A sei anni dai fatti ed a quasi quattro dall'inizio del processo,
è arrivata la sentenza di primo grado contro i 25 compagni
accusati di devastazione e saccheggio per aver partecipato alle
proteste del luglio 2001 a Genova. Una sentenza annunciata dalle
pesanti richieste dei PM, che volevano seppellire con più di due
secoli di galera chi aveva osato manifestare contro i padroni della
terra. Il giudizio ha solo parzialmente accolto le richieste
dell'accusa, comminando comunque più di un secolo di carcere ai
24 (una è stata assolta) imputati.
In particolare, quattordici sono stati condannati per danneggiamento,
con pene da 5 mesi a 2 anni e 6 mesi (ma anche con una condanna a 5
anni), per questi il reato di devastazione e saccheggio è stato
derubricato e ciò ha comportato pene meno pesanti di quelle
richieste. Gli altri dieci invece sono stati condannati per
devastazione e saccheggio, con pene che vanno da 6 a 11 anni. Per
alcuni di loro sono stati chiesti anche 3 anni di libertà
vigilata e per dieci l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. I
condannati dovranno pagare migliaia di euro di spese processuali e,
dopo un altro processo civile, eventuali risarcimenti di danni
milionari.
Senza entrare nello specifico dei singoli casi si può dire che
questa è stata una sentenza squisitamente politica, come lo
è stato del resto tutto il processo, che ha visto una
ricostruzione degli avvenimenti del luglio 2001 finalizzata
principalmente alla ricerca delle prove di un reato pesante come quello
di "devastazione e saccheggio" a carico dei manifestanti e che ha
ricostruito il contesto ed i fatti avvenuti in funzione di tale
richiesta. A parziale contentino per i sostenitori della giustizia
"giusta", il tribunale ha disposto anche la trasmissione in Procura
degli atti relativi a due dirigenti di polizia e due ufficiali dei
carabinieri, ipotizzando per loro il reato di falsa testimonianza.
Non ci si poteva aspettare altro, visto che in questi sei anni, tutti i
principali responsabili dell'ordine pubblico di Genova sono stati
promossi (l'ultimo da poco più di un mese), sia dai governi di
centro-destra che da quelli di centro-sinistra. Una sentenza annunciata
che ha fatto la felicità ("Condannati (pochi) no global", ha
titolato un giornale) delle forze più reazionarie e che permette
a quelle di "sinistra" di continuare a sventolare l'inutile foglia di
fico della "commissione di inchiesta" che dovrebbe scoprire
chissà quale verità che non sia già ben chiara. A
Genova, in quei tre giorni, furono sospese le cosiddette "garanzie
democratiche", centinaia di persone vennero pestate a sangue senza che
avessero fatto qualcosa, centinaia vennero massacrate nel sonno nella
Scuola Diaz e centinaia vennero portate a Bolzaneto dove tra un inno
fascista ed un ceffone impararono i rudimenti della democrazia e del
rispetto per le persone che hanno le bande statali in servizio. Carlo
Giuliani fu ucciso da un carabiniere, assolto perché le forze
dell'ordine possono sparare anche a persone disarmate.
La sentenza è politica non solo perché è stato
riconosciuto un reato come quello di "devastazione e saccheggio" che in
passato raramente aveva trovato spazio nelle aule dei tribunali ma
soprattutto perché, con la diversificazione delle pene, il
tribunale ha sancito, con anni di carcere, la divisione tra
manifestanti poco o molto "cattivi". Da una parte coloro che avrebbero
solo reagito alla violenza delle cariche delle forze dell'ordine contro
un corteo autorizzato e dall'altra il famigerato "black bloc" che
invece avrebbe pianificato la devastazione ed il saccheggio. Una
sentenza che sposa, in fin dei conti, la tesi portata avanti da sempre,
anche da una parte del ceto politico presente a Genova nelle file di
chi manifestava.
Il primo dei processi per i fatti di Genova si è concluso e, per
la prossima primavera, è prevista la sentenza dei procedimenti
contro gli agenti imputati per il massacro della Scuola Diaz e per le
torture di Bolzaneto. Vedremo, in quelle occasioni, se le violenze
commesse contro delle persone inermi verranno considerate più o
meno gravi dei danneggiamenti di vetrine ed auto.
Pepsy