A Firenze, la mattina del 29 novembre polizia e carabinieri hanno
fatto irruzione, con il solito dispiegamento di forze, in due palazzine
occupate, l'Asilo e il Panico. Nella prima non c'è stata
resistenza, mentre nel secondo caso gli occupanti presenti sono
riusciti a salire sul tetto e ci sono rimasti fino a sera. Non è
la prima volta che posti occupati vengono sgombrati e, temiamo, nemmeno
l'ultima, ma in questi due casi i mass media hanno collegato gli
sgomberi ad una inchiesta basata sul famigerato 270bis (associazione
con finalità di terrorismo). Anche perché ci sarebbero
state, contemporaneamente, una serie di perquisizioni in diverse
città: Pisa, Lucca, Prato, Livorno e La Spezia in seguito ad una
ordinanza emessa da un magistrato che avrebbe firmato un mandato per la
ricerca di armi e materiali esplosivi.
Nelle perquisizioni nei due stabili sarebbe stato sequestrato il solito
materiale (computer e propaganda cartacea varia) e, nell'Asilo, anche
"alcune centinaia di proiettili (sic!) a salve".
Dalle notizie disponibili, sembra che solo alcune delle 24 persone
identificate e poi rilasciate durante le operazioni di polizia, siano
indagate per "associazione con finalità di terrorismo". A quanto
sembra l'operazione repressiva è collegata ad una inchiesta
preesistente ed ha preso le mosse da alcuni "colpi di arma da fuoco",
che sarebbero stati sentiti da alcuni cittadini o (a seconda dei
giornali) "intercettati" dalla polizia nell'area di San Salvi, dove
aveva sede il Panico.
Entrambe le occupazioni, come sempre accade, erano a rischio di
sgombero, soprattutto l'Asilo, per il quale recentemente il Comune di
Firenze aveva cambiato la destinazione d'uso allo scopo di metterlo sul
mercato. Ma anche la zona di San Salvi è un'area già da
tempo al centro di pressanti interessi immobiliari. L'aspetto
più grave e preoccupante della faccenda è stato mischiare
lo sgombero di un edificio occupato ad una inchiesta sul terrorismo,
fare questo significa alzare notevolmente il livello di repressione nei
confronti di tutte le strutture occupate ed autogestite.
Un modo di fare che ha tutta l'aria di un avvertimento.
Caotico-info (Pisa)
La notizia ci aveva colto alla sprovvista: Fiamma Tricolore stava
per aprire una nuova sede in città, in uno dei quartieri
più vivaci dal punto di vista sociale e culturale. Presa
casualmente dal sito internet di FT, la notizia stava passando in
sordina e subito ci siamo organizzati per promuovere una mobilitazione
antifascista. Nella stessa via dove a breve sarebbero dovuti arrivare i
fascisti erano da tempo presenti un circolo culturale dell'ARCI, una
sede umanista e un giardino pubblico in cui da anni viene portato
avanti un percorso di gestione orizzontale e di integrazione.
L'apertura di una sede fascista avrebbe rappresentato per noi un'offesa
e una provocazione verso tutto il quartiere.
Il gruppo anarchico Germinal ha sostenuto fin da subito la
mobilitazione, prendendo contatti con i gruppi e le associazioni del
quartiere e diffondendo la notizia.
L'assemblea che ha dato avvio alla mobilitazione, indetta da alcuni
attivisti dell'ARCI, ha visto la presenza di una cinquantina di persone
e un vivace dibattito su quali strumenti e forme di protesta assumere
in vista dell'inaugurazione della sede fascista. Abbiamo deciso di
darci un nome, "Trieste antifascista", e di indire un presidio, in
concomitanza all'appuntamento lanciato da quelli di Fiamma, davanti al
circolo ARCI. Il tempo stringeva, ma in quattro giorni la notizia del
presidio si è sparsa rapidamente in città. A due giorni
dalla manifestazione, mentre l'organizzazione della manifestazione
procedeva a ritmo serrato, alcuni ignoti infami hanno devastato i
locali dell'associazione che gestisce il giardino pubblico, con chiaro
intento intimidatorio.
