Umanità Nova, n.5 del 10 febbraio 2008, anno 88

Campania: rivolta contro discariche e inceneritori. Mondezza e repressione


La lotta delle popolazioni campane contro lo scempio che si sta compiendo sul loro territorio sta avendo negli ultimi tempi una accelerazione. La presenza ingombrante ed inquietante dei rifiuti solidi urbani ha reso visibile il problema anche a quelle popolazioni che vivono relativamente distanti dalle discariche pubbliche e le ha portate alla mobilitazione. Una mobilitazione che pian piano sfugge alla logica del "non nel mio giardino" e comincia ad accedere ad una visione più complessiva della gestione dei rifiuti, ad una critica complessiva del sistema di potere in tutti i suoi aspetti: politici di ogni risma e colore vengono sempre più spesso accomunati nell'accusa di aver prodotto lo sfascio esistente, insieme alla camorra ed agli industriali di dentro e fuori regione.
Questa lotta, chiaramente, presenta anche dei limiti: in particolare, l'appello, talvolta presente, alle istituzioni "altre" come Magistratura, Presidente della Repubblica, UE. Ciononostante, si tratta di una lotta che presenta molti aspetti positivi: per dirne una, forse per la prima volta da decenni, la camorra annaspa nella sua funzione di controllo sociale delle popolazioni campane. Infatti, nonostante la disgustosa mistificazione mediatica che la vedrebbe dietro le lotte popolari, essa si trova sotto accusa a livello di massa, per cui o si tiene in quanto tale fuori da esse o, se talvolta interviene, lo fa a favore del potere. D'altronde, è emblematico come il superpoliziotto De Gennaro riceva gli unici plausi senza remore, sui muri della Campania, solo dalle forze politiche che, come ogni campano ben sa, sono i punti di riferimento delle varie famiglie camorristiche e/o mafiose.
Un altro aspetto positivo è, poi, il fatto che le popolazioni stiano cominciando gradatamente a riflettere, a studiare le condizioni della fase in cui vivono per cercare una soluzione al problema che non sia solo contingente, ma complessiva. Gli "esperti" di movimento cominciano a non essere più ricercati solo come un semplice fiore all'occhiello da esibire passivamente - della serie: vedete, lo dice anche lo scienziato... - ma le loro analisi non sono solo ascoltate con attenzione, ma iniziano anche ad essere dibattute ed utilizzate come spunto per compiere ulteriori ricerche, per sviluppare nuovo sapere.
Le uniche "forze politiche" che al momento sono in qualche modo accettate dai vari comitati territoriali all'interno delle lotte sono quelle "di movimento" in senso stretto e lato, in altri termini quelle che, nonostante tutte le diffidenze che il "non militante" può avere nei loro confronti, sono comunque in questi decenni apparse come "altre" rispetto al potere in tutte le sue forme. Gli stessi partiti della sedicente "sinistra radicale" non riescono, in quanto tali, ad interagire con i suddetti comitati territoriali e, anzi, appaiono del tutto integrati nel complessivo sistema di potere.
D'altronde, la gente si accorge perfettamente che, salvo il linguaggio, le loro proposte sono sostanzialmente identiche. Un po' di anni fa sui muri delle città italiane apparvero due manifesti (uno del PDS, l'altro della DC) che utilizzavano lo stesse identiche parole. Agli inizi di febbraio, i muri di Napoli (e suppongo della Campania) vedono un episodio non proprio identico, ma assai simile: due manifesti che, questa volta con parole diverse, dicono essenzialmente la stessa cosa - facciamo le discariche come situazione transitoria, ma mettiamo subito mano alla raccolta differenziata, ecc. Questa volta, i partiti sono AN e Rifondazione; in ogni caso, le idee rappresentate nei manifesti - salvo, forse, il "Forza De Gennaro" di AN - potrebbero essere sottoscritte pressoché dall'intero sistema dei partiti, in un fulgido esempio di "pensiero unico" che viene proposto alle popolazioni campane.
Il fatto che le componenti di "movimento" siano attualmente accettate dai comitati territoriali come compagni di lotta non implica, però, che esse possano permettersi qualunque cosa. Questi, giustamente, sono assai diffidenti verso le forze politiche in quanto tali - d'altronde ci si ricorda assai bene che i partiti della sedicente sinistra di oggi erano i "movimenti" di ieri - e mostrano spesso chiari segni di insofferenza verso ogni tentativo di "mettere il cappello" sulle lotte.
