Umanità Nova, n.41 del 16 dicembre 2007, anno 87

Decreto sicurezza. Il ritorno delle leggi razziali


Dal primo gennaio all'8 dicembre di quest'anno 984 lavoratori italiani sono stati assassinati nei cosiddetti "incidenti sul lavoro". Soltanto la strage avvenuta la settimana scorsa alla Fonderia Thyssen di Torino ha parzialmente acceso i riflettori su quello che è il più triste dei primati italiani: in Italia, infatti, si muore di lavoro molto più spesso che in qualunque altro paese d'Europa, è una strage quotidiana che fa ogni giorno 2-3 vittime, ma nessuno sembra scandalizzarsi.
Oltre ad essere costretti a lavorare in condizioni oggettivamente rischiose, gli italiani sono sempre più malati, ma anche su questo argomento tutti fanno finta di nulla per quanto siano decisamente inquietanti le notizie provenienti da diverse inchieste giornalistiche che la scorsa estate hanno rivelato che negli ultimi anni nel Belpaese s'è registrato un aumento della diffusione dei tumori superiore a quello di qualunque altra nazione industrializzata.
Nessuno s'è preoccupato più di tanto, d'altra parte, neanche del fatto che alla Conferenza di Bali sul clima l'Italia sia stata messa sotto accusa per aver aumentato le proprie emissioni di CO2 e di sostanze inquinanti in barba a tutti i protocolli di Kyoto firmati e controfirmati da tutti i governi che si sono avvicendati in questi anni.
Dulcis in fundo, i cittadini italiani (oltre ad essere malati, inquinati e a venire ammazzati sul lavoro) sono anche sempre più tartassati: i tagli delle imposte dirette ai ricchi fatti dal Governo Berlusconi e confermati dal Governo Prodi sono stati infatti compensati con una serie di aumenti delle imposte indirette (su Iva, tariffe etc) che colpiscono indiscriminatamente tutti i cittadini, ma che gravano in particolare su quelli meno abbienti…

Nella narrazione dei media non c'è naturalmente molto spazio per i motivi veri che avrebbero gli italiani per sentirsi insicuri. La narrazione ufficiale del nostro tempo ha piuttosto tutte le caratteristiche di quella che alcuni sociologi francesi hanno definito la "pornografia securitaria". Come la pornografia distorce la realtà delle relazioni sessuali per compiacere le fantasie di chi acquista i prodotti dell'industria dell'hard core, così la pornografia securitaria distorce la realtà per spaventare le sue vittime e per far credere loro di vivere in un mondo percorso da bande di delinquenti assetati di sangue in cui l'unica salvezza può essere più polizia e più galere. E la rabbia per la vita infame che ci tocca, invece di colpire chi ci ammazza di lavoro, ci inquina, ci tartassa etc, viene deviata verso gli immigrati, le figure sociali marginali (di volta in volta l'ultrà-il drogato-il graffitaro etc), "delinquenti", che hanno la sola colpa di esistere, di non parlare la stessa lingua o di non avere le stesse abitudini dell'obbediente cittadino tutto casa-lavoro-TV che nel linguaggio del brain-washing mediatico viene chiamato "la gente".
Una delle regole della pornografia securitaria è insistere su piccoli fatti di cronaca fino a farli diventare questioni di interesse generale, giungendo in alcuni casi ad influenzare importanti decisioni politiche. Un meccanismo di questo genere è quello che ha portato all'approvazione in senato giovedì 6 dicembre del decreto legge sulle "norme riguardanti l'espulsione di cittadini comunitari e dei loro familiari per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, motivi di pubblica sicurezza o motivi imperativi di pubblica sicurezza". Il decreto approvato al Senato fa parte del cosiddetto pacchetto sicurezza messo a punto dal governo dopo l'assassinio di Giovanna Reggiani a opera di un cittadino romeno di etnia rom ed è meglio noto come "decreto antirumeni". È uno stralcio del pacchetto sicurezza voluto da Walter Veltroni sull'onda del caso montato dai media dopo l'assassinio della signora Reggiani. La povera donna era stata uccisa in una strada di Roma completamente priva di illuminazione, ma il sindaco di Roma piuttosto che fare autocritica su una così grave mancanza da parte della sua amministrazione preferì chiedere al Governo che fossero varate leggi che permettessero l'espulsione rapida dei cittadini rumeni che notoriamente sono tutti delinquenti, ma che da quando la Romania fa parte dell'Unione Europea non possono più essere spediti in qualche CPT senza tanti complimenti.
Il decreto approvato dal Senato attribuisce ai prefetti il potere di emanare provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale per motivi di "pubblica sicurezza"; e stabilisce che i motivi di sicurezza "sono imperativi" - e quindi legittimano l'espulsione anche di quei cittadini dell'Ue che abbiano soggiornato almeno dieci anni in Italia o siano minorenni – "quando il cittadino dell'Unione o un suo familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, abbia tenuto comportamenti che compromettono la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona umana ovvero l'incolumità pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l'ordinaria convivenza".
Di fatto, quindi, uno straniero può essere espulso dall'Italia (e prima dell'espulsione trattenuto in un CPT o nella cella di sicurezza di un carcere o di una questura) non perché ha commesso un qualche preciso reato, ma semplicemente perché i suoi comportamenti "compromettono" "la tutela della dignità umana" o " l'ordinaria convivenza", concetti quanto mai vaghi e difficili da definire. Come ha scritto un giurista "anche il mero vivere con i propri familiari in una baracca compromette la tutela della dignità umana". Inoltre l'espulsione viene "applicata" anche ai familiari chi ha tenuto questi "comportamenti", cancellando secoli di diritto basati sull'assunzione che la responsabilità penale è personale, è un ritorno all'antico del diritto romano per cui le colpe dei padri ricadono sui figli e il piccolo rom che magari frequenta anche le scuole qui può essere espulso da un momento all'altro solo perché suo padre o sua madre o suo fratello hanno avuto "comportamenti… incompatibili con l'ordinaria convivenza".
Il decreto-legge approvato dal Senato semplicemente ribadisce l'orrore che già avviene ogni giorno, con gli sgomberi di massa dei campi nomadi, gli internamenti nei CPT, le vessazioni della polizia contro gli stranieri. È il ritorno alle leggi razziali che nel gioco dell'assurdo della politica italiana contiene al suo interno anche pesanti norme anti-razzismo con riferimento al trattato di Amsterdam che dà libertà agli stati comunitari di "prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni sia per motivi razziali e per orientamento sessuale". Il fatto che vi fosse accennato a una pur timida possibilità di sanzionare l'omofobia ha scatenato peraltro il solito girotondo dentro l'Unione con i cattolici scatenati e l'immediato impegno ribadito con una "dichiarazione formale e ufficiale a nome del governo" del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti che "Il governo abrogherà entro fine anno la norma anti-omofobia (che al Senato aveva provocato il voto contrario di Andreotti e della Binetti) inserita nel decreto sicurezza".
Nessun abbellimento comunque avrebbe potuto cancellare la realtà di un decreto-legge che è una norma razzista che concede alla polizia e alla magistratura enormi poteri discrezionali su una larga fetta di persone che hanno la sola colpa di essere immigrate. La cosa, peraltro, non è sfuggita alla stampa internazionale. Il conservatore The Wall Street Journal ha parlato apertamente di "legge razziale" e ha paragonato l'Italia alla Russia di Putin, "un paese formalmente democratico dove le garanzie della legge valgono solo per una minoranza privilegiata di persone".

robertino

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