Umanità Nova, n.3 del 27 gennaio 2008, anno 88

Letture. Il mondo senza mappa - Elisée Reclus e i geografi anarchici


Federico Ferretti, Il mondo senza mappa - Elisée Reclus e i geografi anarchici, Zero in Condotta, 2007

Come ricorda Ferretti, nel 1979 sulla rivista americana Geology venne inaspettatamente, e con una certa approssimazione, riscoperta la figura di Elisée Reclus, definito un "padre" della teoria della deriva dei continenti più affidabile di altri più celebri scienziati. Di seguito, si sviluppò un dibattito, che si concluse con il riconoscimento del valore scientifico dello stesso, ma con l'ammissione che, se si fosse saputo che questi era stato un "rivoluzionario", non si sarebbe sprecato tempo per ricordarlo.
Questo aneddoto, così come altri citati, per quanto non centrale nella narrazione, rende molto bene la situazione che ancora stanno scontando i geografi anarchici, tra i quali possiamo citare non solo Reclus, ma anche figure come Perron, Metchnikoff, Kropotkin, ecc., ancora poco conosciuti nel campo nonostante il valore delle loro opere.
Detto questo, uno dei pregi del libro è comunque quello di non indugiare nel pietismo sui "poveri anarchici discriminati", ma di presentare figure, opere e teorie dei geografi anarchici in modo mai agiografico, ma invece dettagliato ed approfondito, valorizzandone le peculiarità e smentendo alcuni luoghi comuni. Tra questi, l'idea che Reclus fosse una sorta di romantico "genio solitario", avulso dal contesto: in realtà, egli fu una figura perfettamente inserita ed apprezzata nell'ambiente scientifico contemporaneo, capace di dotarsi di un'estesa rete di validi collaboratori, tanto che le sue opere per lungo tempo influenzarono l'ambito geografico e storico (si pensi, ad es., all'influenza di Reclus su Lucien Febvre).
Come suggerisce il titolo, alla base del pensiero dei geografi anarchici stava la convinzione che lo studio della geografia non potesse essere ridotto ad una mera cartografia ad uso e consumo del potere, ma che invece si dovesse legare strettamente la descrizione della Terra all'analisi della realtà umana. Pertanto, il geografo non doveva limitare il campo della sua ricerca, ma doveva necessariamente avere un approccio interdisciplinare, aperto alla realtà politica, sociale, storica. E proprio l'esame della poliedricità della figura di Reclus è una chiara dimostrazione di questo atteggiamento.
Il libro è certamente impegnativo e, in talune parti, abbastanza settoriale (ma poteva essere altrimenti?), ma lo stile brioso e la scrittura appassionata ed appassionante di Ferretti facilitano la lettura, contribuendo a rendere il giusto riconoscimento (umano, politico e scientifico) a personaggi che la storia ufficiale ha ingiustamente relegato ai margini, nonostante nel passato abbiano goduto di assoluto prestigio. Un libro che certamente mancava.

Massimiliano Ilari

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