Ma ciò non è bastato per spaventare chi era intenzionato
a dare un chiaro segnale di "malvenuto" ai fascisti: per
solidarietà abbiamo deciso di spostare il presidio di fronte ai
giardini, mentre anche il circolo ARCI quel giorno sarebbe rimasto
aperto e in attività.
Domenica 2 dicembre 200 persone – tra cui diversi/e compagni/e,
anche da fuori città - hanno partecipato al presidio
antifascista, sorvegliate a vista da una ventina di poliziotti in
divisa e in borghese, mentre i pochi fascisti intervenuti facevano di
tutto per farsi vedere il meno possibile.
Al termine del presidio un corteo spontaneo ha attraversato il
quartiere ed è giunto in piazza Unità, fermandosi sotto
il municipio.
Lo striscione portato dai compagni e dalle compagne del gruppo
Germinal, essendo l'unico, prima è stato esposto ai giardini e
ha poi aperto il corteo. Recava una scritta semplice ma chiara: "La
violenza squadrista va fermata ora".
La mobilitazione sicuramente continua, l'antifascismo non si arresta.
Raffaele
Sabato 1 dicembre si è tenuto un presidio davanti al cpt di
Gradisca non solo per contestare l'esistenza di tale obbrobrio ma anche
per protestare contro il maltrattamento dei richiedenti asilo che
attendono mesi per avere i documenti.
La manifestazione inoltre era inserita in una giornata di mobilitazione
nazionale contro il protocollo tra ministero dell'interno e le poste
spa per il rinnovo del permesso di soggiorno. Tale accordo prevede che
ogni immigrato spenda più di 70 euro a testa per rinnovare il
proprio permesso di soggiorno ed intere famiglie si ritrovino
perciò a dover sborsare metà del salario. Una vera e
propria truffa che è stata denunciata in diverse città in
tutta Italia con volantinaggi e presidi davanti agli uffici postali e
alle prefetture. A Gradisca è stato scelto il centro di
permanenza temporanea come luogo simbolico dove essere presenti. La
manifestazione ha avuto un buon successo nonostante il tempo: erano
presenti un centinaio di persone fra le quali numerosi richiedenti.
Davanti ai poliziotti che presidiavano l'entrata si è ribadito
il pieno dissenso contro il cpt dove continuano i maltrattamenti ed i
ricatti e contro l'amministrazione corrotta della città che
prima promette di chiudere il cpt e dopo continua a mantenere in piedi
tutto quanto. La protesta permanente continua.
Luca
Il 1° dicembre è stata la giornata dedicata a un bene prezioso e indispensabile: l'acqua.
Da Piazza della Repubblica fino a Piazza Farnese si è snodato un
eterogeneo corteo che ha ribadito nettamente e in maniera trasversale
la contrarietà popolare al furto della "fonte di vita" da parte
delle aziende private.
Come gruppo "Cafiero" di Roma abbiamo partecipato al corteo diffondendo
Umanità Nova, sventolando le nostre bandiere e facendo sentire
la nostra voce con un comunicato letto più volte che, oltre alle
considerazioni fondamentali sul mercimonio che avviene con le risorse
del nostro territorio, ha ricordato il furto del bene in questione da
parte dello Stato Vaticano (che, com'è noto, non paga neanche
l'acqua).
La giornata si è conclusa tranquillamente, con una simbolica
sbandierata rossonera ai piedi della statua di Giordano Bruno, come un
collegamento ideale tra la posizione che abbiamo espresso e la nota
figura del filosofo nolano.
Gianfranco
NdR. Nel riquadro il comunicato emesso dalla CdC della FAI sulla privatizzazione dell'acqua