Umanità Nova, n.39 del 2 dicembre 2007, anno 87

Pacchetto sicurezza-2. Più galera, più controllo


Il pacchetto sicurezza approvato dal governo Prodi il 30 ottobre è composto da quattro disegni di legge. Nel numero di UN 36 dell'11 novembre abbiamo analizzato il primo disegno di legge, quello sulla "sicurezza urbana". Proseguiamo la nostra analisi con gli altri tre disegni di legge, che si occupano di reati di particolare allarme sociale e certezza della pena; della banca dati del DNA; di criminalità organizzata, organizzazione degli uffici giudiziari e altre norme miscellanee.
Il secondo disegno di legge, sui reati di grave allarme sociale e "certezza della pena", ruota attorno all'idea che il carcere sia la sola efficace risposta che l'ordinamento possa dare al fenomeno sociale chiamato criminalità o delinquenza. Le misure contenute nel disegno di legge in questione sono sia di natura sostanziale che processuale. La principale misura di natura sostanziale è costituita da un ridisegno della normativa sulla prescrizione: i periodi di tempo necessari a che i reati siano prescritti sono aumentati e si rende la prescrizione maggiormente insensibile alle vicende processuali, cosicché eventuali istanze, ricorsi, ecc. dell'imputato non sortiscano un mero effetto dilatorio e il periodo necessario alla prescrizione sia effettivo. Dal punto di vista processuale, viene ampliata la possibilità di applicare misure cautelari (cioè misure restrittive della libertà prima di una condanna definitiva) e si prevede l'obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per alcuni reati di particolare gravità e allarme sociale (nell'elenco compaiono omicidio, rapina, estorsione aggravata, traffico di stupefacenti; ma anche furto in appartamento, incendio boschivo...). Per chi è in stato di detenzione è previsto il rito immediato, cioè la possibilità di essere giudicati senza il filtro dell'udienza preliminare; come corollario, in caso di condanna in primo grado di soggetti già condannati negli ultimi cinque anni per reati dello stesso tipo, in attesa dell'appello il giudice potrà applicare d'ufficio misure cautelari. L'impressione netta è che due norme costituzionali siano "in sofferenza": la prima è quella sulla presunzione di innocenza fino a condanna definitiva; la seconda è quella che stabilisce la funzione rieducativa della pena. Inoltre, è tutta la normativa varata negli anni '70 sull'onda delle rivolte nelle carceri e tesa ad alleviare la condizione dei detenuti e a favorire il loro reinseriemnto, ad essere messa in discussione. In realtà, "i delinquenti" devono starsene in galera, ci devono entrare prima possibile ed uscire il più tardi possibile; e non stanno certo dentro per diventare migliori, tanto con loro non c'è nulla da fare. Il fatto è che il carcere, anche nella visione educazionista che lo interpreta come strumento di ri-socializzazione, è sempre mezzo coercitivo finalizzato al disciplinamento, sopratutto come minaccia, dell'intera società. Il fatto che si puniscano anche gravemente fenomeni marginali e di minima lesività come il danneggiamento di immobili (in buona sostanza, le scritte sui muri) o si impedisca di fatto al detenuto di accedere a misure alternative alla detenzione, la dice lunga sulla filosofia sottesa all'operazione del pacchetto sicurezza, frutto di calcoli elettoralistici e di vere pulsioni "di pancia" della società, pulsioni coccolate, coltivate e nutrite da una classe politica che si specchia nel livore di un elettorato sempre più tartassato ed incarognito, letteralmente "pelato" per finanziare guerre, grandi opere e una classe politica pletorica e famelica. Se si sta male, sarà ben colpa di qualcuno, no? E vorrete mica prendervela con noi, i vostri politici, che sappiamo bene quanto i delinquenti vi assedino, poveri cittadini!...

W.B.

home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti