Umanità Nova, n.5 del 10 febbraio 2008, anno 88

Il totalitarismo religioso. L'anfetamina dei popoli


La religione negli ultimi anni è tornata prepotentemente al centro dell'agone politico, sociale e culturale. La globalizzazione, con la sua pressione omologante e con l'avvicinamento di mondi che si ignoravano, causa reazioni identitarie che vanno dai localismi, al fascismo, al ritorno della religione come protagonista politico. Il venir meno dell'URSS ha permesso al volto più conservatore dell'occidente di potersi palesare completamente ed ha, nel contempo, trascinato nel fallimento del socialismo reale molta parte dell'immaginario di cambiamento che i secoli XIX e XX avevano elaborato.
Negli ultimi venticinque anni, la rivoluzione khomeinista si afferma in Iran e rende non solo pensabile, ma anche praticabile la teocrazia islamica oggi in un grande paese che dispone della materia prima per eccellenza, il petrolio, e quindi di flussi finanziari e di un significativo sviluppo industriale ed economico; il papato rinserra le fila della chiesa cattolica dal punto di vista teologico e ne getta tutto il peso nello scontro ideologico e politico globale, riaffermando la universalità della chiesa stessa; in ambiente anglosassone e protestante, viene elaborata l'ideologia dei neoconservatori denominati teocon che efficacemente unisce radicalismo liberista e fondamentalismo religioso protestante, mettendo a nudo il cuore oscuro del Nuovo mondo, la Nuova Gerusalemme dei padri pellegrini di matrice veterotestamentaria; e significativamente la nuova destra americana ha trovato nella parossistica e acritica difesa della Vecchia Gerusalemme, cioè dello stato di Israele, uno dei punti qualificanti del suo agire.
Intanto il modello capitalista liberista faceva breccia anche in URSS e in Cina, senza che però vi penetrasse la democrazia liberale: nei due paesi si affermava un capitalismo liberista senza liberalismo. L'occidente industrializzato e ricco viene investito da inarrestabili flussi migratori dal terzo e quarto mondo, mentre sale di intensità una nuova lotta per il controllo delle risorse energetiche, iniziando a squassare il pianeta, in primo luogo il medio oriente.
Al volgere dell'ultimo secolo, la religione è tornata, forse per qualcuno sorprendentemente, ad essere fonte di identità, di legame sociale, di pratica politica. Stando alle religioni a noi più vicine, cristianesimo (cattolico e protestante) e islam sono due fenomeni molto complessi, non fosse altro perché i modi di declinare l'uno e l'altro sono variegati, hanno diversi gradi di intensità, modalità molto diverse.
Ma oggi ciò che rileva per chi si dice laico è il ruolo che la religione ha nella complessa partita in corso per disegnare un orizzonte di futuro. La complessità e pluriformità dell'esperienza religiosa, tenendoci a cristianesimo e islam (e tralasciando induismo, buddismo, taoismo, le religioni animiste, la cui analisi richiederebbe troppo spazio), non può impedirci di fare alcune sintetiche valutazioni.
Il primo dato da cui partire é che all'ovest come all'est la riscoperta della religione è un fenomeno regressivo che si qualifica come ritorno alle radici, ad un'identità che offre un progetto per il futuro e detta norme per il presente. Notiamo di passaggio che la religione non necessariamente funziona da freno delle dinamiche storiche: pensiamo soltanto all'apocalittica e al millenarismo e alle istanze egualitarie che si portano dietro, dalle prime comunità cristiane, alle tante comunità eretiche medioevali, allo stesso francescanesimo o, in campo protestante, il ruolo dei gruppi radicali nell'Inghilterra del '600, dei diggers e dei ranters in cui una certa storiografia individua i primi germi del pensiero libertario. Invece, nel presente momento storico, come più e più volte è successo, la religione funge da apparato ideologico di programmi conservatori. È un dato. E questi programmi hanno come obiettivo il controllo della società nel suo insieme, società e controllo di cui l'economico è un momento, un obiettivo ed uno strumento al tempo stesso.
La religione è un potente apparato produttivo di immaginario e di regole di condotta. In particolare, la Torah ed il Talmud ebraici e il Corano sono sopratutto codici, raccolte di norme che minuziosamente regolano la vita di tutti i giorni. Il monoteismo etico ebraico e musulmano sono fondamentalmente ortoprassi e, con poche seppur rilevanti eccezioni, non hanno sviluppato l'apparato teorico-teologico del cristianesimo, imbevuto di cultura greca, di filosofia, di personalismo. Ebraismo ed islam sono religioni immediatamente politiche, proprio nella loro struttura. Scriveva l'islamista Alessandro Bausani: "Per l'Islam infatti la religione... è qualcosa che abbraccia sia la nostra religione sia la nostra politica, è regola di vita, legge, mentre le mancano le connotazioni sacerdotali-ritualistiche essenziali nella nostra nozione di "religione"... Chi immaginasse ora uno "stato islamico" (molti sono gli stati che si fregiano di questo aggettivo, dalla Mauritania al Pakistan e altri ancora) come un qualcosa di simile allo "Stato della Chiesa" finito nel 1870, errerebbe di grosso. L'islam non ha sacerdoti né riti e lo "stato islamico", se proprio si vuol paragonare a qualcosa, si potrebbe semmai avvicinare al "popolo di Dio" del periodo aureo del profetismo ebraico, almeno nelle intenzioni di chi lo propugna".
