La caduta del governo Prodi ha messo in scena una commedia di pessima
qualità, di quelle che fan ridere a forza di scoregge e
volgarità, del genere, per capirci, rappresentato nell'aula del
Senato della Repubblica Italiana giovedì 24 gennaio, il giorno
che Prodi è andato sotto e si è dimesso. Chi credesse di
poter usare le categorie dell'analisi politica cozzerebbe contro
l'insuperabile banalità del ridicolo.
Qualcuno, che, per il resto, le previsioni le ha quasi sempre cannate,
diceva che la storia, quando si ripete, da tragedia volge in farsa.
Quella cui assistiamo in questi tempi bui ma oscenamente freddi di
fronte all'ovvietà del male, è la farsa tragica di una
politica istituzionale che si rappresenta come un reality di pessima
qualità.
Ma la vita è altrove si dirà. Senza dubbio, ma appena
dietro le quinte di questo reality c'è chi decide ogni giorno
delle nostre vite, sfilandocele pezzo a pezzo, senza alcun ritegno
né vergogna.
A Viareggio, al carnevale, uno dei carri rappresenta Prodi e
Berlusconi, seduti uno accanto all'altro, ciascuno con la maschera del
"rivale" in mano. Fortuna che c'è ancora la beffa circense a
raccontare quello che è sotto il naso di tutti: due lobby di
potere si contendono la torta, facendo compra vendita degli alleati
dell'uno o dell'altro, pronti a vendersi in cambio di presidenze e
cattedre, appalti e buste, come sempre in quest'italietta che manda al
governo chi ruba, saccheggia, distrugge e pensa ogni volta che sia
inevitabile, che bisogna impedire che vinca Berlusconi, per porre freno
allo strapotere dei ricchi&potenti, o al contrario, frenare Prodi
per bloccare la marcia dei cosacchi su Roma.
Immagini suggestive, lontane dalla realtà come l'invasione
marziana descritta da Wells nel suo "La guerra dei mondi", utili per
convincere gli scemi che c'è una battaglia vitale in corso, che
il "nemico" è cattivo e va battuto ad ogni costo.
Il governo Prodi si è dimostrato all'altezza del compito di dare
continuità al governo Berlusconi, senza tuttavia scatenare l'ira
delle piazze.
Berlusconi ha varato una legge sulla droga che ci invidiano persino in Iran? Prodi si è guardato bene dal toccarla.
La Bossi-Fini ha perfezionato la legge razzista firmata da Turco e
Napolitano nella precedente legislatura? Il Governo Prodi, un governo
dal volto umano, ha promosso la commissione De Mistura, che ci ha detto
quello che tutti sappiamo: i cpt non sono luoghi di villeggiatura.
Naturalmente, siccome alle anime belle basta aver detto la cosa giusta,
la legge non è stata toccata. Vanno bene i buoni sentimenti, va
bene una bella mano di bianco, ma non saremo così scemi da
sollevare dalla schiavitù dell'equiparazione tra lavoro e
permesso di soggiorno migliaia di lavoratori sottomessi e a poco
prezzo? Business is business.
E i lavoratori italiani? Il precariato sancito per legge non si tocca.
Al massimo si manda il ministro ai funerali quando la strage del lavoro
si porta via in un sol colpo 7 lavoratori, perché gli altri,
quelli che crepano ogni giorno, restano a fare statistica. Per chi ha
voglia di leggerle le statistiche: numeri non carne, sangue, futuro
spezzato di gente che magari vive dietro l'angolo di casa nostra.
Sul fronte delle grandi opere, quelle che nessuno vuole tranne quelli
che intendono fare buoni affari privati con i soldi pubblici, il
governo Prodi non è certo stato alla finestra e vai con
rigassificatori, inceneritori, linee ad alta velocità… Il
governo era già caduto ma il Ministro Di Pietro, nume tutelare
della lobby del cemento e del tondino, si è affrettato a
chiarire che presto si riunirà il tavolo politico che
deciderà del tracciato della Torino Lyon con il "consenso" delle
popolazioni locali.
Mentre lor signori discutono a palazzo in Campania continua la rivolta
delle popolazioni locali nei vari luoghi dove il neo Commissario De
Gennaro, il boia di Genova 2001, vuole imporre l'apertura di discariche.
Anche la guerra deve andare avanti: ed ecco il governo che annuncia il
rifinanziamento delle missioni all'estero, mentre la sinistra radicale,
dopo aver fatto passare tutto, adesso che non conta più un
accidente, si sfila, sperando di recuperare qualche voto. Non
passerà un mese che ce li ritroveremo in piazza ad agitare i
loro arcobaleni: roba da sberle. Qualcuno saprà dargliele?
Intanto un tribunale di Firenze ha appioppato 7 anni per resistenza
aggravata a chi, il 13 maggio del 1999, governava D'Alema, fece
sciopero e manifestò a Firenze contro la guerra in Kossovo e
Serbia, dove per due mesi bombe umanitarie made in Italy martellarono
quotidianamente la popolazione civile.
Il governo Prodi si è altresì distinto sul piano della
guerra "interna", quella contro i poveri, gli immigrati, i senza casa,
i senza potere: il pacchetto sicurezza recentemente approvato segna una
dei momenti più neri della nostra storia recente. Il 27 gennaio
in tutta Italia, Parlamento compreso, si è ricordato il massacro
di ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici, gay durante il
regime nazista. Gli stessi deputati e senatori che celebrano il giorno
della memoria di ieri, oggi scrivono leggi razziste, deportano i rom,
sgomberano baracche e squat, negano a cittadini europei la cittadinanza
solo perché poveri e, quindi, pericolosi.
Nei prossimi giorni sapremo se se metteranno su un governo ponte per
cambiare la legge elettorale che Berlusconi fece per fottere Prodi, ma
che rischia di fottere chiunque vinca, oppure fileranno dritti alle
elezioni, facendo ripartire la compravendita delle alleanze.
Roba che sicuramente appassionerà media asserviti a questo o a
quello ma che, diciamocelo chiaro, ci lascia un po' freddini. Non si
tratta, si badi, dell'aristocratico distacco di chi ha scelto di stare
fuori dal gioco elettorale, ma di una consapevolezza, facilmente
attingibile ad ogni angolo di strada, tra i tanti che fanno fatica ad
arrivare alla fine del mese, quelli annegati nei mutui sempre
più alti, quelli che lavorano e crepano senza far troppo rumore,
quelli che aspettano mesi una visita o un esame clinico. Quelli che ben
vedono la maschera di cartapesta sul faccione di Prodi e sul mascara di
Berlusconi, quelli che sanno ma scivolano nella rassegnazione, convinti
che non ci sia spazio per un cambiamento reale, che i giochi siano
fatti e non resti che scegliere il meno peggio, mandando avanti
quest'osceno carnevale.
La vera scommessa dei prossimi mesi sarà quella di rompere la
rassegnazione, spezzare la cortina fumogena dei media, diffondere la
consapevolezza che, senza l'appoggio dei più, sia pure
disincantato e stanco, la legittimità di chi pretende di
decidere per noi, si frantuma rapida, aprendo lo spazio per
un'alternativa, che nella sottrazione e nel conflitto può dare
risposte positive all'esigenza di svincolare la politica dalla
conquista e dall'esercizio del potere.
M. M.