Cosenza 24 gennaio 2008. Davanti al tribunale c'è un sit-in di
centinaia e centinaia di persone con striscioni, bandiere, tamburelli.
Dentro il tribunale il PM Fiordalisi si prepara a sostenere la sua
arringa contro i 13 imputati, tutti accusati di aver fatto parte
dell'organizzazione denominata "Rete del Sud ribelle". che avrebbe
preparato gli incidenti accaduti durante il Global forum a Napoli ed il
G8 di Genova. L'arringa durerà ben più di sei ore, nelle
quali il PM sosterrà che ''Bloccare un vertice politico…
costituire un gruppo sovversivo" servendosi di internet e telefoni
"strumenti informatici che, in questa vicenda, sono stati fondamentali
per diffondere idee di violenza…". Alla fine giunge la richiesta: sei
anni di reclusione più altri tre di libertà vigilata per
Francesco Caruso, Luca Casarini e Francesco Cirillo. Più
"leggere" invece le pene richieste per gli altri dieci imputati: tre
anni e sei mesi per Lidia Azzarita, Alfonso De Vito, Michele Santagata,
Anna Curcio, Antonino Campennì, Salvatore Stasi, Peppe Fonzino e
due anni e sei mesi per Vittoria Oliva, Claudio Dionesalvi ed Emiliano
Cirillo.
Una singolare richiesta che può ben essere interpretata come
un'ingegneria politico-giuridiziaria basata su sottili distinguo tra i
"generali" ed i "soldati semplici" del "disegno criminoso",
un'ingegneria politico-giudiziaria che in effetti ha contraddistinto
l'intero iter processuale passo dopo passo. Un iter proteso a creare
contraddizioni e divisioni nel fronte degli imputati, del collegio di
difesa e di quel grande movimento di solidarietà che continua a
riconoscersi nello slogan "siamo tutti sovversivi": partito nel
novembre del 2002 dalla procura di Cosenza con pagine e pagine di
ordinanza, 42 perquisizioni, 20 arresti, 22 persone indagate per il
reato di associazione sovversiva si è ridotto, infatti, strada
facendo ai 13 imputati di oggi sui quali continuano a pesare i reati di
cospirazione politica e associazione sovversiva «al fine di
turbare l'esercizio delle funzioni di governo, effettuare propaganda
sovversiva, sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito
nello Stato», in relazione ai fatti avvenuti a Genova durante il
G8 e alla manifestazione di Napoli del marzo 2001. Ma cosa sia
veramente successo a Napoli e a Genova sono ormai pagine e pagine di
storia a raccontarcelo. Pagine scritte da uomini e donne che
manifestavano per un altro mondo possibile, pagine che ci raccontano
dell'assassinio di Carlo Giuliani, di centinaia e centinaia di persone
massacrate nelle strade, nella scuola Diaz, a Bolzaneto dalla violenza
in divisa delle bande di stato.
Di tutta questa barbarie chi ne risponderà mai? Ne risponderanno
gli agenti imputati? Staremo a vedere. Si, staremo a vedere con quali
escamotage la democrazia blindata tenterà di scagionare se
stessa. Intanto secoli di carcere sono stati di già sentenziati
agli imputati del processo di Genova ed una cinquantina di anni e
passa, sempre di carcere, sono stati richiesti per i tredici imputati
del processo di Cosenza. Un'operazione questa ultima che se non
mettesse in forse la privazione della libertà per tredici
persone potrebbe senza ombra di dubbio essere definita semplicemente
rocambolesca. Non una prova di violenza commessa è mai trapelata
nelle varie udienze, ma accuse di volantini, di interventi in
assemblea, di elaborazione di siti Internet, di intercettazioni
telefoniche, di idee espresse alla luce del sole, protese però a
detta del PM a "sovvertire violentemente l'ordinamento economico
costituito nello Stato…" ed a "turbare l'esercizio delle funzioni di
governo…".
Nella cosiddetta intellighenzia liberaldemocratica, tra gli sponsor
comunque della costituzione repubblicana, alcuni hanno preferito
turarsi il naso, altri hanno invece gridato al venir meno delle
garanzie istituzionali rispetto alla libertà di pensiero… la
verità invece è una sola: il potere, lo stato, sia pur
democratico ha voluto ricordare a chi dissente, a chi lotta che quando
vuole può sempre rompergli le uova nel paniere. Per questo
motivo auspichiamo di essere in tanti alla manifestazione del 2
febbraio a Cosenza, per gridare forte ancora una volta "liberi tutti",
"siamo tutti sovversivi", e che in ogni caso non ci lasceremo mai
piegare da minacce e ricatti politico-giudiziari, che non rinunceremo
mai all'idea di lottare per un mondo di libere ed uguali.
Domenico