Ebraismo e islamismo, ad onta del sionismo e dell'antisemitismo musulmano, entrambi fenomeni che nascono a cavallo tra '800 e '900 hanno in comune di essere, potremmo dire, "modi e norme di vita di popoli senza re", dove per re intendiamo un potere centrale e sovrano. L'orizzontalità e la solidarietà che lega il "popolo di Dio" ebreo e la "umma", la comunità dei credenti musulmani, hanno ricadute immediatamente politiche. Apparentemente da esse si potrebbe trarre un modello di società non gerarchica: ma, come sappiamo, non è avvenuto necessariamente così. Su queste basi si è innestato il nazionalismo, che è fenomeno di origine tutta europea, dando vita nel corso del '900 a fenomeni totalmente laici. Il sionismo e i movimenti di liberazione anticolonialisti e nazionalisti della seconda metà del '900 nel mondo arabo ebbero un marcato profilo laico, nazionalista e socialista. Penso alla guerra d'Algeria, al socialismo arabo di Nasser, penso all'OLP di Arafat, penso a Gheddafi; ma anche alla Siria di Assad e all'Iraq di Saddam Hussein, regimi nazionalsocialisti e laici. Tutti questi movimenti e regimi erano certo caratterizzati per il loro nazionalismo, al limite per un nazionalismo panarabo, alcuni per una totale mancanza di libertà, ma certo erano laici.
I movimenti che oggi si oppongono al satana americano e sionista in nome dell'autonomia dei loro popoli e della religione come Hezbollah in Libano o Hamas in Palestina quale idea di società hanno? Al di là delle condivisibili istanze di liberazione e di autonomia, un movimento nazionale e religioso cosa ha di condivisibile per chi si batte per l'internazionalismo e la laicità come i movimenti che nascono dalla tradizione del movimento operaio e di classe?
E venendo all'Iran della rivoluzione khomeinista, certo nessuno rimpiange lo scià. Ma penso che gli iraniani siano passati dalla padella nella brace. E penso anche che nessun combattente islamico sunnita o scita dell'Iraq meriti solidarietà solo perché fa saltare per aria soldati americani. Il popolo iracheno è macellato quotidianamente dagli americani e da quell'infernale banda di assassini che l'invasione americana ha scatenato. Così come il popolo afgano è stato macellato dai russi poi dai vari signori della guerra poi dai talebani poi dagli americani ed infine ci siamo messi pure noi europei. E la galassia fondamentalista che semplificando è stata battezzata Al Qaeda cosa vuole? Quale sarebbe il mondo di Al Qaeda? Con una battuta: "Più sharia per tutti?"
La cartina al tornasole della regressività in termini sociali dell'attuale ritorno alla religione in campo cristiano e musulmano sta nell'atteggiamento nei confronti del femminile. La società che i vari teocon, Ratzinger, Hezbollah, Al Qaeda (se esiste...), ecc. ecc. prefigurano, è una società in cui le donne saranno più libere oppure no? Dove già comandano i vari signori armati di Bibbia e Corano, gli individui sono più liberi oppure no? E, attenzione, non stiamo parlando solo di diritti civili, di libertà di opinione, di movimento, di stampa, ma di libertà di autodeterminarsi, di progettare e realizzare il proprio futuro. Il progetto che i fondamentalisti hanno, cristiani o musulmani, è un progetto totalitario, nel senso che vuole permeare tutti gli aspetti della vita.
La rilevanza e il peso del fenomeno religioso nell'attuale quadro politico non possono essere analizzati limitandosi ad affermare che la religione è uno strumento di potere (instrumentum regni) o che è "l'oppio dei popoli". A giudicare da quel che sta accadendo, scusate un'altra battuta, pare più l'anfetamina o l'acido dei popoli... E del resto il potere mobilitante del fenomeno religioso è nella sua natura. Non è solo in corso uno scontro tra capitali, tra gruppi di potere politico-economici, cristiani, laici, musulmani. C'è un movimento più profondo e, a mio parere, pericoloso, di ridisegno delle identità collettive nel nome di miti onnipervasivi e totalizzanti l'esistenza, nel segno della illibertà e della negazione delle individualità.

W. B.

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