Il 24 di dicembre il capitano in congedo della Marina militare
dell'Uruguay, Jorge Troccoli, di cittadinanza italiana, è stato
arrestato a Marina di Camerota e rinchiuso nel carcere romano di Regina
Coeli. L'arresto è avvenuto su ordine della magistratura che
indaga sulla scomparsa di prigionieri politici uruguaiani in Argentina
durante i terribili anni della dittatura militare, e specificatamente
tra il 1977 ed il 1978. In questo procedimento, in Uruguay, il 17
dicembre scorso, sono già incappati l'ex presidente del governo
dittatoriale, il generale in congedo Gregorio Álvarez, e
l'ufficiale dei servizi segreti dei Fucilieri navali (FUSNA) Juan
Carlos Larcebeau per la scomparsa forzata e ripetuta di persone. Nel
corso dello stesso processo è stata richiesta la cattura
internazionale di Troccoli che fu il capo dei servizi segreti (S-2) del
FUSNA.
La verità continua ad essere "desaparecida"
Negli ultimi vent'anni in Uruguay i terroristi di Stato non solo hanno
continuato a rivendicare l'operato della dittatura, ma sono sfuggiti ad
ogni resa dei conti, anche di carattere legale, fatto questo che
conferma, una volta di più, la natura ingiusta della "giustizia
di Stato". Contro questa situazione di impunità si sono
mobilitati, incessantemente, i familiari degli scomparsi e gli
organismi di difesa dei diritti umani esigendo verità e
giustizia. L'impunità nel paese sudamericano è sancita
dalla Legge di rinuncia della pretesa punitiva dello Stato, approvata
dal parlamento il 22 dicembre 1986, che impedisce i processi per i
delitti commessi dai componenti della dittatura civico-militare che ha
infestato il paese. Il plebiscito contro la Legge di impunità,
promossa dalla sinistra e dalle organizzazioni sociali nel 1989 perse
per pochi voti. Attualmente alcune organizzazioni sociali hanno
iniziato una nuova campagna di raccolta di firme per cercare di
abrogare questa legge attraverso un nuovo referendum.
Nel frattempo i militari continuano a mentire, disinformare e occultare
i fatti e fino ad oggi non si sono prodotte fessure nel corpo militare
tali da incrinare questo comportamento monolitico nel non parlare della
repressione, nel non dare informazioni. Sintomatica l'"Operazione
Zanahoria" basata su elenchi di scomparsi forniti dai militari i cui
resti sarebbero stati bruciati e le ceneri disperse nel Rio de la
Plata; quando invece il ritrovamento delle ossa di uno scomparso, il
cui nome era compreso in tali elenchi, all'interno di una caserma in
seguito agli scavi ordinati dal nuovo governo progressista, ne hanno
confermato la falsità.
Il mutismo dei militari non ha permesso di proseguire proficuamente
negli scavi e fino a questo momento si sono ritrovati solo i resti di
due scomparsi, Chávez Sosa y Miranda.
La verità continua ad essere "scomparsa".
Chi è Troccoli?
Componente della Scuola Navale partecipa nella repressione tra il 1967
ed il 1969 contro i lavoratori della UTE (impresa statale di energia
elettrica), ANCAP (raffineria di petrolio) e i bancari.
Dal 1971 viene addestrato per partecipare alla "guerra contro la
sovversione" e in "difesa della patria". Nel 1972 Troccoli si commuove
per la morte di suoi amici, secondo quanto scrive ad un giornale nel
1996, nello stesso anno nel quale il MLN Tupamaros giustizia alcuni
componenti dello Squadrone della Morte tra i quali dei marinai.
Quando il 27 giugno 1973 scatta il colpo di stato militare Troccoli lo
appoggia convertendosi, secondo le sue stesse parole in un
"professionista della violenza".
Nel 1974 entra nei Fucilieri Navali (FUSNA) e inizia ad avere
responsabilità di comando, arrivando ad essere capo del
denominato S-2, cioè il Dipartimento Informativo
dell'unità. In tale veste interroga e tortura i detenuti: lui
stesso scrive, nel suo libro "La ira del Leviatán", che "trata
inhumanamente a los enemigos".
