Venerdì 14 si è tenuta una serata per Pinelli presso
lo Spazio Micene. L'iniziativa, promossa dalla federazione anarchica
milanese, insieme ai compagni del Micene nei luoghi ove Pinelli visse
con la sua famiglia, fino a quella tragica notte, è stata
preparata con volantinaggi, affissioni di locandine e comunicati
stampa. Si è poi articolata con la proiezione del filmato
inedito "Il malore attivo dell'anarchico Pinelli" girato recentemente
da alcuni allievi della scuola del cinema di Milano, e montato
alternando materiale di repertorio con brani delle interviste fatte al
giudice Gerardo D'Ambrosio e a Luciano Lanza, autore di "Bombe e
segreti" dedicato alla strage di piazza Fontana. Dal filmato si
è avuta un'ennesima conferma della pietra tombale che lo Stato
ha voluto porre sulla morte di Pinelli; per il giudice, attualmente
senatore "democratico" dopo una militanza diessina la commemorazione
"ufficiale" di Pinelli è possibile solo se viene accettata la
sua sentenza: l'incredibile morte per "Malore attivo". Non c'è
spazio per letture diverse o per riapertura di indagini. Non ne avevamo
dubbi in considerazione poi del clima di beatificazione che sta
circondando la figura del commissario Calabresi a cura di entrambi gli
schieramenti politici. Francobollo, lapidi e steli, intitolazione di
strade, mega sponsorizzazione del libro del figlio, noto giornalista di
Repubblica, in odore di promozione redazionale, prossima fiction
televisiva con Zingaretti, il famoso commissario Montalbano, a
rivestire i panni dell'altro commissario, fino alla richiesta del
giornalista/agente segreto Farina di ritirare da tutte le librerie la
famosa opera di Dario Fo "Morte accidentale di un anarchico". Insomma
un diluvio di iniziative nella direzione di riscrittura della storia in
un funzione di un nuovo e più avanzato compromesso storico.
Alcuni interventi hanno poi commentato il filmato ed illustrato il
senso dell'iniziativa che, al di là dell'inevitabile
commemorazione, si è posta l'obiettivo di mantenere viva la
memoria sull'assassinio del nostro compagno e di collegarla con la
permanente criminalità del potere evidenziata dalle concomitanti
sentenze di Genova. La presentazione del dossier "Pinelli" curato dalla
redazione della rivista A e il ricordo vivo e partecipe (molto
applaudito) di Cesare Vurchio, che aveva frequentato lungamente Pino e
militato con lui all'interno del Circolo Ponte della Ghisolfa di
Piazzale Lugano 31, hanno concluso la parte "interna" dell'iniziativa.
Un breve corteo per le vie del quartiere popolare fino al portone
d'ingresso dell'abitazione sita in Via Preneste ove quattro anni fa
è stata posta una targa in suo ricordo, riportante tra l'altro
il famoso dipinto di Enrico Baj, "I funerali dell'anarchico Pinelli", e
i canti della tradizione anarchica a cura del Coro del Micene, che
anche questa volta ha voluto essere presente con il suo calore e la sua
ottima tecnica canora, hanno suggellato la serata per Pino. Un
centinaio i presenti, tra i quali molti i giovani: il testimone della
memoria continua a passare di mano in mano: gli anarchici non
archiviano.
L'incaricato
Finisce positivamente, per otto compagni imputati, la vicenda
processuale "frecce tricolori". Facciamo un passo indietro nel tempo.
Sabato 3 luglio 2004, a Marina di Massa, eravamo un buon numero di
compagni di area anarchica e libertaria della zona apuo versiliese e
spezzina a manifestare pubblicamente il nostro dissenso nei confronti
dell'esibizione di quei costosissimi aggeggi volanti chiamati frecce
tricolori. Decisi e tranquilli, con uno striscione dal contenuto chiaro
e diretto ("bombe sull'Iraq e sui civili durante la settimana,
acrobazie il sabato"), un megafono e centinaia di volantini diffusi,
cercammo di rovinare la festa alle f(r)ecce tricolori, denunciando,
oltre all'enorme spreco di denaro pubblico (quello che non si trova per
le scuole, gli ospedali, le pensioni, i servizi sociali, etc. etc.), la
retorica patriottarda, nazionalista e militarista che caratterizza
questo tipo di spettacoli. Per colpire i partecipanti a
quell'iniziativa antimilitarista (e dissuadere dal farne altre) furono
inviati dodici decreti penali di condanna per omesso preavviso di
manifestazione in luogo pubblico (15 giorni di arresto e 100 euro di
ammenda per ciascuno, sostituiti con la pena pecuniaria di 570 euro per
ognuno di noi). In otto decidemmo di non pagare, cioè di fare
opposizione ai decreti penali affrontando il processo. Processo che si
è svolto in tribunale a Massa e, dopo vari rinvii, si è
concluso martedì 11 dicembre con l'assoluzione di tutti gli
imputati. In sostanza il giudice ha accolto la linea della difesa (da
sottolineare le ottime arringhe difensive dei nostri avvocati) che si
basava sul rispetto dell'articolo 21 della costituzione che stabilisce
il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Una sentenza
di assoluzione in una società caratterizzata dal controllo e
dalla produzione governativa di leggi e norme sempre più
liberticide; e non dimentichiamo altri esiti processuali recenti, con
anni di galera distribuiti ai compagni come caramelle (vedi processi a
Genova contro gli oppositori del G8 o a Milano e Torino contro gli
antifascisti). Pochi giorni dopo l'assoluzione per la contestazione
alle frecce tricolori siamo andati tutti alla manifestazione di
Vicenza: la lotta antimilitarista continua.
Giovanni