Umanità Nova, n.4 del 3 febbraio 2008, anno 88

Informazione. L'eterna emergenza


Il 10 gennaio scorso, i direttori delle principali testate giornalistiche televisive (pubbliche e private) sono stati convocati davanti alla Commissione Affari Costituzionali della Camera per essere sentiti a proposito della "percezione di insicurezza generata dal sistema informativo". L'iniziativa ha sollevato le proteste dei giornalisti che l'hanno giudicata come un tentativo di "imbavagliare" l'informazione. Al termine dell'audizione, invece, il presidente della Commissione avrebbe affermato che l'informazione non è uno dei fattori che genera la percezione di insicurezza [1]. In realtà i media, con le loro scelte editoriali, svolgono un ruolo primario nella costruzione dell'immaginario sociale e quindi anche nella "percezione" di insicurezza della quale tanto si parla.
Ma non è solo il potere legislativo ad interessarsi a questi temi, in una recente sentenza della V Sezione penale, la Cassazione, ha invitato i conduttori dei talk-show a evitare gli inviti alle persone che "prevedibilmente" approfitteranno della trasmissione per commettere "reati" di tipo diffamatorio [2]. Un esempio di quanto la "psicopolizia" della fantascienza, quella che ti arresta prima che tu compia un reato, sia ormai una realtà molto prossima.
Apparentemente ci sarebbe uno scontro tra mass-media e poteri statali, mentre in realtà esiste una sinistra sinergia che li lega, e lo si è visto chiaramente in occasione della (mancata) visita di J. Ratzinger alla Sapienza di Roma, quando si è potuto toccare con mano quanto ancora gravi sulla società italiana il peso opprimente del papato. In risposta a chi accusava i telegiornali di dare uno spazio eccessivo alla religione [3], sono stati contrapposti i risultati di una indagine che riducevano miserevolmente questo spazio [4]. In entrambi i casi si è fatta una cattiva informazione, in quanto i messaggi del fanatismo religioso passano non tanto e non solo attraverso i servizi dei tg ma tramite tutte le altre occasioni (salotti tv, sceneggiati, programmi di intrattenimento, ecc...) nelle quali si propagandano continuamente quelle secolari superstizioni.
Da tempo, il sistema dei media della parte ricca del mondo è un indispensabile puntello del potere, come dimostra il fatto che appena ci si sposta in zone più povere, chi vuole fare informazione si scontra immediatamente e direttamente con interessi forti e con rischi mortali. È recente una notizia che ha trovato poco spazio, quella della condanna a morte per "blasfemia" di uno studente cronista di un giornale locale, accusato di aver diffuso fotocopie di un testo critico riguardo la posizione dell'Islam riguardo alle donne [5]. A questo proposito, il Ministro dell'Informazione e della Cultura afgano ha emesso un comunicato nel quale si afferma che il caso non riguarda la libertà di stampa. Da quando il paese è stato "liberato" dai taleban questa è la sesta condanna a morte comminata per motivi religiosi.
Ma l'arma più forte in possesso dei media è certamente quella che permette di far "sparire" le notizie. Si veda, ad esempio, la serie di servizi giornalistici sulle operazioni delle truppe italiane in Afganistan e, in particolare, l'operazione "Sarissa" [6] e si paragonino alle veline che passano su giornali e tv a proposito delle missioni militari all'estero. Oppure, per tornare a cose più vicine, si veda l'ampio spazio dato dai mass-media a chi protesta contro la protervia dei magistrati, quando ad essere inquisiti sono i potenti di turno, e come invece venga fatto calare un velo di silenzio se ad essere vittima dei giudici sono cinque giovani di Spoleto [7] che da ottobre sono privati della libertà.

Pepsy

Note
[1] Vedi uno qualsiasi dei più diffusi quotidiani dell'11/01/2008.
[2] Vedi "il messaggero", 24/01/08.
[3] Vedi http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6026
[4] Vedi "il giornale", 21/01/2008.
[5] Vedi http://kabulpress.org/my/spip.php?rubrique60
[6] Maggiori informazioni sul sito http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=&idart=9833
[7] Vedi "Umanità Nova" n.1 del 2008 e, per aggiornamenti, http://toscana.indymedia.org/index.php

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