Umanità Nova, n.42 del 23 dicembre 2007, anno 87

Processo Genova G8. La vendetta a metà


A sei anni dai fatti ed a quasi quattro dall'inizio del processo, è arrivata la sentenza di primo grado contro i 25 compagni accusati di devastazione e saccheggio per aver partecipato alle proteste del luglio 2001 a Genova. Una sentenza annunciata dalle pesanti richieste dei PM, che volevano seppellire con più di due secoli di galera chi aveva osato manifestare contro i padroni della terra. Il giudizio ha solo parzialmente accolto le richieste dell'accusa, comminando comunque più di un secolo di carcere ai 24 (una è stata assolta) imputati.
In particolare, quattordici sono stati condannati per danneggiamento, con pene da 5 mesi a 2 anni e 6 mesi (ma anche con una condanna a 5 anni), per questi il reato di devastazione e saccheggio è stato derubricato e ciò ha comportato pene meno pesanti di quelle richieste. Gli altri dieci invece sono stati condannati per devastazione e saccheggio, con pene che vanno da 6 a 11 anni. Per alcuni di loro sono stati chiesti anche 3 anni di libertà vigilata e per dieci l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. I condannati dovranno pagare migliaia di euro di spese processuali e, dopo un altro processo civile, eventuali risarcimenti di danni milionari.
Senza entrare nello specifico dei singoli casi si può dire che questa è stata una sentenza squisitamente politica, come lo è stato del resto tutto il processo, che ha visto una ricostruzione degli avvenimenti del luglio 2001 finalizzata principalmente alla ricerca delle prove di un reato pesante come quello di "devastazione e saccheggio" a carico dei manifestanti e che ha ricostruito il contesto ed i fatti avvenuti in funzione di tale richiesta. A parziale contentino per i sostenitori della giustizia "giusta", il tribunale ha disposto anche la trasmissione in Procura degli atti relativi a due dirigenti di polizia e due ufficiali dei carabinieri, ipotizzando per loro il reato di falsa testimonianza.
Non ci si poteva aspettare altro, visto che in questi sei anni, tutti i principali responsabili dell'ordine pubblico di Genova sono stati promossi (l'ultimo da poco più di un mese), sia dai governi di centro-destra che da quelli di centro-sinistra. Una sentenza annunciata che ha fatto la felicità ("Condannati (pochi) no global", ha titolato un giornale) delle forze più reazionarie e che permette a quelle di "sinistra" di continuare a sventolare l'inutile foglia di fico della "commissione di inchiesta" che dovrebbe scoprire chissà quale verità che non sia già ben chiara. A Genova, in quei tre giorni, furono sospese le cosiddette "garanzie democratiche", centinaia di persone vennero pestate a sangue senza che avessero fatto qualcosa, centinaia vennero massacrate nel sonno nella Scuola Diaz e centinaia vennero portate a Bolzaneto dove tra un inno fascista ed un ceffone impararono i rudimenti della democrazia e del rispetto per le persone che hanno le bande statali in servizio. Carlo Giuliani fu ucciso da un carabiniere, assolto perché le forze dell'ordine possono sparare anche a persone disarmate.
La sentenza è politica non solo perché è stato riconosciuto un reato come quello di "devastazione e saccheggio" che in passato raramente aveva trovato spazio nelle aule dei tribunali ma soprattutto perché, con la diversificazione delle pene, il tribunale ha sancito, con anni di carcere, la divisione tra manifestanti poco o molto "cattivi". Da una parte coloro che avrebbero solo reagito alla violenza delle cariche delle forze dell'ordine contro un corteo autorizzato e dall'altra il famigerato "black bloc" che invece avrebbe pianificato la devastazione ed il saccheggio. Una sentenza che sposa, in fin dei conti, la tesi portata avanti da sempre, anche da una parte del ceto politico presente a Genova nelle file di chi manifestava.
Il primo dei processi per i fatti di Genova si è concluso e, per la prossima primavera, è prevista la sentenza dei procedimenti contro gli agenti imputati per il massacro della Scuola Diaz e per le torture di Bolzaneto. Vedremo, in quelle occasioni, se le violenze commesse contro delle persone inermi verranno considerate più o meno gravi dei danneggiamenti di vetrine ed auto.

Pepsy

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