Venerdì 30 novembre è stato pubblicato il decreto
flussi 2007: le quote di ingresso previste per la regolarizzazione dei
lavoratori stranieri ammontano ad appena 170.000 unità, una
cifra che – come al solito – è assolutamente
insufficiente per soddisfare la domanda di lavoro presente nel paese e
che, soprattutto, è di molto inferiore alle esigenze degli
immigrati che sperano nella regolarizzazione per potere uscire
dall'incubo della precarietà, della clandestinità e della
repressione di stato. Si tenga presente, in questo senso, che l'anno
scorso – per la medesima infima quota di ingressi – le
domande presentate furono circa 500.000.
Il nuovo decreto consente l'accesso in Italia di 47.000 lavoratori
subordinati provenienti da quegli stati che hanno sottoscritto con
l'Italia specifici accordi di cooperazione e riammissione di immigrati
clandestini (ovvero, espulsioni e deportazioni facili). Altri 110.900
posti di lavoro sono a disposizione dei lavoratori di tutte le altre
nazionalità: 65.000 colf e badanti, 14.200 per il settore edile,
1.000 per dirigenti e lavoratori qualificati.
Ma la vera novità di quest'anno è l'introduzione della
procedura telematica per la presentazione delle domande e il disbrigo
delle pratiche di regolarizzazione: la "lotteria" della
regolarizzazione viene infatti affidata a un agghiacciante iter
informatizzato che è stato concepito dal Ministero dell'interno
per eliminare le interminabili e penose file davanti alle poste e,
soprattutto, per ridurre drasticamente la documentazione cartacea che
negli ultimi anni ha intasato uffici postali, sportelli unici per
l'immigrazione e questure.
Con questo efficientismo ministeriale, che vorrebbe colmare
tradizionali ritardi e ingolfamenti che vanno addebitati esclusivamente
all'astrusità delle norme e all'incompetenza dei burocrati e
degli addetti ai lavori, gli immigrati che vogliono regolarizzarsi
dovranno inoltrare le domande online, collegandosi al sito internet del
Ministero dell'interno. Più precisamente, visto che si tratta di
una procedura di regolarizzazione, dovranno essere i datori di lavoro a
sbrigare le pratiche "virtuali", ma dal momento che il decreto flussi
rappresenta l'unica chance di regolarizzazione per i lavoratori
stranieri che vivono già in Italia, è prevedibile che
saranno moltissimi gli immigrati costretti a cimentarsi con la
procedura informatizzata.
È necessario registrarsi al sito del Ministero dell'interno
(cliccando su "effettua registrazione") compilando un modulo web che
prevede l'inserimento di una password di otto caratteri tra cui almeno
un numero, la trascrizione dei classici "caratteri di controllo" e la
ricezione di una conferma di avvenuta registrazione. Dopo di che, si
ritorna alla pagina principale del sito del ministero, si clicca sulla
sezione "sportello unico immigrazione"; si entra nell'area riservata;
si consulta l'elencodei moduli disponibili e si sceglie ciò che
serve; si inseriscono i dati anagrafici del padrone e del lavoratore;
sulla base di questi dati il sistema genera un "kit"; si scarica questo
kit insieme al software necessario alla sua compilazione; si apre il
modulo – utilizzando il software – lo si compila e lo si
salva (operazione che si può fare anche senza essere connessi).
Tutto chiaro? Forse sì, per chi è italiano, sa navigare
agevolmente in internet, sa come si usa un computer e dispone di un
abbonamento che gli consente una connessione veloce. Ma non è
finita.
A questo punto non resta che inviare la domanda, ma è necessario
sapere quando è possibile: i lavoratori delle quote riservate
potranno farlo a partire dalle 8 del 15 dicembre; i lavoratori
domestici (colf e badanti) di altre nazionalità potranno inviare
le domande a partire dalle 8 del 18 dicembre; tutti gli altri potranno
inviare le domande a partire dalle 8 del 21 dicembre. Si tratta degli
ineffabili "clic day", ovvero i giorni in cui sarà
indispensabile essere velocissimi e attentissimi per affidare al
computer e alla rete virtuale il proprio destino: in questa lotteria
faranno fede la data e l'ora di spedizione via internet delle domande,
tanto che dal Viminale hanno fatto sapere che «nella graduatoria
finale verranno contati anche i millesimi di secondo delle pratiche
ricevute». Questo è il prezzo da pagare per
l'efficientismo telematico. È importante sottolineare, infine,
che le domande (non più di 5) vanno inviate dallo stesso
computer sul quale si è installato precedentemente il software.
Una volta inviato il kit, la domanda viene "cifrata" in automatico e
spedita direttamente dal programma al centro elaborazione dati del
Viminale. Se l'invio è andato a buon fine sullo schermo viene
visualizzato un messaggio di conferma, arriva una e-mail di conferma e
dal portale si può scaricare una ricevuta in formato .pdf.
Il percorso a ostacoli è finito: l'immigrato dovrà adesso
sperare nel parere favorevole dello sportello unico, della direzione
provinciale del lavoro e della questura.
Procedura e moduli restano, come sempre, assai complessi e per
l'assistenza gratuita alla compilazione il ministero ha stipulato degli
accordi con associazioni, organizzazioni imprenditoriali, sindacati e
patronati che avranno il compito di aiutare gratuitamente chi
avrà bisogno di una mano.
A dispetto della propaganda governativa che sottolinea la potenziale
efficienza dell'iter telematico, il Ministero dell'Interno non ha
chiarito come il nuovo software predisposto sarà in grado di
garantire trasparenza rispetto all'ordine di arrivo delle domande e non
c'è bisogno di essere degli esperti per comprendere che tutta la
nuova procedura si presta a innumerevoli intoppi e inconvenienti. Non
è mai stato sperimentato, infatti, se 200/300.000 contatti
simultanei su un sito web possano essere supportati dalla tecnologia
esistente. Inoltre, la divisione nei tre giorni utili per gli invii ha
posizionato nel primo giorno il maggior numero di domande perché
è proprio dai paesi con le quote riservate che proviene il 70%
delle domande dei datori di lavoro. È poi probabile che nel
blocco totale della linea (che potrebbe durare per ore o per tutta la
giornata) si rischierebbe di assistere a un'estenuante connessione
collettiva con gente che clicca a vuoto e in maniera compulsiva non
avendo la certezza dell'invio andato a buon fine.
Al di là dell'oggettiva difficoltà che sta a monte
dell'iscrizione online (avere un computer a disposizione con una
connessione stabile e veloce, saper usare bene internet e avere
sufficiente dimestichezza con lo strumento tecnologico), affidare a
internet il disbrigo di una pratica che vale una vita significa dare in
pasto le esistenze degli immigrati all'imponderabilità della
rete.
Un nuovo, cervellotico sistema per complicare ulteriormente la vita degli immigrati nel nostro paese.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria