Eppure siamo nel 2008. Nell'epoca di Internet e del wireless. Basta
schiacciare un bottone e miliardi di connessioni si attivano. Siamo ad
anni luce dalla scoperta dell'elettricità, del telefono, della
radio, della forza vapore. A una distanza abissale dal secolo dei lumi,
e poi da Kant, da Hegel, da Nietzsche, dal viaggio intorno al mondo di
Darwin, dalle intuizioni di Pasteur, dalle scoperte scientifiche
dell'ottocento, dalle grandi elaborazioni intellettuali di quel secolo
e di quello successivo. Dall'avvento del razionalismo,
dall'affermazione della piena e totale legittimità del
materialismo, dalle grandi conquiste del libero pensiero, e, diciamolo
pure, dalle conclusioni del Concilio Vaticano II. Eppure siamo nel
2008... e di strada se ne dovrebbe essere fatta. O no?
È di questi giorni la notizia, non saprei se definirla
più grottesca o più bislacca, della prossima riesumazione
delle mortali spoglie di Francesco Forgione, detto padre Pio o san Pio,
attualmente riposanti nel convento di San Giovanni Rotondo e destinate,
a quanto pare, a fare bella mostra di sé nel nuovo lussuosissimo
santuario disegnato, niente meno, che da Renzo Piano (malvisto da
molti, tra l'altro, per la struttura che sembrerebbe richiamare
simbologie massoniche). Il tutto per permettere che le transumanti
legioni di fedeli, abbacinati dalle capacità taumaturgiche del
Forgione, possano fare una nuova indigestione di certificata
santità e di ricordini forgioneschi prodotti per la ghiotta
occasione. Non c'è bisogno di aggiungere che "in occasione della
ricorrenza sarà organizzato un convegno internazionale con i
più accreditati studiosi di discipline mediche, umanistiche e
teologiche, sulle piaghe del santo". Passi per gli accreditati teologi
(in fondo è la loro materia), passi un po' meno per gli
accreditati umanisti (ma lasciamoli comunque parlare!), ma da uno
qualsiasi degli "accreditati medici" chiamati a discettare sul
carattere miracoloso delle carni di padre Pio e sulla
incorruttibilità del suo corpo, nessuna persona sana di mente si
farebbe curare nemmeno l'unghia incarnita del dito piccolo del piede
sinistro. Accreditati o meno che siano!
Naturalmente una notizia così clamorosa, che coinvolge
emotivamente milioni di fedeli aggrappati al superstizioso mito del
cappuccino del Gargano (quante insopportabili gigantografie del frate
sui camion e quanti santini accuratamente conservati fra la tessera
della Coop e quella del Bancomat!) non poteva passare inosservata,
anzi, era prevedibile che avrebbe suscitato non poche polemiche. E non
tanto fra gli innocenti "credenti", ai quali, in un modo o nell'altro
se ne propinano di ogni, quanto, ovviamente, fra coloro che su questo
gigantesco imbroglio ci speculano. Economicamente e spiritualmente. Da
un lato, dunque, la curia, intenzionata attraverso l'opera del vescovo
locale, a sottrarre influenza e prebende ai frati; dall'altro i frati
Cappuccini, che sul culto del prezioso sodale hanno impiantato un
affare miliardario (in euro); e poi, da terzi incomodi, alcune
associazioni di fedeli in cerca di protagonismo e i parenti del frate,
"obbligati" a dire la loro. Un bel casino, a quanto accade di leggere,
che vede rimbalzare velenosi scambi di accuse sulle speculazioni
economiche imbastite dall'uno e dall'altro. Tutte accuse, per quanto
velenose, alle quali non si fa comunque nessuna fatica a credere. Da
qualsiasi parte vengano mosse.
Pare infatti che, nonostante il culto del frate sia patrimonio di
milioni di pellegrini disposti a trasferirsi periodicamente sui monti
del Gargano, e a rimpolpare così le finanze dei profittatori
della credulità popolare, pare, dunque, che gli affari non
vadano bene come si sperava e che, nonostante l'opportuna e tempestiva
santificazione di Forgione fortemente voluta da Wojtila, "questi ultimi
cinque anni sono stati fiacchi e decine e decine di iniziative
economiche sorte attorno al 'business del santo' sono morte e sepolte".
Così, almeno, si legge sull'autorevole «Corriere della
Sera». E quindi, una buona spiegazione sul perché si sia
deciso di rinverdire il culto con questa clamorosa esposizione della
salma, appare più che plausibile.
Si sbaglierebbe, però, se si riconducesse questa grottesca e
squallida vicenda a un fatto meramente economico. Che è
importante, certo, anche importantissimo, ma non il solo motore, a mio
parere, del bizzarro trasloco. Da tempo, infatti, si cerca di riportare
all'interno di una comunità di fedeli troppo a lungo
influenzata, e quindi indebolita, dal "razionalismo materialista" della
chiesa conciliare, uno spirito irrazionale e miracolistico, fortemente
intriso di elementi fideistici e sovrannaturali, necessario a
ristabilire un forte senso di appartenenza e a dare più forza
alla struttura clericale. Per permettere alla Chiesa, in definitiva, di
affrontare con armi rinnovate - tanto più efficaci quanto
più poggianti sulla superstiziosa credulità nel miracolo
- le sfide che si trova ad affrontare. Opporre, insomma, alle poderose
spinte dell'integralismo islamico e alle tentazioni del laicismo
materialista, una spiritualità a tutto campo, apertamente
rivendicata nei suoi aspetti più "medioevali", senza complessi
di colpa o di inferiorità. Non so se sia un'arma vincente ma
sicuramente è una delle armi di cui si sta dotando anche la
rigidissima chiesa ratzingeriana e con la quale dovremo comunque
misurarci, se non vorremo scontare, anche noi, i guasti inevitabili che
questo greve fideismo cercherà di riversare su tutta la
società.
Massimo Ortalli