Umanità Nova, n.4 del 3 febbraio 2008, anno 88

La caduta del governo Prodi. Carnevale osceno


La caduta del governo Prodi ha messo in scena una commedia di pessima qualità, di quelle che fan ridere a forza di scoregge e volgarità, del genere, per capirci, rappresentato nell'aula del Senato della Repubblica Italiana giovedì 24 gennaio, il giorno che Prodi è andato sotto e si è dimesso. Chi credesse di poter usare le categorie dell'analisi politica cozzerebbe contro l'insuperabile banalità del ridicolo.
Qualcuno, che, per il resto, le previsioni le ha quasi sempre cannate, diceva che la storia, quando si ripete, da tragedia volge in farsa. Quella cui assistiamo in questi tempi bui ma oscenamente freddi di fronte all'ovvietà del male, è la farsa tragica di una politica istituzionale che si rappresenta come un reality di pessima qualità.
Ma la vita è altrove si dirà. Senza dubbio, ma appena dietro le quinte di questo reality c'è chi decide ogni giorno delle nostre vite, sfilandocele pezzo a pezzo, senza alcun ritegno né vergogna.
A Viareggio, al carnevale, uno dei carri rappresenta Prodi e Berlusconi, seduti uno accanto all'altro, ciascuno con la maschera del "rivale" in mano. Fortuna che c'è ancora la beffa circense a raccontare quello che è sotto il naso di tutti: due lobby di potere si contendono la torta, facendo compra vendita degli alleati dell'uno o dell'altro, pronti a vendersi in cambio di presidenze e cattedre, appalti e buste, come sempre in quest'italietta che manda al governo chi ruba, saccheggia, distrugge e pensa ogni volta che sia inevitabile, che bisogna impedire che vinca Berlusconi, per porre freno allo strapotere dei ricchi&potenti, o al contrario, frenare Prodi per bloccare la marcia dei cosacchi su Roma.
Immagini suggestive, lontane dalla realtà come l'invasione marziana descritta da Wells nel suo "La guerra dei mondi", utili per convincere gli scemi che c'è una battaglia vitale in corso, che il "nemico" è cattivo e va battuto ad ogni costo.
Il governo Prodi si è dimostrato all'altezza del compito di dare continuità al governo Berlusconi, senza tuttavia scatenare l'ira delle piazze.
Berlusconi ha varato una legge sulla droga che ci invidiano persino in Iran? Prodi si è guardato bene dal toccarla.
La Bossi-Fini ha perfezionato la legge razzista firmata da Turco e Napolitano nella precedente legislatura? Il Governo Prodi, un governo dal volto umano, ha promosso la commissione De Mistura, che ci ha detto quello che tutti sappiamo: i cpt non sono luoghi di villeggiatura. Naturalmente, siccome alle anime belle basta aver detto la cosa giusta, la legge non è stata toccata. Vanno bene i buoni sentimenti, va bene una bella mano di bianco, ma non saremo così scemi da sollevare dalla schiavitù dell'equiparazione tra lavoro e permesso di soggiorno migliaia di lavoratori sottomessi e a poco prezzo? Business is business.
E i lavoratori italiani? Il precariato sancito per legge non si tocca. Al massimo si manda il ministro ai funerali quando la strage del lavoro si porta via in un sol colpo 7 lavoratori, perché gli altri, quelli che crepano ogni giorno, restano a fare statistica. Per chi ha voglia di leggerle le statistiche: numeri non carne, sangue, futuro spezzato di gente che magari vive dietro l'angolo di casa nostra.
Sul fronte delle grandi opere, quelle che nessuno vuole tranne quelli che intendono fare buoni affari privati con i soldi pubblici, il governo Prodi non è certo stato alla finestra e vai con rigassificatori, inceneritori, linee ad alta velocità… Il governo era già caduto ma il Ministro Di Pietro, nume tutelare della lobby del cemento e del tondino, si è affrettato a chiarire che presto si riunirà il tavolo politico che deciderà del tracciato della Torino Lyon con il "consenso" delle popolazioni locali.
Mentre lor signori discutono a palazzo in Campania continua la rivolta delle popolazioni locali nei vari luoghi dove il neo Commissario De Gennaro, il boia di Genova 2001, vuole imporre l'apertura di discariche.
Anche la guerra deve andare avanti: ed ecco il governo che annuncia il rifinanziamento delle missioni all'estero, mentre la sinistra radicale, dopo aver fatto passare tutto, adesso che non conta più un accidente, si sfila, sperando di recuperare qualche voto. Non passerà un mese che ce li ritroveremo in piazza ad agitare i loro arcobaleni: roba da sberle. Qualcuno saprà dargliele?
Intanto un tribunale di Firenze ha appioppato 7 anni per resistenza aggravata a chi, il 13 maggio del 1999, governava D'Alema, fece sciopero e manifestò a Firenze contro la guerra in Kossovo e Serbia, dove per due mesi bombe umanitarie made in Italy martellarono quotidianamente la popolazione civile.
Il governo Prodi si è altresì distinto sul piano della guerra "interna", quella contro i poveri, gli immigrati, i senza casa, i senza potere: il pacchetto sicurezza recentemente approvato segna una dei momenti più neri della nostra storia recente. Il 27 gennaio in tutta Italia, Parlamento compreso, si è ricordato il massacro di ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici, gay durante il regime nazista. Gli stessi deputati e senatori che celebrano il giorno della memoria di ieri, oggi scrivono leggi razziste, deportano i rom, sgomberano baracche e squat, negano a cittadini europei la cittadinanza solo perché poveri e, quindi, pericolosi.

Nei prossimi giorni sapremo se se metteranno su un governo ponte per cambiare la legge elettorale che Berlusconi fece per fottere Prodi, ma che rischia di fottere chiunque vinca, oppure fileranno dritti alle elezioni, facendo ripartire la compravendita delle alleanze.
Roba che sicuramente appassionerà media asserviti a questo o a quello ma che, diciamocelo chiaro, ci lascia un po' freddini. Non si tratta, si badi, dell'aristocratico distacco di chi ha scelto di stare fuori dal gioco elettorale, ma di una consapevolezza, facilmente attingibile ad ogni angolo di strada, tra i tanti che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, quelli annegati nei mutui sempre più alti, quelli che lavorano e crepano senza far troppo rumore, quelli che aspettano mesi una visita o un esame clinico. Quelli che ben vedono la maschera di cartapesta sul faccione di Prodi e sul mascara di Berlusconi, quelli che sanno ma scivolano nella rassegnazione, convinti che non ci sia spazio per un cambiamento reale, che i giochi siano fatti e non resti che scegliere il meno peggio, mandando avanti quest'osceno carnevale.
La vera scommessa dei prossimi mesi sarà quella di rompere la rassegnazione, spezzare la cortina fumogena dei media, diffondere la consapevolezza che, senza l'appoggio dei più, sia pure disincantato e stanco, la legittimità di chi pretende di decidere per noi, si frantuma rapida, aprendo lo spazio per un'alternativa, che nella sottrazione e nel conflitto può dare risposte positive all'esigenza di svincolare la politica dalla conquista e dall'esercizio del potere.

M. M.

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