Dal primo gennaio all'8 dicembre di quest'anno 984 lavoratori
italiani sono stati assassinati nei cosiddetti "incidenti sul lavoro".
Soltanto la strage avvenuta la settimana scorsa alla Fonderia Thyssen
di Torino ha parzialmente acceso i riflettori su quello che è il
più triste dei primati italiani: in Italia, infatti, si muore di
lavoro molto più spesso che in qualunque altro paese d'Europa,
è una strage quotidiana che fa ogni giorno 2-3 vittime, ma
nessuno sembra scandalizzarsi.
Oltre ad essere costretti a lavorare in condizioni oggettivamente
rischiose, gli italiani sono sempre più malati, ma anche su
questo argomento tutti fanno finta di nulla per quanto siano
decisamente inquietanti le notizie provenienti da diverse inchieste
giornalistiche che la scorsa estate hanno rivelato che negli ultimi
anni nel Belpaese s'è registrato un aumento della diffusione dei
tumori superiore a quello di qualunque altra nazione industrializzata.
Nessuno s'è preoccupato più di tanto, d'altra parte,
neanche del fatto che alla Conferenza di Bali sul clima l'Italia sia
stata messa sotto accusa per aver aumentato le proprie emissioni di CO2
e di sostanze inquinanti in barba a tutti i protocolli di Kyoto firmati
e controfirmati da tutti i governi che si sono avvicendati in questi
anni.
Dulcis in fundo, i cittadini italiani (oltre ad essere malati,
inquinati e a venire ammazzati sul lavoro) sono anche sempre più
tartassati: i tagli delle imposte dirette ai ricchi fatti dal Governo
Berlusconi e confermati dal Governo Prodi sono stati infatti compensati
con una serie di aumenti delle imposte indirette (su Iva, tariffe etc)
che colpiscono indiscriminatamente tutti i cittadini, ma che gravano in
particolare su quelli meno abbienti…
Nella narrazione dei media non c'è naturalmente molto spazio per
i motivi veri che avrebbero gli italiani per sentirsi insicuri. La
narrazione ufficiale del nostro tempo ha piuttosto tutte le
caratteristiche di quella che alcuni sociologi francesi hanno definito
la "pornografia securitaria". Come la pornografia distorce la
realtà delle relazioni sessuali per compiacere le fantasie di
chi acquista i prodotti dell'industria dell'hard core, così la
pornografia securitaria distorce la realtà per spaventare le sue
vittime e per far credere loro di vivere in un mondo percorso da bande
di delinquenti assetati di sangue in cui l'unica salvezza può
essere più polizia e più galere. E la rabbia per la vita
infame che ci tocca, invece di colpire chi ci ammazza di lavoro, ci
inquina, ci tartassa etc, viene deviata verso gli immigrati, le figure
sociali marginali (di volta in volta l'ultrà-il drogato-il
graffitaro etc), "delinquenti", che hanno la sola colpa di esistere, di
non parlare la stessa lingua o di non avere le stesse abitudini
dell'obbediente cittadino tutto casa-lavoro-TV che nel linguaggio del
brain-washing mediatico viene chiamato "la gente".
Una delle regole della pornografia securitaria è insistere su
piccoli fatti di cronaca fino a farli diventare questioni di interesse
generale, giungendo in alcuni casi ad influenzare importanti decisioni
politiche. Un meccanismo di questo genere è quello che ha
portato all'approvazione in senato giovedì 6 dicembre del
decreto legge sulle "norme riguardanti l'espulsione di cittadini
comunitari e dei loro familiari per motivi di ordine pubblico o di
sicurezza dello Stato, motivi di pubblica sicurezza o motivi imperativi
di pubblica sicurezza". Il decreto approvato al Senato fa parte del
cosiddetto pacchetto sicurezza messo a punto dal governo dopo
l'assassinio di Giovanna Reggiani a opera di un cittadino romeno di
etnia rom ed è meglio noto come "decreto antirumeni". È
uno stralcio del pacchetto sicurezza voluto da Walter Veltroni
sull'onda del caso montato dai media dopo l'assassinio della signora
Reggiani. La povera donna era stata uccisa in una strada di Roma
completamente priva di illuminazione, ma il sindaco di Roma piuttosto
che fare autocritica su una così grave mancanza da parte della
sua amministrazione preferì chiedere al Governo che fossero
varate leggi che permettessero l'espulsione rapida dei cittadini rumeni
che notoriamente sono tutti delinquenti, ma che da quando la Romania fa
parte dell'Unione Europea non possono più essere spediti in
qualche CPT senza tanti complimenti.