Giungiamo così alla manifestazione di Venerdì 1° febbraio 2008. Questa era incentrata soprattutto sulla questione della raccolta differenziata: si era data l'indicazione ai cittadini di far convergere presso il presidio permanente la loro immondizia casalinga già separata, che sarebbe stata portata poi in corteo sotto la sede del superpoliziotto. Questo ha creato un bel po' di tensione, rifiutando di far passare l'enorme camion che era stato fittato per l'occasione, ma, alla fine, tutto si è svolto senza incidenti e con il regalo comunque portatogli sotto le finestre.
La manifestazione, però, pur comunque numerosa, è stata più piccola di quella precedente e caratterizzata soprattutto dalla presenza in massa dei comitati di disoccupati che, giustamente, vedono nella raccolta differenziata, oltre che uno dei passaggi per l'uscita dalla situazione attuale, anche una occasione per nuovi posti di lavoro. Mancavano, però, appunto i comitati territoriali i quali, probabilmente, hanno letto la manifestazione come eccessivamente centrata su - sia pur più che legittime - logiche interne al "movimento" e, per di più, specificamente legate alla realtà napoletana in senso stretto.
Nel frattempo, al momento in cui scrivo queste note (domenica 3 febbraio), la situazione resta assai fluida e difficile da prevedere, salvo la dichiarata volontà del Commissario Straordinario De Gennaro di usare la linea dura verso le popolazioni che continuassero ad opporsi al suo piano di "uscita dall'emergenza". Quello che è certo è che, fuori dai territori interessati, la situazione, grazie alla disinformazione mediatica, appare di difficile lettura e la rivolta delle popolazioni campane appare, dall'esterno, come un qualcosa di irrazionale o comunque incomprensibile.
In effetti, se non si vive su quel determinato territorio, è pressoché impossibile comprendere la realtà delle cose. Prendiamo il caso di Ferrandelle, una delle località scelte dal superpoliziotto per le nuove discariche e per gli inceneritori: chi passa di là, ha l'idea di un territorio "vergine" - almeno finché qualcuno non gli dice che le colline che formano il paesaggio e che a lui erano sembrate tali, in realtà, sono gli ammassi dei rifiuti delle vecchie discariche. Il tutto in un territorio agricolo, da cui nessuno comprerà mai più nessun prodotto, e stracolmo di bellezze storiche, che nessuno si sognerà mai di visitare. O il caso di S. Maria La Fossa, dove negli ultimi tre anni sono una trentina i morti per tumore - su di una popolazione di 2.500 abitanti. O il caso di Gianturco: un quartiere nel pieno della città di Napoli, a circa un chilometro dalla Stazione Centrale  - come se facessero a Roma una discarica nel quartiere di S. Lorenzo. O dell'oasi WWF di Serre Persano - come se facessero una discarica in un ghiacciaio delle Dolomiti.
La reazione rabbiosa delle popolazioni, pertanto, è comprensibile solo a chi vive in quei luoghi che, dopo aver visto il sistema di potere operare un simile scempio del territorio, vede i vari Commissari Straordinari usare la loro autorità di operare in deroga alle leggi vigenti non per risolvere la situazione, ma per aggravarla ulteriormente. La criminalizzazione mediatica delle rivolte, inoltre, serve al potere per impostare la questione in termini di ordine pubblico e imporre, di conseguenza, scelte del tutto scriteriate, utili solo - è il caso emblematico degli inceneritori - per arricchire ulteriormente che si è già arricchito sullo scempio passato. Le soluzioni reali - una diversa e razionale gestione che porti all'abbattimento radicale della quantità dei rifiuti - sono scartate a priori: lorsignori perderebbero la gallina dalle uova d'oro. Si fa, perciò, una resistenza accanita, per esempio, ad una cosa altrove banale quale la raccolta differenziata, richiesta a gran voce e da anni dai comitati territoriali: una cosa, tra le altre, assai difficilmente comprensibile all'esterno della regione. In mancanza della reale conoscenza del fenomeno, perciò, è assai facile per i media far apparire la cosa come un confronto tra popolazioni ignoranti ed irrazionali, magari manovrate dalla camorra, ed un potere illuminato controvoglia costretto ad operare le maniere forti per "risolvere" il problema.

Shevek dell'OACN/FAI

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