Umanità Nova, n.3 del 27 gennaio 2008, anno 88

Tra papisti e mastellati. Povera la loro"patria"


Questa Italietta fa paura per la sua pochezza, per la sua insipienza e soprattutto per il servilismo strisciante dei suoi conducator. Se non lo leggessimo quotidianamente ci sembrerebbe di essere sbattuti in una commedia di ultimo ordine, in una rappresentazione teatrale del grottesco: la prima notizia di questi giorni è quella sul Papa alla Sapienza. Pochi commenti sulla sua visita: non c'è nulla da dire, se non che il potere Accademico decide di far inaugurare l'anno ad una autorità di uno stato straniero, capo, a sua volta, di una congregazione religiosa privata. Non ricordo a memoria situazioni del genere. Ma poi quello che è davvero ributtante sono le reazioni del cosiddetto potere laico, non da ultimo quello del "libero pensatore" Cacciari, il quale bolla come cretini i contestatori e si preoccupa delle possibili ripercussioni contro la sinistra di potere, l'unica alla quale sia interessato: emerge in tutta la sua prepotenza il tatticismo esasperato della storia del nostro stalinismo prêt-à-porter, dove per non ferire il nemico, possibile e potenziale alleato elettorale e di interessi, ci si inginocchia al suo cospetto in atteggiamento da servo compiacente. In fondo è la stessa storia del PCI che difende il re durante la Resistenza, del PCI che fa l'appello ai fratelli in camicia nera nel dopoguerra, ma anche prima, durante il fascismo, del PCI che amnistia i fascisti, del PCI che si inginocchia all'invasione dell'Ungheria e della Polonia, del PCI che non sa cosa dire sull'invasione della Cecoslovacchia per paura che il PSIUP lo superi "a sinistra", del PCI che non si schiera, se non dopo enormi tentennamenti, sul divorzio e sull'aborto, del PCI del compromesso storico, del PCI dei sacrifici, del PCI che è nuclearista perché anche l'URSS è nuclearista, del PCI che cambia nome e poi lo cambia ancora e poi ancora per dire che tutto ciò che aveva fatto rpima era sbagliato, ma che adesso è più atlantista di Kissinger, più militarista del generale Patton e più liberista di Pannella e più papista del Papa (anche la Turco andrà in piazza San Pietro a solidarizzare con il Papa). Poi non chiediamoci perché un'iniziativa criminale come quella sulla moratoria contro l'aborto abbia così tanto spazio politico e mediatico. Ma sono anche i residui degli altri, quelli che la falce e il martello la hanno ancora, anche forse se per poco, che fanno tutto per non perdere il loro potere (promuovendo guerre, missioni militari, spese belliche, precariato, CPT…), fatto di poltrone, di soldi, di conti non pagati, di viaggi gratis, di mutui a tasso fisso e a tasso irrisorio e che non riescono a dire più nulla se non a nascondersi nella propria vergogna. Ma poi tutto ciò che si muove "a sinistra", o diversamente da loro, questo sì che è il vero nemico: gli altri sono colleghi e quindi uguali. La vecchia storia che si ripete con le farse contemporanee.
Ed in ultimo Mastella: uno stato serio, sempre che si possa parlare di stati seri, forse non lo avrebbe mai fatto ministro di Grazia e Giustizia. Ma noi siamo al folklore: lui è sempre stato un garantista, un vero garantista, ma forse soltanto in virtù del fatto che sa bene come gestisce il potere e lo sa anche dei suoi confratelli e consorelle. Niente di nuovo: poi, a cascata, anche qualche sfigato è riuscito ad ottenere (indulto) qualche beneficio residuo. Ma sono quegli sconti che il potere dispotico illuminato, garantendoli a sé, li fa ricadere al popolo minuto come beneficio della propria assoluzione. E Prodi, il grande equilibrista democristiano, il prete supponente e laico, gli chiede subito di rimanere al suo posto, così come avrebbe fatto un Berlusconi qualunque. E Mastella, lui che con Berlusconi c'è stato e che di compravendite se ne intende, gli risponde picche e se ne va.
Il Potere, come da sempre, riconosce solo se stesso. Ancora qualche dubbio?

Pietro Stara

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