Umanità Nova, n.6 del 17 febbraio 2008, anno 88

La feroce ipocrisia di medici e preti. Odio verso le donne


Quanta paura e quanto odio verso le donne trasuda dalla presa di posizione dei ginecologi romani, resa nota, guarda caso, proprio nella giornata "dedicata alla vita" dal papa e i suoi amici . Viene da chiedersi che cosa sia loro successo. Perché hanno così tanta paura di perdere il loro potere e perché, per tenersene strette le briciole che hanno conquistato, non esitano a torturare le donne. Sia quelle a cui capiterà realmente di avere a che fare con un feto in bilico tra vita e morte, sia quelle a cui non capiterà mai, ma, per il solo fatto di essere donne, sono bollate continuamente come assassine.
La posizione assunta da alcuni ginecologi romani è nota: se, in seguito ad un aborto spontaneo o volontario il feto nascesse vitale, andrà rianimato. Di fatto non dicono nulla di nuovo. Anche la 194 prevede l'obbligo di cure per il feto nato vitale: in caso di possibile sopravvivenza "il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto." Quello che è nuovo, e che aggiunge orrore all'orrore, è che queste cure saranno imposte a tutti, anche ad un feto piccolissimo con nessuna possibilità di sopravvivere con una vita normale e, soprattutto, senza richiedere il parere né alla madre né al padre.
Di fatto la rianimazione di un feto è una cura sperimentale e queste andrebbero accettate solo dopo un consenso informato. In tal caso, però, né il feto (ovviamente) né i genitori dovranno esserne informati, perchè il medico opera la rianimazione anche, si legge nel documento, contro il volere della madre. Le conseguenze però cui poi andrà incontro il bambino "salvato" (che potrebbero essere dei gravi handicap) saranno a carico delle persone che non hanno avuto nessuna possibilità di decidere.
Il diritto al rifiuto delle cure diventa così una parola senza alcun significato.
Viene affermato un astratto diritto individualista del feto (che nulla sa della vita cui andrà incontro e su cui non può decidere), contro una pratica relazionale (il figlio che porto con me è una parte di me e io sono l'unica persona in grado di intuire cosa possa essere un bene per lui e di prendere delle decisioni).
È, come accade sempre più di frequente, una campagna di controllo delle coscienze, un tentativo di diminuire la responsabilità personale con due finalità: abituare all'idea che tutto debba essere delegato a chi ne sa di più e rafforzare l'idea di una "morale" che trascende dall'individuo, dettata dall'alto e a cui occorre inchinarsi.
La vita vera viene dimenticata e si toglie la parola sia alla madre, sia al padre. Un astratto diritto alla vita, si contrappone al diritto ad una vita degna di essere vissuta.
Del resto la pista era già stata segnata con l'approvazione delle legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.
Nella nostra società con la scusa del "prevenire le malattie" si impone la delega di  ogni scelta alla classe medica che si pone come detentrice di un sapere troppo alto per essere posseduto da tutti: la prevenzione e la cura stanno diventando un'altra forma di controllo sociale.
E mentre il papa e i suoi sostengono che la vita vale, noi ci chiediamo, come fa il rapporto Unicef appena divulgato, quanto vale una vita, e soprattutto quale vita vale, perché alcune vite hanno più valore di altre, perchè a qualcuno debba essere garantita la vita a tutti i costi e ad altri invece siano negate condizioni di vita degne.
Il papa sostiene la necessità di tutelare la vita soprattutto quando è più debole: lo vada a dire ai 26.000 bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni giorno (non ogni mese o ogni anno, o in caso di calamità) per cause che potrebbero essere facilmente rimosse.
Certo, dirà qualcuno, quelli sono bambini lontani, che muoiono per la guerra, per le difficoltà del parto, per le indegne condizioni igieniche. Da noi non succede…
E i bambini di Milano che, solo per il fatto di non avere ancora un pezzo di carta, un permesso di soggiorno che li renda persone reali e non fantasmi, non saranno più accolti negli asili? Chi mente quando dice di voler difendere la vita?

R.P.

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