Umanità Nova, n.4 del 3 febbraio 2008, anno 88

Processo al "Sud Ribelle". L'affondo di Fiordalisi


Cosenza 24 gennaio 2008. Davanti al tribunale c'è un sit-in di centinaia e centinaia di persone con striscioni, bandiere, tamburelli. Dentro il tribunale il PM Fiordalisi si prepara a sostenere la sua arringa contro i 13 imputati, tutti accusati di aver fatto parte dell'organizzazione denominata "Rete del Sud ribelle". che avrebbe preparato gli incidenti accaduti durante il Global forum a Napoli ed il G8 di Genova. L'arringa durerà ben più di sei ore, nelle quali il PM sosterrà che ''Bloccare un vertice politico… costituire un gruppo sovversivo" servendosi di internet e telefoni "strumenti informatici che, in questa vicenda, sono stati fondamentali per diffondere idee di violenza…". Alla fine giunge la richiesta: sei anni di reclusione più altri tre di libertà vigilata per Francesco Caruso, Luca Casarini e Francesco Cirillo. Più "leggere" invece le pene richieste per gli altri dieci imputati: tre anni e sei mesi per Lidia Azzarita, Alfonso De Vito, Michele Santagata, Anna Curcio, Antonino Campennì, Salvatore Stasi, Peppe Fonzino e due anni e sei mesi per Vittoria Oliva, Claudio Dionesalvi ed Emiliano Cirillo.
Una singolare richiesta che può ben essere interpretata come un'ingegneria politico-giuridiziaria basata su sottili distinguo tra i "generali" ed i "soldati semplici" del "disegno criminoso", un'ingegneria politico-giudiziaria che in effetti ha contraddistinto l'intero iter processuale passo dopo passo. Un iter proteso a creare contraddizioni e divisioni nel fronte degli imputati, del collegio di difesa e di quel grande movimento di solidarietà che continua a riconoscersi nello slogan "siamo tutti sovversivi": partito nel novembre del 2002 dalla procura di Cosenza con pagine e pagine di ordinanza, 42 perquisizioni, 20 arresti, 22 persone indagate per il reato di associazione sovversiva si è ridotto, infatti, strada facendo ai 13 imputati di oggi sui quali continuano a pesare i reati di cospirazione politica e associazione sovversiva «al fine di turbare l'esercizio delle funzioni di governo, effettuare propaganda sovversiva, sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nello Stato», in relazione ai fatti avvenuti a Genova durante il G8 e alla manifestazione di Napoli del marzo 2001. Ma cosa sia veramente successo a Napoli e a Genova sono ormai pagine e pagine di storia a raccontarcelo. Pagine scritte da uomini e donne che manifestavano per un altro mondo possibile, pagine che ci raccontano dell'assassinio di Carlo Giuliani, di centinaia e centinaia di persone massacrate nelle strade, nella scuola Diaz, a Bolzaneto dalla violenza in divisa delle bande di stato.
Di tutta questa barbarie chi ne risponderà mai? Ne risponderanno gli agenti imputati? Staremo a vedere. Si, staremo a vedere con quali escamotage la democrazia blindata tenterà di scagionare se stessa. Intanto secoli di carcere sono stati di già sentenziati agli imputati del processo di Genova ed una cinquantina di anni e passa, sempre di carcere, sono stati richiesti per i tredici imputati del processo di Cosenza. Un'operazione questa ultima che se non mettesse in forse la privazione della libertà per tredici persone potrebbe senza ombra di dubbio essere definita semplicemente rocambolesca. Non una prova di violenza commessa è mai trapelata nelle varie udienze, ma accuse di volantini, di interventi in assemblea, di elaborazione di siti Internet, di intercettazioni telefoniche, di idee espresse alla luce del sole, protese però a detta del PM a "sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nello Stato…" ed a "turbare l'esercizio delle funzioni di governo…".
Nella cosiddetta intellighenzia liberaldemocratica, tra gli sponsor comunque della costituzione repubblicana, alcuni hanno preferito turarsi il naso, altri hanno invece gridato al venir meno delle garanzie istituzionali rispetto alla libertà di pensiero… la verità invece è una sola: il potere, lo stato, sia pur democratico ha voluto ricordare a chi dissente, a chi lotta che quando vuole può sempre rompergli le uova nel paniere. Per questo motivo auspichiamo di essere in tanti alla manifestazione del 2 febbraio a Cosenza, per gridare forte ancora una volta "liberi tutti", "siamo tutti sovversivi", e che in ogni caso non ci lasceremo mai piegare da minacce e ricatti politico-giudiziari, che non rinunceremo mai all'idea di lottare per un mondo di libere ed uguali.

Domenico

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