Il decreto approvato dal Senato attribuisce ai prefetti il potere di
emanare provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale per
motivi di "pubblica sicurezza"; e stabilisce che i motivi di sicurezza
"sono imperativi" - e quindi legittimano l'espulsione anche di quei
cittadini dell'Ue che abbiano soggiornato almeno dieci anni in Italia o
siano minorenni – "quando il cittadino dell'Unione o un suo
familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, abbia tenuto
comportamenti che compromettono la tutela della dignità umana o
dei diritti fondamentali della persona umana ovvero l'incolumità
pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale
incompatibile con l'ordinaria convivenza".
Di fatto, quindi, uno straniero può essere espulso dall'Italia
(e prima dell'espulsione trattenuto in un CPT o nella cella di
sicurezza di un carcere o di una questura) non perché ha
commesso un qualche preciso reato, ma semplicemente perché i
suoi comportamenti "compromettono" "la tutela della dignità
umana" o " l'ordinaria convivenza", concetti quanto mai vaghi e
difficili da definire. Come ha scritto un giurista "anche il mero
vivere con i propri familiari in una baracca compromette la tutela
della dignità umana". Inoltre l'espulsione viene "applicata"
anche ai familiari chi ha tenuto questi "comportamenti", cancellando
secoli di diritto basati sull'assunzione che la responsabilità
penale è personale, è un ritorno all'antico del diritto
romano per cui le colpe dei padri ricadono sui figli e il piccolo rom
che magari frequenta anche le scuole qui può essere espulso da
un momento all'altro solo perché suo padre o sua madre o suo
fratello hanno avuto "comportamenti… incompatibili con
l'ordinaria convivenza".
Il decreto-legge approvato dal Senato semplicemente ribadisce l'orrore
che già avviene ogni giorno, con gli sgomberi di massa dei campi
nomadi, gli internamenti nei CPT, le vessazioni della polizia contro
gli stranieri. È il ritorno alle leggi razziali che nel gioco
dell'assurdo della politica italiana contiene al suo interno anche
pesanti norme anti-razzismo con riferimento al trattato di Amsterdam
che dà libertà agli stati comunitari di "prendere i
provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni sia per
motivi razziali e per orientamento sessuale". Il fatto che vi fosse
accennato a una pur timida possibilità di sanzionare l'omofobia
ha scatenato peraltro il solito girotondo dentro l'Unione con i
cattolici scatenati e l'immediato impegno ribadito con una
"dichiarazione formale e ufficiale a nome del governo" del ministro dei
Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti che "Il governo
abrogherà entro fine anno la norma anti-omofobia (che al Senato
aveva provocato il voto contrario di Andreotti e della Binetti)
inserita nel decreto sicurezza".
Nessun abbellimento comunque avrebbe potuto cancellare la realtà
di un decreto-legge che è una norma razzista che concede alla
polizia e alla magistratura enormi poteri discrezionali su una larga
fetta di persone che hanno la sola colpa di essere immigrate. La cosa,
peraltro, non è sfuggita alla stampa internazionale. Il
conservatore The Wall Street Journal ha parlato apertamente di "legge
razziale" e ha paragonato l'Italia alla Russia di Putin, "un paese
formalmente democratico dove le garanzie della legge valgono solo per
una minoranza privilegiata di persone".
robertino