Federico Ferretti, Il mondo senza mappa - Elisée Reclus e i geografi anarchici, Zero in Condotta, 2007
Come ricorda Ferretti, nel 1979 sulla rivista americana Geology venne
inaspettatamente, e con una certa approssimazione, riscoperta la figura
di Elisée Reclus, definito un "padre" della teoria della deriva
dei continenti più affidabile di altri più celebri
scienziati. Di seguito, si sviluppò un dibattito, che si
concluse con il riconoscimento del valore scientifico dello stesso, ma
con l'ammissione che, se si fosse saputo che questi era stato un
"rivoluzionario", non si sarebbe sprecato tempo per ricordarlo.
Questo aneddoto, così come altri citati, per quanto non centrale
nella narrazione, rende molto bene la situazione che ancora stanno
scontando i geografi anarchici, tra i quali possiamo citare non solo
Reclus, ma anche figure come Perron, Metchnikoff, Kropotkin, ecc.,
ancora poco conosciuti nel campo nonostante il valore delle loro opere.
Detto questo, uno dei pregi del libro è comunque quello di non
indugiare nel pietismo sui "poveri anarchici discriminati", ma di
presentare figure, opere e teorie dei geografi anarchici in modo mai
agiografico, ma invece dettagliato ed approfondito, valorizzandone le
peculiarità e smentendo alcuni luoghi comuni. Tra questi, l'idea
che Reclus fosse una sorta di romantico "genio solitario", avulso dal
contesto: in realtà, egli fu una figura perfettamente inserita
ed apprezzata nell'ambiente scientifico contemporaneo, capace di
dotarsi di un'estesa rete di validi collaboratori, tanto che le sue
opere per lungo tempo influenzarono l'ambito geografico e storico (si
pensi, ad es., all'influenza di Reclus su Lucien Febvre).
Come suggerisce il titolo, alla base del pensiero dei geografi
anarchici stava la convinzione che lo studio della geografia non
potesse essere ridotto ad una mera cartografia ad uso e consumo del
potere, ma che invece si dovesse legare strettamente la descrizione
della Terra all'analisi della realtà umana. Pertanto, il
geografo non doveva limitare il campo della sua ricerca, ma doveva
necessariamente avere un approccio interdisciplinare, aperto alla
realtà politica, sociale, storica. E proprio l'esame della
poliedricità della figura di Reclus è una chiara
dimostrazione di questo atteggiamento.
Il libro è certamente impegnativo e, in talune parti, abbastanza
settoriale (ma poteva essere altrimenti?), ma lo stile brioso e la
scrittura appassionata ed appassionante di Ferretti facilitano la
lettura, contribuendo a rendere il giusto riconoscimento (umano,
politico e scientifico) a personaggi che la storia ufficiale ha
ingiustamente relegato ai margini, nonostante nel passato abbiano
goduto di assoluto prestigio. Un libro che certamente mancava.
Massimiliano Ilari