L'ultima esternazione leghista a Treviso è andata forse un
po' oltre il consentito, almeno all'interno del palazzo comunale, visto
e considerato che se fosse stata pronunciata in uno dei ben frequentati
bar sottostanti certo non avrebbe provocato alcuna riprovazione. A
pronunciarla il consigliere della Lega Nord, Giorgio Bettio, insegnante
di professione: "Quando qualcuno
tocca un membro della mia famiglia per me non vale la legge del
taglione, ma quella delle SS: per ognuno dei nostri, dieci dei loro" (Corriere Veneto del 4.12.07).
Così come non avrebbe suscitato nessuno scandalo, se la stessa
affermazione l'avesse fatta in qualche dibattito televisivo di una
delle tante emittenti private in Veneto, specializzate nel diffondere
ogni sera rancore xenofobo, a cui sono invitati come esperti persino
picchiatori dell'estrema destra. Basti pensare che la sera del 5
dicembre, proprio su una di queste reti tale Mariangelo Foggiato,
esponente del Progetto Nordest, ha potuto impunemente ripetere
più volte che "anche nel nazismo c'era del buono".
Evidentemente, ormai per il leghismo è passato il tempo quando,
per bocca di Bossi, dichiarava la propria avversione ai fascisti e
appellava i suoi avversari con epiteti quali "nazisti rossi" o "nazisti
islamici".
D'altra parte, Treviso rimane il triste feudo del sindaco-sceriffo
Gentilini, anch'esso leghista ma con dichiarate simpatie mussoliniane,
che in questi anni ha prodotto quasi quotidianamente frasi razziste e
filofasciste.
Qualche esempio, in ordine sparso: "Meglio fascista che bolscevico" (27.04.03); "Hanno scelto proprio il colore giusto: sono neri di vergogna" (04.06.01); "Purtroppo
a Genova si è visto che le forze dell'ordine non sono più
abituate a usare il manganello: dopo cinque anni di buonismo,
bisognerà rieducarle" (22.07.01); "Darò subito disposizioni alla mia comandante (dei vigili urbani) affinché faccia pulizia etnica dei culattoni" (09.08.07); "Puliremo le nostre strade dai neri, dai gialli, dai nomadi e dai rossi" (11.09.05); "La prima ordinanza sarà contro zingari e rom: via da Treviso chi non ha una casa ed un lavoro" (10.10.07); "Sia chiaro che anche i gay io non li voglio vedere per le strade" (17.09.07); "Mendicanti
ed accattoni. Già oggi appena li vedo li faccio identificare e
schedare, d'ora in avanti potrò fare di più" (10.10.07).
Tale martellante campagna, con epicentro la marca trevigiana, da
decenni si accompagna alle continue e similari dichiarazioni da parte
degli altri sindaci e amministratori veneti di destra (anche se non
soltanto di destra), compresi alcuni assessori regionali, che non
perdono occasione per emanare misure che come immancabile obbiettivo
hanno i migranti, i nomadi e i senza dimora.
Si va dalla geniale idea estiva del vicepresidente della giunta
regionale, il leghista Zaia, di stampare e diffondere sulle spiagge
milioni di volantini contro gli immigrati che svolgono
l'attività di commercio tra i bagnanti, sino alla trovata
dell'assessora regionale alla sanità, la leghista Martini, che
ha disposto esami sanitari per le cosiddette badanti.
Il presidente berlusconiano della Regione Veneto, Galan, si è
detto indignato per l'elogio delle SS, minacciando persino un esposto
in Procura; ma i suoi stessi assessori non rappresentano propriamente
la moderazione né tanto meno il buon senso.
Ma il museo degli orrori è infinito, seppure è divenuto
di dominio pubblico oltre i confini regionali, soltanto dopo il recente
"editto antisbandati" di Cittadella promosso dal sindaco Bitonci,
anch'esso leghista. Paradossale il divieto deciso da Gentilini, nelle
vesti di capo della polizia locale, per le lanterne rosse fuori dai
ristoranti cinesi; anche se forse la misura repressiva più
farsesca è quella, introdotta in vari comuni, tra cui Verona e
Zanè nel vicentino, che prevede multe incredibili per i...
mendicanti.
Si tratta, con tutta evidenza, di provvedimenti di efficacia
pressoché nulla, ma del tutto funzionali a fomentare un clima
intollerante e fobico nei confronti degli obiettivi del momento (ieri i
meridionali, i polacchi, gli albanesi, gli africani; oggi in primo
luogo i musulmani, i cinesi, i rumeni e i nomadi).
L'obiettivo propagandato è stato emblematicamente descritto dal
leghista Tosi, sindaco di Verona, notoriamente appoggiato dai
neonazisti scaligeri: "Certo, oggi
Treviso grazie a Gentilini è diventata una bomboniera pulita,
ordinata, e con un grande senso civico. Un modello da seguire" (Panorama, 14.06.07).
E, per realizzare questo modello di convivenza civile, si istituiscono
ronde padane con malcelate aspirazioni squadriste e si compiono
provocazioni gratuite, come quella dello scorso 10 novembre a Padova,
quando un gruppo di leghisti ha portato a spasso un maiale sul terreno
dove dovrebbe sorgere un luogo destinato al culto islamico, così
come aveva già fatto il senatore leghista Calderoli in altre
città. Desolante la rivendicazione di Mariella Mazzetto,
capogruppo della Lega Nord in comune a Padova: Abbiamo "benedetto" il territorio dove il Comune di Padova vuole trasferire la moschea di via Anelli.
A Mestre, poco tempo fa è accaduto che un locale esponente
leghista si è recato presso una bottega del commercio equo e
solidale e, con grande ironia, ha detto che anche loro hanno dei
progetti per l'Africa: "Costruire forni".
In Veneto questa è normale amministrazione e questa è la
Lega Nord, la principale imprenditrice politica della discriminazione
sociale e dell'odio razziale.
redVE