Un altro regalo natalizio avvelenato per i lavoratori e i pendolari:
il governo ha appena approvato, nel passaggio della legge finanziaria
al Senato, un taglio del 25% alle risorse destinate al trasporto
regionale e metropolitano gestito dalle ferrovie. Un provvedimento che
rende molto complicata la sussistenza di un servizio già
compromesso per conto suo dalla vetustà dei mezzi e dalla
carenza di personale, per le politiche di tagli, risparmi e
disincentivo all'uso del treno attuate dalle dirigenze ferroviarie
negli ultimi anni.
Il ministro Di Pietro, uomo dell'Alta Velocità e degli appalti
per le Grandi Opere, noto per la sua aderenza agli interessi delle
grandi imprese, sin da quando era magistrato, ha incassato un risultato
che va oltre le stesse già laute regalie del suo predecessore
Lunardi alla casta delle aziende e cooperative. Infatti, oltre al
taglio dei finanziamenti per il servizio ferroviario, tutte le grandi
opere hanno ricevuto incrementi di finanziamenti del 22% rispetto
al 2007, giungendo così a sommare prebende per 3.612 milioni di
euro che andranno a rimpinguare i cantieri dell'Alta Velocità e
delle nuove autostrade padane.
Non va dimenticato che lo stesso Di Pietro sulla questione Ponte sullo
Stretto ha operato una sorta di marcia indietro rispetto alla
già ambigua linea governativa, riaprendo spiragli per la lobby
pontista, come lo stesso salvataggio della Società "Stretto di
Messina" SpA dimostra: essa, sorta per la gestione dell'affaire ponte,
non avrebbe più dovuto avere ragion d'essere, ma non solo ha
continuato a vivere con tanto di consiglio d'amministrazione, sedi in
Sicilia e a Roma, impiegati, ecc., ma ha anche ricevuto finanziamenti
per la realizzazione di opere in Albania, come una qualsiasi SpA.
Ancora una volta i carrozzoni clientelari funzionali allo sviluppo di
una politica di elargizione di fondi agli amici, l'hanno avuta vinta.
Quindi il governo Prodi, con tanto di "ministri ecologisti", con tanto
di "programma" rivendicato dalla "sinistra radicale" come un vangelo (a
cui credono pochi), sta dimostrando di avere meno scrupoli nelle sue
marce forzate verso le privatizzazioni, del tanto vituperato governo
Berlusconi. Lo slogan "Non ci sono governi amici" fotografa
perfettamente la situazione.
I 1000 nuovi treni per i pendolari, stanno diventando 1000 treni in
meno. I problemi di affollamento, insicurezza, ritardo, inefficienza
del trasporto popolare, sono destinati a subire una accelerazione in
favore di un trasporto elitario (il Tav) e del progressivo
smantellamento del servizio su rotaia in favore del gommato.
Se si considera anche che sotto il regime prodiano, e con l'arrivo al
vertice di FS di un ex leader Cgil come Moretti, è stata
pianificata la fine del settore merci Fs, con la svendita di tutti i
migliori pezzi della divisione Cargo di Trenitalia alla concorrenza, si
può vedere come le parole sul risparmio energetico, sulla
decongestione delle strade e autostrade, sulla diminuzione dei livelli
di inquinamento, altro non siano che chiacchiere e ipocrisia.
Oggi è necessaria un'azione di pressione che veda realizzarsi un
percorso unità tra i ferrovieri – organizzati nei
sindacati di base -, i pendolari – con i loro comitati -, e i
cittadini organizzati nei tanti organismi popolari sorti per combattere
le devastazioni connesse alle grandi opere e alla Tav; solo da questo
movimento può nascere quella spinta dotata della giusta forza e
della necessaria capacità per imporre dal basso una svolta
politica in materia di trasporti in Italia.
Pippo Gurrieri