Come capo dei Servizi di Informazione partecipa al coordinamento delle
attività della tristemente celebre (oggi dissolta) OCOA,
organismo di collegamento della lotta antisovversiva delle Forze
Armate. La OCOA operò nel centro clandestino di detenuti
"Automores Orletti", e di lì passarono la maggior parte degli
uruguagi scomparsi, tra i quali gli anarchici Gerardo Gatti e Leon
Duarte. Si sospetta che Troccoli operò anche in Orletti ma al
momento non se ne ha ancora conferma. È importante ricordare che
i detenuti stavano sempre incappucciati e che i torturatori si
guardavano bene dal far conoscere la propria identità.
Fino ad oggi sono stati identificati e processati dalla magistratura
argentina solo tre militari ed un commissario per la loro
attività in Orletti.
Troccoli coordina anche le attività di informazione e di
repressione nella capitale argentina Buenos Aires con l'ESMA (la Scuola
di meccanica dell'Esercito) durante gli anni 1977 e 1978.
Il marinaio argentino Scingo, il primo a denunciare i "voli della morte", segnala la sua presenza all'ESMA.
A metà dell'anno 1977, nell'ambito della collaborazione tra gli
eserciti argentino ed uruguaiano vennero detenuti in Uruguay diversi
militanti "montoneros" (della sinistra peronista); tre di loro furono
interrogati e torturati nella sede FUSNA, dove Troccoli era il capo e
poi trasferiti in Argentina ove vennero fatti sparire. La repressione
contro i "montoneros" in Uruguay permise la disarticolazione e la
distruzione dell'organizzazione clandestina di resistenza dei GAU
(Gruppi di Azione Unificatrice): decine di militanti vennero detenuti e
torturati nei locali ove comandava Troccoli in Uruguay e altri, che si
trovavano all'ESMA di Buenos Aires, vennero da lui raggiunti per essere
"interrogati".
Tra i detenuti a Buenos Aires oggi scomparsi troviamo Julio
César D'Elia e Yolanda Casco; il loro figlio, nato in prigionia,
fu ritrovato nel 1995: era stato affidato ad un ufficiale dell'Esercito
argentino.
Questo coordinamento repressivo tra le dittature della regione fu
concordato attraverso il famigerato Piano Condor. Dall'Argentina
all'Uruguay tra gli anni 1976 e 1978 ci furono almeno tre voli
clandestini con detenuti. Uno dei voli riguardava i sopravvissuti da
Orletti, degli altri due non se ne sa nulla.
Ci furono anche nel 1978 almeno due viaggi per nave da Buenos Aires a
Nueva Palmira (Colonia) in Uruguay con trasporto clandestino di
detenuti.
Che appoggi ha Troccoli in Italia?
Troccoli fu un membro attivo ed intelligente del Piano Condor che non
solo legava nell'azione repressiva le dittature del Cono Sud
dell'America Latina, ma dava spazio ai gruppi fascisti e di estrema
destra di tutta Europa. Per questo è possibile che il Troccoli
abbia legami con questi gruppi in Italia che gli danno sostegno per la
sua strategia difensiva.
Noi dimentichiamo che le dittature nella regione avevano legami con la
P2 di Licio Gelli, con gruppi fascisti, e specificamente con
Avanguardia Nazionale. Sembra che un dirigente di questa organizzazione
abbia avuto un ruolo nella banda che operava nell'Automores Orletti,
mentre è certo che la P2, collegata con la tripla A in
Argentina, la CIA e i servizi segreti italiani, aveva una base in
Uruguay, dove risiedettero per alcuni anni Gelli e Ortolani.
Troccoli esige di essere detenuto e giudicato in Italia. Perchè?
Spera di fare uso della legge che premia il pentitismo? O pensa che la
"giustizia" italiana non abbia sufficienti prove per processarlo. La
causa relativa ai delitti del Piano Condor è iniziata in Italia
otto anni fa ed il primo detenuto è Troccoli, su un totale di
140 inquisiti, accusati della scomparsa di Julio D'Elia, Yolanda Casco,
Edmundo Dosetti e Iliana García.
Mentre il generale Gregorio Alvarez, incarcerato poco prima di natale
insieme ad altri repressori e torturatori, canta l'inno nazionale e
giura alla "patria", Troccoli pare abbia dichiarato che ha eseguito gli
ordini: l'obbedienza dovuta che giustifica l'impunità con la
quale operano le forze armate da sempre e ovunque nel mondo.
A cura di M.V.
(info ricevute da A Infos Uruguay e Taller A di Montevideo)