Umanità Nova, n.40 del 9 dicembre 2007, anno 87

Vicenza 15 dicembre: contro le politiche di guerra. Bloccarli è possibile


Non solo il commissario governativo Costa, in perfetta sintonia con il generale statunitense Frank Helmick comandante della Southern European Task Force (Setaf), ha definitivamente confermato che sull'area dell'aeroporto Dal Molin verrà costruita, sul lato ovest, una seconda caserma Ederle per la 173ª brigata aerotrasportata, già impiegata sia in Iraq che in Afganistan; ma anche l'ipotesi di una possibile moratoria dell'inizio dei lavori, in attesa della seconda Conferenza sulle servitù militari (peraltro prevista anche nel programma elettorale dell'Unione), non ha trovato coerenti sostenitori in parlamento, neppure tra i partiti di quella sinistra che è andata al governo sbandierando i colori e i simboli della pace.
In modo altrettanto inequivocabile, è stata persino negata la consultazione referendaria dei cittadini di Vicenza. Tale richiesta di democrazia diretta è stata infatti avversata sia dalle destre al potere localmente che dall'esecutivo di centrosinistra, togliendo così ogni argomento alla parte più conciliante e filoistituzionale del fronte contrario al Dal Molin.
Nello scorso giugno 170 parlamentari si erano impegnati pubblicamente a sostegno della moratoria, ma questa non è ancora stata discussa dal Parlamento mentre al Dal Molin sono iniziate le bonifiche belliche funzionali alla militarizzazione del territorio. Infatti i 170 si sono sottratti perfino alla fatica di riproporla, demandando tutto ai cittadini che dovrebbero anche farsi carico di una petizione nazionale.
Appare quindi confermata la verità espressa su uno striscione esposto dai dimostranti che, lo scorso 16 gennaio, occuparono la stazione di Vicenza all'annuncio definitivo del presidente del consiglio da Bucarest: Governo Prodi - governo di guerra.
La politica militarista e subalterna alle direttive atlantiche, a cui hanno dato il loro assenso quasi tutti i 170 parlamentari "pacifisti", risulta peraltro riprovata dalla continuazione degli interventi armati italiani in Afganistan, Libano, Iraq e Balcani, nonché dall'incrementato bilancio militare in Finanziaria e dall'aumento della produzione di armamenti.
Tra l'altro, proprio tra 10 e il 20 dicembre, in quanto membro e presidente di turno del consiglio di sicurezza dell'Onu, il governo italiano voterà formalmente a favore della continuazione dell'occupazione militare dell'Iraq (Multinational Force - Iraq).
Ormai a Vicenza, ma non solo, è palese che non ci sono governi amici, tanto meno pacifisti; quindi il problema del mancato consenso popolare - come hanno ripetuto sia Costa, il generale Helmick e il sindaco Hullweck - diviene un problema di ordine pubblico, di competenza della polizia.
Il paventato arrivo delle ruspe è stato annunciato nella prossima primavera (qualcuno ha parlato di giugno), ma in effetti dopo il 15 dicembre, data in cui viene conclusa la gara d'appalto tra le ditte in concorso per l'esecuzione del progetto, ogni giorno è a rischio.
Da qui l'importanza della manifestazione unitaria internazionale che si terrà a Vicenza il 15 dicembre contro il Dal Molin, la caserma Ederle e le altre servitù militari, ma pure contro l'interventismo tricolore.
Una manifestazione che vedrà in piazza, di nuovo, l'incontro solidale tra la lotta in prima persona portata avanti in questi due anni dalle diverse strutture di base (il Presidio Permanente, il Comitato Vicenza Est, il Gruppo Presenza di Longare, i Comitati di Arcugnano, Polegge, Dueville…), le diverse esperienze di autorganizzazione sociale che si ritrovano nel Patto di Mutuo soccorso, e le tante realtà dell'opposizione alla guerra e al militarismo, anarchici compresi.
Una manifestazione che sancirà la conclusione di un ciclo di proteste e iniziative d'informazione realizzate per due anni dal movimento contro il Dal Molin, aprendo una nuova e necessaria fase: quella della resistenza attiva.
Per questo, è auspicabile sia la sua riuscita in termini di partecipazione numerica, ma pure che l'opposizione popolare sappia esprimere e difendere con determinazione, così come ha saputo fare il movimento delle donne il 24 novembre a Roma, la sua autonomia politica anche nei confronti delle impunite dirigenze dei partiti di governo, non più in condizione di rappresentare chi si batte contro l'ulteriore militarizzazione e devastazione ambientale della città di Vicenza, ma anche per una società libera dalle logiche di guerra.

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