Umanità Nova, n.41 del 16 dicembre 2007, anno 87

Soldi pubblici per essere spiati. Controllo e affari


Nel contesto dell'ultima Finanziaria è stato approvato anche un emendamento, proposto dal leghista Guido Dussin, che prevede un credito d'imposta per l'installazione di apparecchi di videosorveglianza per le piccole e medie commerciali di vendita al dettaglio e all'ingrosso, oltre che per quelle di somministrazione di alimenti e bevande. Tale credito d'imposta, pari all'80% delle spese sostenute per l'installazione di telecamere, potrà essere fatto valere in compensazione ai fini fiscali e contributivi e non concorrerà alla formazione del reddito, né al valore della produzione netta ai fini Irap.
In questo modo, le aziende potranno godere di ulteriori finanziamenti per gli impianti di videosorveglianza che risulteranno ulteriormente a carico dei lavoratori e delle comunità; infatti già esistono consistenti fondi statali e regionali destinati all'incremento di queste misure di sicurezza, sia a favore delle ditte private che delle amministrazioni locali.
Sovente, l'installazione di tali sistemi di controllo viene motivata anche come prevenzione antiterrorismo, giungendo a progettare e finanziare l'installazione di telecamere oltre che sugli autobus, persino sui taxi (come a Milano) oppure presso gli imbarcaderi dei vaporetti (come a Venezia).
Il risultato è duplice: controllo e business.
In primo luogo, ormai, la videosorveglianza costituisce una capillare rete di controllo che non risparmia alcun ambito del nostro vivere; come esempio di tale pervasività, basti citare qualche dato riguardante la situazione nel comune di Venezia e, più in generale del Veneto.
In questa regione, ben 5 capoluoghi lo scorso anno figuravano nella classifica nazionale delle 50 città più videosorvegliate; con Treviso collocata al 13° posto, seguita da Venezia, Vicenza, Verona e Padova, tutte con un numero di telecamere superiore a quello di Roma.
Soltanto all'interno e all'esterno del megastore Auchan di Mestre sono attive circa 300 telecamere; mentre per quanto riguarda i mezzi pubblici, entro l'estate saranno attivate 130 telecamere dislocate in gran parte su autobus urbani e pullman extraurbani con un investimento di 795 mila euro, nonostante l'opposizione delle RdB che rappresentano la maggioranza dei lavoratori dell'Actv.
Altri dati significativi sono quelli relativi all'autostrada Serenissima che collega Padova a Milano, dove lungo i 200 chilometri del suo tracciato sono da tempo operative 200 telecamere: una ogni due chilometri, ma raddoppiate per i due sensi di marcia; senza, ovviamente, contare quelle montate sulle auto della Polstrada.
Il tutto approvato con un generalizzato quanto acritico consenso da parte di un'opinione pubblica ormai assuefatta ad essere spiata in continuazione come in un reality televisivo e talmente plagiata dal continuo allarme sicurezza da non preoccuparsi neanche dei più elementari diritti riguardanti la propria privacy.
Meritevole di citazione lo slogan, assieme all'incolpevole sorriso di una bambina, utilizzato da un comune nel veronese per far accettare ai suoi cittadini il nuovo sistema di videosorveglianza: "Sorridi, c'è una telecamera puntata sulla tua sicurezza!".

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