di una coalizione che occupa un paese e che
distribuisce morti, prevalentemente civili, a destra e a manca, ma pur
sempre un "lavoro", il famoso "mestiere delle armi" grazie al quale lo
Stato si garantisce il monopolio della violenza all'interno e,
tendenzialmente, all'esterno. Perché allora definirlo "eroe"?
forse che si definiscono eroi le migliaia di morti annue sul lavoro,
quello vero, quello che pur sottoposto al dominio del capitale, crea
beni e servizi? O forse è stata la morte, causata da una bomba
umana, a trasformarlo in eroe? Ma se così fosse perché
non si sono definiti eroi le vittime della strage di Stato di piazza
Fontana, dell'Italicus, di piazza della Loggia, della stazione di
Bologna, ecc?
Se si hanno bisogno di eroi vuol dire che, a fronte delle crescenti
difficoltà a giustificare la guerra di occupazione
dell'Afganistan, si rispolvera la solita, stantia, retorica militarista
per rilanciare quell'union sacré tipica di tutti i regimi.
Con la finanziaria si sono già aumentate le spese militari,
grazie all'accordo di tutti i partiti della maggioranza, ora si
costruiscono eroi. A quando il rullare dei tamburi?
max