La lotta delle popolazioni campane contro lo scempio che si sta
compiendo sul loro territorio sta avendo negli ultimi tempi una
accelerazione. La presenza ingombrante ed inquietante dei rifiuti
solidi urbani ha reso visibile il problema anche a quelle popolazioni
che vivono relativamente distanti dalle discariche pubbliche e le ha
portate alla mobilitazione. Una mobilitazione che pian piano sfugge
alla logica del "non nel mio giardino" e comincia ad accedere ad una
visione più complessiva della gestione dei rifiuti, ad una
critica complessiva del sistema di potere in tutti i suoi aspetti:
politici di ogni risma e colore vengono sempre più spesso
accomunati nell'accusa di aver prodotto lo sfascio esistente, insieme
alla camorra ed agli industriali di dentro e fuori regione.
Questa lotta, chiaramente, presenta anche dei limiti: in particolare,
l'appello, talvolta presente, alle istituzioni "altre" come
Magistratura, Presidente della Repubblica, UE. Ciononostante, si tratta
di una lotta che presenta molti aspetti positivi: per dirne una, forse
per la prima volta da decenni, la camorra annaspa nella sua funzione di
controllo sociale delle popolazioni campane. Infatti, nonostante la
disgustosa mistificazione mediatica che la vedrebbe dietro le lotte
popolari, essa si trova sotto accusa a livello di massa, per cui o si
tiene in quanto tale fuori da esse o, se talvolta interviene, lo fa a
favore del potere. D'altronde, è emblematico come il
superpoliziotto De Gennaro riceva gli unici plausi senza remore, sui
muri della Campania, solo dalle forze politiche che, come ogni campano
ben sa, sono i punti di riferimento delle varie famiglie camorristiche
e/o mafiose.
Un altro aspetto positivo è, poi, il fatto che le popolazioni
stiano cominciando gradatamente a riflettere, a studiare le condizioni
della fase in cui vivono per cercare una soluzione al problema che non
sia solo contingente, ma complessiva. Gli "esperti" di movimento
cominciano a non essere più ricercati solo come un semplice
fiore all'occhiello da esibire passivamente - della serie: vedete, lo
dice anche lo scienziato... - ma le loro analisi non sono solo
ascoltate con attenzione, ma iniziano anche ad essere dibattute ed
utilizzate come spunto per compiere ulteriori ricerche, per sviluppare
nuovo sapere.
Le uniche "forze politiche" che al momento sono in qualche modo
accettate dai vari comitati territoriali all'interno delle lotte sono
quelle "di movimento" in senso stretto e lato, in altri termini quelle
che, nonostante tutte le diffidenze che il "non militante" può
avere nei loro confronti, sono comunque in questi decenni apparse come
"altre" rispetto al potere in tutte le sue forme. Gli stessi partiti
della sedicente "sinistra radicale" non riescono, in quanto tali, ad
interagire con i suddetti comitati territoriali e, anzi, appaiono del
tutto integrati nel complessivo sistema di potere.
D'altronde, la gente si accorge perfettamente che, salvo il linguaggio,
le loro proposte sono sostanzialmente identiche. Un po' di anni fa sui
muri delle città italiane apparvero due manifesti (uno del PDS,
l'altro della DC) che utilizzavano lo stesse identiche parole. Agli
inizi di febbraio, i muri di Napoli (e suppongo della Campania) vedono
un episodio non proprio identico, ma assai simile: due manifesti che,
questa volta con parole diverse, dicono essenzialmente la stessa cosa -
facciamo le discariche come situazione transitoria, ma mettiamo subito
mano alla raccolta differenziata, ecc. Questa volta, i partiti sono AN
e Rifondazione; in ogni caso, le idee rappresentate nei manifesti -
salvo, forse, il "Forza De Gennaro" di AN - potrebbero essere
sottoscritte pressoché dall'intero sistema dei partiti, in un
fulgido esempio di "pensiero unico" che viene proposto alle popolazioni
campane.
Il fatto che le componenti di "movimento" siano attualmente accettate
dai comitati territoriali come compagni di lotta non implica,
però, che esse possano permettersi qualunque cosa. Questi,
giustamente, sono assai diffidenti verso le forze politiche in quanto
tali - d'altronde ci si ricorda assai bene che i partiti della
sedicente sinistra di oggi erano i "movimenti" di ieri - e mostrano
spesso chiari segni di insofferenza verso ogni tentativo di "mettere il
cappello" sulle lotte.
