Umanità Nova, n.41 del 16 dicembre 2007, anno 87

Strage di operai


La strage della fabbrica Thyssenkrupp di Torino del 6 dicembre 2007 è l'ultimo atto della guerra infinita tra capitale e lavoro, una guerra in cui gli operai vengono massacrati quotidianamente in nome del profitto e degli interessi padronali.
Questo stabilimento, non nuovo a infortuni e incidenti sul lavoro, era appartenuto alla Fiat, poi alla Teksid – sempre gruppo Fiat – e successivamente passò di mano fino agli attuali proprietari della Thyssenkrupp. Che questo stabilimento decisero di chiudere, assieme a quello di Terni, per delocalizzare in Cina e altrove. Per il momento, Terni si è salvato e Torino doveva chiudere entro il giugno prossimo, mentre la chiusura del reparto in cui si è consumata la strage di operai era prevista per il febbraio 2008. Ma fino all'ultimo bisognava produrre, in qualsiasi condizione, sotto il ricatto del licenziamento, della mobilità, di non riuscire più a dare alla propria famiglia una vita decorosa. Tutti coloro che hanno lasciato che quegli uomini lavorassero nelle condizioni che ora sono sulle prime pagine dei giornali nazionali (misure di sicurezza inesistenti, turni di lavoro di 12 ore) sapevano perfettamente quello che facevano: accettavano come normale la possibilità che quegli uomini morissero, voce messa a bilancio, costo certamente compensato dall'immane sforzo di quei duecento operai che negli ultimi mesi hanno lavorato in Thyssenkrupp facendo quello che prima si faceva in più di trecento.
Le fredde statistiche continuano a raccontare di un'Italia in cui la sicurezza sul lavoro è ancora un traguardo lontanissimo: non c'è di che stupirsi, dal momento che negli ultimi anni la classe lavoratrice ha subito continui attacchi attraverso la ridefinizione del sistema produttivo, lo smantellamento dello stato sociale, la creazione di leggi volte a precarizzare il lavoro, la delocalizzazione e la globalizzazione dei mercati. Le tutele e i diritti dei lavoratori sono stati calpestati inesorabilmente e scientificamente dalla classe dirigente del paese sempre pronta, insieme ai sindacati concertativi, a garantire massima protezione agli interessi del capitalismo italiano.
In questa Italia sempre più devastata dall'insipienza della classe politica e da un generale arretramento civile, economico e culturale, tutti i giorni i lavoratori sono mandati al macello sotto il ricatto del "prendere o lasciare", tanto fuori c'è la fila per prendere il tuo posto.
Nell'esprimere il nostro profondo cordoglio per le vittime del rogo della Thyssenkrupp, facciamo appello a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori affinché si uniscano in una mobilitazione diretta e permanente contro gli infortuni sul lavoro: un primo ma necessario passo verso la ripresa di una più generale conflittualità, della doverosa lotta per dimostrare ai padroni e ai politici che non possono e non devono più permettersi di sfruttare le vite di chi lavora e produce materialmente il benessere e la ricchezza di questo paese.

Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
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