Afganistan: a Kabul il
primo carcere femminile costruito con fondi italiani Soddisfazione
dall'Unodc (Aki) – È
sorto a Kabul il primo carcere femminile dell'Afganistan, soprattutto
grazie all'impegno italiano. Per lo (Unodc), l'inaugurazione della
struttura è un momento molto importante. Fonti dell'agenzia
Onu, contattate da AKI-ADNKRONOS...
Le stime riguardanti la produzione di oppio e la sua crescente
raffinazione per ottenere l'eroina con riferimento all'anno appena
trascorso sono da vertigine: nel 2006 risultavano 165 mila gli ettari
di terreno coltivati a oppio mentre nel 2007 sono saliti a 193 mila,
vale a dire il doppio rispetto ai 91 mila ettari coltivati del 1999,
l'anno del record storico raggiunto sotto il regime talebano, quando
vennero prodotte 4.600 tonnellate di oppio.
Nel rapporto 2007 steso dall'United Nations Office on Drugs and Crime
(Unodc) il raccolto d'oppio afgano ha raggiunto le 8.200 tonnellate.
Nessun altro paese al mondo, a parte la Cina di un secolo fa, aveva mai
avuto un così estesa superficie destinata a produzioni
illegali, in grado di coprire attualmente il 92% del mercato mondiale
dell'eroina.
Stando alle apparenze, sarebbe lecito parlare di un clamoroso
fallimento nel conseguire un obiettivo che fin dall'inizio dal 2001 era
stato presentato come una delle ragioni dell'intervento militare che
doveva abbattere il regime talebano ed eliminare i santuari del
terrorismo, visto che sotto la tutela dell'Occidente, Stati Uniti in
testa, l'Afganistan sta diventando il narco-Stato più
potente del pianeta. In pochi anni il famoso Triangolo d'Oro in
Indocina è così diventato ben poca cosa a
confronto con l'Afganistan. Due realtà lontane, accomunate
però da una caratteristica meritevole di attenzione: quella
di svolgere, o di aver svolto, il ruolo di roccaforte alleata degli
Stati Uniti nelle loro guerre contro "il male" del momento: il
comunismo ieri, il terrorismo islamico oggi.
In realtà: niente di cui stupirsi.
Secondo innumerevoli analisti e enti di ricerca internazionali, ormai
nel mondo il cosiddetto capitale illegale che controlla ogni genere di
attività illecita sovranazionale (narcotraffico, commercio
clandestino di armi, contrabbando di petrolio, business dei rifiuti,
mafie, prostituzione, etc.) ha assunto dimensioni almeno pari a quelle
del cosiddetto capitale legale - secondo alcuni studiosi persino
superiori.
In particolare, sulla base dei dati del 2003, il traffico di
stupefacenti costituisce la terza risorsa a livello mondiale in termini
di profitto, dopo il petrolio e le armi.
Ma tra capitale illegale e capitale legale non esiste in
realtà una demarcazione o un confine: quello illegale
ricicla e investe i suoi profitti in attività economiche
lecite, così come quello legale sviluppa normalmente un
livello occulto nella gestione dei propri interessi.
A far da tramite tra i due livelli economici ci sono le banche per
quanto riguarda le rispettive operazioni finanziarie e gli apparati
statali - soprattutto militari - per i traffici clandestini.
Se dal 2001, anno in cui è iniziata l'occupazione militare
dell'Afganistan, la produzione di oppio è cresciuta a
dismisura, non si può infatti credere alla novella che una
tale attività economica sia attuata tramite il miserabile
contadino afgano con il suo asinello per le montagne.
La spiegazione è persino banale, visto che in Afganistan
operano, oltre a quello statunitense, gli eserciti di 37 nazioni, in
gran parte appartenenti alla Nato, e i servizi segreti degli stati
confinanti o vicini (Pakistan, Iran, Cina...) che fin dai tempi
dell'occupazione russa sono stati i principali registi del traffico di
oppio con cui venivano pagate le armi usate dai diversi movimenti della
guerriglia antisovietica, così come indicato dagli esperti
della Cia.
Secondo uno studio del prof. Michel Chossudovsky per Global Research
dell'aprile 2007, "le forze di occupazione in Afganistan sostengono il
trafico di droga con un guadagno che va dai 120 ai 194 miliardi di
dollari per il crimine organizzato, le agenzie di intelligence e le
istituzioni finanziarie. Gli incassi di questo lucrosissimo
contrabbando da miliardi di dollari sono depositati nelle banche
occidentali. Quasi la totalità dei redditi maturati, degli
interessi delle aziende e delle associazioni criminali sono situati al
di fuori dell'Afganistan. Il traffico di droga Golden Crescent,
iniziato dalla Cia agli inizi degli anni '80, continua ad esere
protetto dall'intelligence americana, con la complicità
delle forze d'occupazione Nato".
Inoltre, in concorrenza coi diversi potentati tribali, lo stesso
governo Karzai risulta direttamente coinvolto in tale traffico nel
tentativo d'imporre una sorta di monopolio di stato, anche se deve dare
l'impressione di avversarlo per ottenere i cospicui fondi stanziati
dalle Nazioni Unite per estirpare le coltivazioni di papavero da oppio.
Non è certo un segreto che nel governo vi sono diversi
personaggi legati al narcotraffico e lo stesso Walid Karzai, fratello
del presidente afgano, è noto per essere il maggiore
trafficante d'oppio della regione di Kandahar.
D'altra parte intere piantagioni si estendono nella pianura di
Jalalabad, alle porte di Kabul: una zona sotto il controllo delle forze
governative e Nato.
Interessante a riguardo la testimonianza di Faizullah, un afgano
intervistato dal giornalista Enrico Piovesana di Peacereporter: "Voi
credete che il governo venga a distruggere i raccolti. Invece viene a
rubarli. Vedete quei camion laggiù? Sono quelli sui quali il
governo caricherà i papaveri tagliati dalle ruspe, per poi
portarli a Kabul dove tutto dovrebbe essere bruciato in grandi
falò. Ma li avete mai visti questi falò?
Dovrebbero farli davanti alle telecamere, dando alla cosa la massima
pubblicità, non vi pare? Invece dicono che fanno tutto di
nascosto, per motivi di sicurezza. La verità è
che l'oppio viene portato nelle raffinerie del governo, trasformato in
eroina, e poi smerciato all'estero. Altro che campagna antidroga!".
Ennesimo paradosso di una guerra, in cui l'Italia resta coinvolta ad
ogni livello: proprio in questi giorni, a Kabul, è stato
inaugurato il primo carcere femminile costruito con fondi italiani
proprio sotto l'egida dell'Unodc, l'ufficio Onu che si occupa di droghe
e crimine.
Altra Informazione
Scheda: Produzione annua di oppio in Afganistan in tonnellate (Dati Unodc) |
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3.800 |
4.200 |
4.100 |
6.100 |
8.200 |