Giungiamo così alla manifestazione di Venerdì 1°
febbraio 2008. Questa era incentrata soprattutto sulla questione della
raccolta differenziata: si era data l'indicazione ai cittadini di far
convergere presso il presidio permanente la loro immondizia casalinga
già separata, che sarebbe stata portata poi in corteo sotto la
sede del superpoliziotto. Questo ha creato un bel po' di tensione,
rifiutando di far passare l'enorme camion che era stato fittato per
l'occasione, ma, alla fine, tutto si è svolto senza incidenti e
con il regalo comunque portatogli sotto le finestre.
La manifestazione, però, pur comunque numerosa, è stata
più piccola di quella precedente e caratterizzata soprattutto
dalla presenza in massa dei comitati di disoccupati che, giustamente,
vedono nella raccolta differenziata, oltre che uno dei passaggi per
l'uscita dalla situazione attuale, anche una occasione per nuovi posti
di lavoro. Mancavano, però, appunto i comitati territoriali i
quali, probabilmente, hanno letto la manifestazione come eccessivamente
centrata su - sia pur più che legittime - logiche interne al
"movimento" e, per di più, specificamente legate alla
realtà napoletana in senso stretto.
Nel frattempo, al momento in cui scrivo queste note (domenica 3
febbraio), la situazione resta assai fluida e difficile da prevedere,
salvo la dichiarata volontà del Commissario Straordinario De
Gennaro di usare la linea dura verso le popolazioni che continuassero
ad opporsi al suo piano di "uscita dall'emergenza". Quello che è
certo è che, fuori dai territori interessati, la situazione,
grazie alla disinformazione mediatica, appare di difficile lettura e la
rivolta delle popolazioni campane appare, dall'esterno, come un
qualcosa di irrazionale o comunque incomprensibile.
In effetti, se non si vive su quel determinato territorio, è
pressoché impossibile comprendere la realtà delle cose.
Prendiamo il caso di Ferrandelle, una delle località scelte dal
superpoliziotto per le nuove discariche e per gli inceneritori: chi
passa di là, ha l'idea di un territorio "vergine" - almeno
finché qualcuno non gli dice che le colline che formano il
paesaggio e che a lui erano sembrate tali, in realtà, sono gli
ammassi dei rifiuti delle vecchie discariche. Il tutto in un territorio
agricolo, da cui nessuno comprerà mai più nessun
prodotto, e stracolmo di bellezze storiche, che nessuno si
sognerà mai di visitare. O il caso di S. Maria La Fossa, dove
negli ultimi tre anni sono una trentina i morti per tumore - su di una
popolazione di 2.500 abitanti. O il caso di Gianturco: un quartiere nel
pieno della città di Napoli, a circa un chilometro dalla
Stazione Centrale - come se facessero a Roma una discarica nel
quartiere di S. Lorenzo. O dell'oasi WWF di Serre Persano - come se
facessero una discarica in un ghiacciaio delle Dolomiti.
La reazione rabbiosa delle popolazioni, pertanto, è
comprensibile solo a chi vive in quei luoghi che, dopo aver visto il
sistema di potere operare un simile scempio del territorio, vede i vari
Commissari Straordinari usare la loro autorità di operare in
deroga alle leggi vigenti non per risolvere la situazione, ma per
aggravarla ulteriormente. La criminalizzazione mediatica delle rivolte,
inoltre, serve al potere per impostare la questione in termini di
ordine pubblico e imporre, di conseguenza, scelte del tutto
scriteriate, utili solo - è il caso emblematico degli
inceneritori - per arricchire ulteriormente che si è già
arricchito sullo scempio passato. Le soluzioni reali - una diversa e
razionale gestione che porti all'abbattimento radicale della
quantità dei rifiuti - sono scartate a priori: lorsignori
perderebbero la gallina dalle uova d'oro. Si fa, perciò, una
resistenza accanita, per esempio, ad una cosa altrove banale quale la
raccolta differenziata, richiesta a gran voce e da anni dai comitati
territoriali: una cosa, tra le altre, assai difficilmente comprensibile
all'esterno della regione. In mancanza della reale conoscenza del
fenomeno, perciò, è assai facile per i media far apparire
la cosa come un confronto tra popolazioni ignoranti ed irrazionali,
magari manovrate dalla camorra, ed un potere illuminato controvoglia
costretto ad operare le maniere forti per "risolvere" il problema.
Shevek dell'OACN/FAI