Umanità Nova, n.42 del 23 dicembre 2007, anno 87

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Milano: serata per Pinelli

Venerdì 14 si è tenuta una serata per Pinelli presso lo Spazio Micene. L'iniziativa, promossa dalla federazione anarchica milanese, insieme ai compagni del Micene nei luoghi ove Pinelli visse con la sua famiglia, fino a quella tragica notte, è stata preparata con volantinaggi, affissioni di locandine e comunicati stampa. Si è poi articolata con la proiezione del filmato inedito "Il malore attivo dell'anarchico Pinelli" girato recentemente da alcuni allievi della scuola del cinema di Milano, e montato alternando materiale di repertorio con brani delle interviste fatte al giudice Gerardo D'Ambrosio e a Luciano Lanza, autore di "Bombe e segreti" dedicato alla strage di piazza Fontana. Dal filmato si è avuta un'ennesima conferma della pietra tombale che lo Stato ha voluto porre sulla morte di Pinelli; per il giudice, attualmente senatore "democratico" dopo una militanza diessina la commemorazione "ufficiale" di Pinelli è possibile solo se viene accettata la sua sentenza: l'incredibile morte per "Malore attivo". Non c'è spazio per letture diverse o per riapertura di indagini. Non ne avevamo dubbi in considerazione poi del clima di beatificazione che sta circondando la figura del commissario Calabresi a cura di entrambi gli schieramenti politici. Francobollo, lapidi e steli, intitolazione di strade, mega sponsorizzazione del libro del figlio, noto giornalista di Repubblica, in odore di promozione redazionale, prossima fiction televisiva con Zingaretti, il famoso commissario Montalbano, a rivestire i panni dell'altro commissario, fino alla richiesta del giornalista/agente segreto Farina di ritirare da tutte le librerie la famosa opera di Dario Fo "Morte accidentale di un anarchico". Insomma un diluvio di iniziative nella direzione di riscrittura della storia in un funzione di un nuovo e più avanzato compromesso storico. Alcuni interventi hanno poi commentato il filmato ed illustrato il senso dell'iniziativa che, al di là dell'inevitabile commemorazione, si è posta l'obiettivo di mantenere viva la memoria sull'assassinio del nostro compagno e di collegarla con la permanente criminalità del potere evidenziata dalle concomitanti sentenze di Genova. La presentazione del dossier "Pinelli" curato dalla redazione della rivista A e il ricordo vivo e partecipe (molto applaudito) di Cesare Vurchio, che aveva frequentato lungamente Pino e militato con lui all'interno del Circolo Ponte della Ghisolfa di Piazzale Lugano 31, hanno concluso la parte "interna" dell'iniziativa. Un breve corteo per le vie del quartiere popolare fino al portone d'ingresso dell'abitazione sita in Via Preneste ove quattro anni fa è stata posta una targa in suo ricordo, riportante tra l'altro il famoso dipinto di Enrico Baj, "I funerali dell'anarchico Pinelli", e i canti della tradizione anarchica a cura del Coro del Micene, che anche questa volta ha voluto essere presente con il suo calore e la sua ottima tecnica canora, hanno suggellato la serata per Pino. Un centinaio i presenti, tra i quali molti i giovani: il testimone della memoria continua a passare di mano in mano: gli anarchici non archiviano.
L'incaricato

Massa: assolti otto anarchici

Finisce positivamente, per otto compagni imputati, la vicenda processuale "frecce tricolori". Facciamo un passo indietro nel tempo. Sabato 3 luglio 2004, a Marina di Massa, eravamo un buon numero di compagni di area anarchica e libertaria della zona apuo versiliese e spezzina a manifestare pubblicamente il nostro dissenso nei confronti dell'esibizione di quei costosissimi aggeggi volanti chiamati frecce tricolori. Decisi e tranquilli, con uno striscione dal contenuto chiaro e diretto ("bombe sull'Iraq e sui civili durante la settimana, acrobazie il sabato"), un megafono e centinaia di volantini diffusi, cercammo di rovinare la festa alle f(r)ecce tricolori, denunciando, oltre all'enorme spreco di denaro pubblico (quello che non si trova per le scuole, gli ospedali, le pensioni, i servizi sociali, etc. etc.), la retorica patriottarda, nazionalista e militarista che caratterizza questo tipo di spettacoli. Per colpire i partecipanti a quell'iniziativa antimilitarista (e dissuadere dal farne altre) furono inviati dodici decreti penali di condanna per omesso preavviso di manifestazione in luogo pubblico (15 giorni di arresto e 100 euro di ammenda per ciascuno, sostituiti con la pena pecuniaria di 570 euro per ognuno di noi). In otto decidemmo di non pagare, cioè di fare opposizione ai decreti penali affrontando il processo. Processo che si è svolto in tribunale a Massa e, dopo vari rinvii, si è concluso martedì 11 dicembre con l'assoluzione di tutti gli imputati. In sostanza il giudice ha accolto la linea della difesa (da sottolineare le ottime arringhe difensive dei nostri avvocati) che si basava sul rispetto dell'articolo 21 della costituzione che stabilisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Una sentenza di assoluzione in una società caratterizzata dal controllo e dalla produzione governativa di leggi e norme sempre più liberticide; e non dimentichiamo altri esiti processuali recenti, con anni di galera distribuiti ai compagni come caramelle (vedi processi a Genova contro gli oppositori del G8 o a Milano e Torino contro gli antifascisti). Pochi giorni dopo l'assoluzione per la contestazione alle frecce tricolori siamo andati tutti alla manifestazione di Vicenza: la lotta antimilitarista continua.
Giovanni

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