Umanità Nova, n.42 del 23 dicembre 2007, anno 87

Luttazzi. Censura preventiva


Dopo l'espulsione dalla La7 di Luttazzi qualche ipotesi sui suoi effettivi mandanti, dato che non è credibile il pretesto addotto, ossia qualche espressione, peraltro in seconda serata, certo non più volgare di quelle che si possono ascoltare in televisione pure in fasce orarie considerate "protette".
A tale tesi possono far finta di credere soltanto intellettuali perbenisti come Adriano Sofri e Michele Serra, ai quali il vecchio Totò avrebbe potuto replicare: Ma mi faccia il piacere!
Innanzitutto, va osservato che, prima del pezzo "irriguardoso" pronunciato nei confronti di Giuliano Ferrara, Dell'Utri, Berlusconi, Previti e Santanchè, Luttazzi aveva chiesto: "come si può sopportare che, dopo una guerra che ha visto 3.500 Americani morti, 85.000 Iracheni morti, Berlusconi, che è corresponsabile, possa dire che in fondo lui era contrario alla guerra?".
Inoltre, da un'intervista allo stesso autore satirico, pubblicata su Il Manifesto del 9 dicembre scorso, apprendiamo gli argomenti della puntata preventivamente censurata del programma Decameron; tra questi "C'è un monologo iniziale di 20 minuti, tutto dedicato all'enciclica di papa Ratzinger e alle ingerenze della chiesa vaticana negli affari dello stato italiano, diritti civili, eutanasia, staminali... Battute e riferimenti a casi concreti, ovviamente. E poi c'è il tema della libertà religiosa, delle religioni che per me sono un plagio di massa. E poi nella seconda e terza parte del programma la religione si intreccia con l'analisi di temi legati al matrimonio. Ci sono i Cus con altri siparietti legati a vicende sentimentali, alla fecondazione artificiale".
Politica di guerra e potere della chiesa, evidentemente, pesano di più persino di Ferrara.
Questioni che, invece, Benigni si era ben guardato dal mettere in discussione nel suo spettacolo televisivo, giungendo ad equiparare "Nazismo, fascismo e comunismo", mettendo così sullo stesso piano Himmler, Starace e Gramsci.
Proprio lui. che ha iniziato la propria carriera artistica all'ombra del Pci di Berlinguer, avrebbe almeno potuto usare il termine "stalinismo" invece, facendo proprie le tesi revisioniste, si è adeguato al pensiero dominante, offendendo tra l'altro la memoria di tanti partigiani che hanno combattuto il nazifascismo.
Avrebbe potuto mandare all'inferno anche il capitalismo, tra i regimi che ancora oggi provocano miseria e morte per milioni di persone; invece ha scelto di lanciarsi in un'imbarazzante esaltazione del "genio italico" che avrebbe potuto benissimo concludersi con un Forza Italia.
Quello che però non finisce mai di meravigliare è l'atteggiamento acritico della maggioranza del pubblico/elettorato di sinistra: si diverte e applaude le scontate battute di Benigni sul Cavaliere, ma non ha niente da obiettare sul fatto che il comico toscano utilizzi e veicoli la stessa propaganda berlusconiana, storcendo invece il naso per il linguaggio troppo hard di Luttazzi.
Davvero, questo sì, un brutto spettacolo.

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